La bufala della notizia della sua morte – “me l’hanno fatta quattro volte, ho dovuto chiamare mia moglie dall’America per tranquillizzarla” -, le fre**acce che combina nel privato con la moglie che lo redarguisce continuamente – “dice che compro cose inutili” -, il tormentone della vendita della villa di Capri – “che ce devo fa, dopo i 60 anni si vende” -, e l’eventuale titolo di un articolo giornalistico circa la sua morte a parole sue: questo e tanto altro lo ha raccontato Christian De Sica ai microfoni di Fanpage, ponendo un particolare accento sui premi ricevuti nei pochi ruoli drammatici recitati.

L’attore, fresco 72enne e soprattutto neononno, si mostra esattamente per come lo conosciamo. Puro, genuino e spontaneo. “Sai cos’è un coccodrillo, a livello giornalistico?”, chiede Gennaro Marco Duello di Fanpage. De Sica non batte ciglio: “Sì, ce l’abbiamo tutti. Ce l’ho anche io già fatto: è l’articolo ‘precotto’ sulla tua morte”. Il giornalista propone all’attore di “titolare l’articolo che uscirà al momento della morte”.

De Sica ironizza: “Che festa. Non so. Bisogna pensarci. Non è che nasce così. Ce ne sono alcune bellissime. ‘Ero solo tanto stanco’. Non ricordo chi l’ha messa. Gassman fece mettere: ‘L’attore che non fu mai impallato'”. Poi prende possesso del computer di Duello e realizza il suo titolo: “È morto Christian De Sica: ‘La vita è una cosa meravigliosa’”.

De Sica nelle parti drammatiche: “La mia croce è il successo avuto con film nazionalpopolari”

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Arriva il momento di parlare dei premi ricevuti in carriera. Il David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista de “Il figlio più piccolo”, dimostra la versatilità di un artista che si sente condannato ad un’etichetta indelebile. “Con quel film ho vinto un sacco di premi che in tutta una carriera non ho vinto”.

L’associazione tra la sua “faccia da schiaffi” – “come mi diceva Maurizio Costanzo” – e la comicità è troppo automatica, oramai. Tuttavia, è un riconoscimento che non aggiunge “trofei in bacheca”. “È sempre stato così – prosegue De Sica a Fanpage.it – purtroppo la comicità non ripaga e l’intellighenzia non te la perdona, soprattutto se hai molto successo col pubblico”.

Un fardello con il quale ha sempre convissuto. Parlò anche di “terra bruciata” realizzata per lui da Aurelio De Laurentiis quando era all’apice del successo nei cinepanettoni, al fine di lasciarlo confinato nel territorio dove le produzioni cinematografiche portavano già a casa ottimi risultati. “Purtroppo io mi porto questo problema di aver avuto grande successo con dei film nazionalpopolari. Allora si dice: “Ma mò che voi fà, l’artista? Ma chi te lo fa fà”. Purtroppo è lo scotto che uno paga, come se tu fai i film dei cowboy dove ti fanno salire e scendere dai cavalli per tutta la vita”.

Film che oggi però rimpiange. Non tanto per la loro essenza quanto per l’era che rappresentavano, come dichiarato in un’intervista recente.

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