Era il 13 marzo del 1951 quando Carlo Vanzina venne al mondo: il fratello Enrico era il suo migliore amico, la sua spalla, insieme e uniti per la vita, sin da quelle vacanze a Castiglioncello con la famiglia che ispirarono il film “Sapore di mare“. Un film importantissimo sia per il cinema italiano che per la vita di questi due meravigliosi registi.
Il cinema del genere commedia, aprì le danze del filone “vacanze italiane” con “Sapore di mare”. I due registi venivano da un periodo tormentato, non avevano la credibilità di oggi e con questa pellicola tornarono sulla cresta dell’onda per rimanerci a vita. Quando con la famiglia andavano in vacanza, i due prendevano la Vespa e la sera raggiungevano la Versilia per godersi l’estate italiana degli anni Sessanta.
Per questo motivo il film si ispira ad una narrazione passata, appunto ripescando nel decennio dei ricordi d’oro di Carlo ed Enrico. Proprio quest’ultimo, durante le infinite reunion del film, non fa altro che ricordare e omaggiare il fratello scomparso solo cinque anni fa. Un dolore ancora troppo fresco per poter passare avanti. E come passare avanti, visto che i due formavano coppia fissa.
“La vita, in fondo, sono venti estati utili”
Questa bellissima frase la pronunciò Leo Benvenuti ad Enrico. “È vero – ha detto il regista – ci sono venti estati di una vita dove succede tutto: dove scopriamo l’amicizia, l’amore, il futuro. Si gioca in discesa, ma ci sono venti estati in cui veramente cambia la vita. Senza saperlo, molti anni dopo, con Carlo, abbiamo fatto ‘Sapore di mare'”.
Si tratta di uno di quei rari film che uniscono, poi racchiudono e poi ancora conservano quelle emozioni leggere e quei sentimenti anche un po’ frivoli, facilmente associabili alla stagione estiva. Dove il sentimento arriva, ti travolge e poi se ne va via in concomitanza con l’ingresso dell’autunno che si riaffaccia prepotentemente con le prime piogge, capaci di spazzare e spezzare tutte le emozioni, riportandoci malinconicamente nella realtà di tutti i giorni.
Sapore di mare è il nostro Grease. Il film è stato ed è materiale di studio nelle università di Los Angeles perché è una di quelle pellicole che fotografa il cambiamento di un’era. Terminavano gli anni di piombo ed entravamo nella leggerezza degli anni Ottanta, raccontati anacronisticamente con uno sguardo fermo ai Sessanta. E nel film si vede tantissimo che sul set tutti si divertivano. Carlo ed Enrico realizzarono un risultato strepitoso, assolutamente per nulla scontato.
Enrico Vanzina: “Un film autobiografico”
Quando a Camaiore fu organizzata una serata con la riproposizione del film, iniziativa per omaggiare la pellicola, Enrico spiegò alcuni dettagli su come “Sapore di mare” non fosse altro che la trasposizione cinematografica delle loro serate a Castiglioncello. “Nell’83 mettemmo in scena un’estate del ’65 ripercorrendo, in parte, i ricordi della nostra gioventù, quando da ragazzi venivamo in vacanza a Castiglioncello insieme alla famiglia. Ma la sera, in sella alla vespa, raggiungevamo la Versilia. Avevamo realizzato un film sincero per raccontare il passaggio dell’età della spensieratezza a quella più adulta”.
“Una cosa è certa, è sicura: se tu ami qualcuno lui sta sempre tutti i giorni vicino a te”. Lo disse Enrico al ricevimento del Grifone d’oro di due anni fa nella reunion del Love Film Festival di Perugia, ricordando con commozione il fratello scomparso a 3 anni di distanza (allora). “Non riesco a trattenere la commozione ogni volta che ne parlo”.
“Con Carlo – disse il fratello – avevamo avuto successo prima del film, ma con Sapore di mare cambiò tutto. Siamo riusciti a fare un film che non voleva fare nessuno: è stata una grande scelta. E attraverso quel film avevamo capito cosa avremmo fatto da grandi, sul serio. Sono molto contento di vedere quel piccolo sguardo leggero senza presunzione che avevamo dato su una fetta di ragazzi di questo Paese, ma anche sui grandi. In quel periodo magico degli anni Sessanta, che ancora suscita le emozioni di allora. Evidentemente, quei sentimenti e pathos che abbiamo messo nel film appartengono a tutte le generazioni. È una grandissima soddisfazione sentire ancora questo affetto”
Enrico, ricordando il fratello Carlo Vanzina: “Con Sapore di mare capimmo cosa avremmo fatto da grandi”
“Avevamo avuto un inizio di carriera tormentato con Carlo. Avevamo cominciato con Renato Pozzetto, un film fortissimo, “Luna di miele in tre”, era il Checco Zalone dell’epoca. Un film con il quale volevamo staccarci dalla commedia italiana, era un’operazione un po’ più americana. Andò così e così. Poi ‘Figlio delle stelle’, che andò malissimo, e facemmo ‘Arrivano i gatti’, una bellissima commedia, e subito dopo ‘Una vacanza bestiale’”.
“Questi ultimi due film ebbero un successo serio tanto che decidemmo di rompere il gruppo e scegliemmo Jerry Calà insieme a Diego Abatantuono, direttore tecnico delle luci, e facemmo “I fichissimi”. Costò 300 milioni ma incassò 9 miliardi, trenta volte il costo. Un film per giovani. Nel frattempo, facemmo “Eccezzziunale…veramente” e poi ‘Sapore di mare’. Questo lo abbiamo fatto perché i produttori de “I fichissimi”, dopo quel film, non potevano dirci di no. Non volevano farlo, dicevano: ‘Un film anni Sessanta, con De Sica, Virna Lisi, mah’, non capivano”.
“Noi abbiamo capito con quel film cosa avremmo fatto da grandi. È uno dei pochi film, forse l’unico, autobiografico. Però abbiamo riportato indietro i nostri ricordi agli anni Sessanta vissuti in Versilia, in quel periodo là. Abbiamo cercato di fare una commedia dal fortissimo calore, sia musicale che sentimentale. Il film venne bene perché era molto sincero. Per cui ‘Sapore di mare’ è il vero inizio dei film della commedia che poi si è sviluppata, era un modo di fare un cinema che non si faceva, era completamente diverso. Mettendo insieme un gruppo di ragazzi abbiamo riportato il cinema al mondo dei ragazzi, sul serio”.
“Quando vedi la musica, il cinema del periodo degli anni Settanta, Ottanta, non puoi non percepire…”. “Il gusto, la qualità della vita. Certi film esprimono com’era la qualità della vita, al tempo non ci rendevamo conto ma poi vedendoli dopo anni lo capisci. C’era una spontaneità e un modo di pensare alla comicità e al rapporto tra le persone, aspetti sentimentali, di amore, sesso, voglia di viaggiare. Veniva spontaneo, oggi sembra uno sforzo. Ne ho parlato anche con Carlo Verdone spesso, che è un carissimo amico. Lui l’ha fotografata in maniera diversa all’epoca la nostra società, ma c’era un modo di pensare, fare e agire diverso. Frequento moltissimo i ragazzi più giovani, anche se ho i capelli bianchi e li metto anche a lavorare. Il rapporto che hanno i giovani di oggi con gli anni Ottanta, e non solo in Italia, è fortissimo”
Christian De Sica su Carlo Vanzina e “Sapore di mare”
Anche l’attore romano ha speso parole per ricordare un amico, prima che un regista. “Era un uomo con grande senso dell’umorismo. Io sono figlio di attore e regista. I registi sono lucubri nella vita, ma Carlo no. Io mi sono fatto delle risate con lui fuori dal set… Risate straordinarie. Era molto gentile, un gran signore. Altra cosa rara, perché io sono stato abituato con registi che dicevano ‘va’ a chiama’ ‘o stronzo’ o ‘’va’ a chiama’ ‘a stronza’. Eravamo trattati così da molti registi. Invece con Carlo era un piacere. Mi manca tanto anche come amico, per me era veramente un fratello. Quindi dico ancora grazie a Enrico che mi ha scritturato per questo film”.