In viaggio con papà” è il primo dei due film che vede protagonisti Alberto Sordi e Carlo Verdone, per la regia del primo. Si tratta di una pellicola che quest’anno compirà 41 anni e che resta ancora oggi una tra le più amate dai fan della commedia all’italiana.

Inutile ricordare il rapporto di amore e rispetto tra i due attori. Sordi ha eletto Verdone come suo degno erede ma Carlo, ancora oggi, rifiuta tale nomina per rispetto e stima del grane Albertone. Nelle apparizioni pubbliche, i due si sono sempre lodati e rispettati.

Anche quando gli attori venivano colti nell’intimità del privato, come le interviste dedicate da Verdone a casa sua, non c’era mai stata una parola fuori posto. Tutte le malelingue sul loro presunto complicato legame restano tali. Tuttavia, sarebbe sciocco pensare che tra due romani “de core” come loro, non sfuggisse, talune volte, qualche bel “vaffa” tipico di chi si vuole bene e si affronta con sincerità.

Sul set, poi, si sa, tutto può accadere nel pieno dello stress, del lavoro, della pressione. Ne capitarono di episodi curiosi in quel film, ma uno in particolare portò i due grandi amici ad un attimo “così” da una grande lite. E, se non fossero state due persone che si volessero bene, quel rancore avrebbe potuto durare negli anni.

"In viaggio con papà", il film di Sordi e Verdone.

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In viaggio con papà: “Mi volevi ammazzare? Sono molto arrabbiato con Alberto, riferiteglielo!”

Il set in quei giorni si trovava a Castiglione della Pescaia, provincia di Grosseto. La scena che dovevano girare era esattamente quella in cui Cristiano, l’ingenuo figlio di Armando – interpretato da Sordi – si tuffa in acqua per sfuggire alle ragazze che lo deridono mentre è sulla barca di Soraya Canegatti, interpretata da Edy Angelillo.

Verdone propose di rinviare le riprese: “Il tempo era uno schifo”. Faceva molto freddo, “il mare era gelato”. Alberto però era deciso: si doveva girare quel giorno, non si poteva discutere in merito. “Riscaldate co’ l’olio de pesce a Ca’”, propose all’amico e collega. “Tiè, spalmatejelo addosso”.

Vinse Sordi: si girò. “Daje mo, vai avanti fino a quando non te dico stop”, urlava a distanza a Verdone, già tuffatosi nelle acque gelide. Carlo nuotò e mentre si muoveva in acqua, notava che si stava allontanando di molto dal molo: “Lo vedevo piccolissimo, in lontananza”. Alla fine fu costretto a fermarsi: “Ero senza fiato, ero stanchissimo”.

Cristiano e Armando, interpretati da Verdone e Sordi in "In viaggio con papà".

Stanco e “impaurito”, Carlo aveva deciso di tornare. Alberto se ne accorse e riprese ad urlare in lontananza: “Ahò, ma perché torni? Devi anna’ a largo!”. Carlo, però, non gli diede retta e proseguì a nuotare verso Alberto e il set. Sordi insisteva e più il collega si avvicinava a bracciate, più le urla risuonavano forte.

“Devi anna’! Ahò, devi anna!”. E una, e due, e tre volte. Arrivò il punto in cui Carlo Verdone perse la pazienza completamente e gridò: “Ahò, mo m’hai rotto er c*zzo!”. Improvvisamente, come raccontato dallo stesso Verdone, calò il silenzio. Il freddo era nulla a confronto del gelo che incombeva dopo la cruda e secca esclamazione.

“Tutti guardavano Alberto e dicevano: ‘Ma che hanno detto ‘sta cosa a Sordi?”. Il regista non batté ciglio, né replicò in alcun modo. Ma, in tutta eleganza, fece per riprendersi il giubbotto e si allontanò. “Fui abbandonato lì”, ha raccontato Verdone. Lasciato da solo “in accappatoio”. Glielo diede la costumista che poi riferì all’attore: “S’è offeso e se n’è andato”.

La pace in hotel tra Sordi e Verdone

Alberto Sordi e Carlo Verdone nel film "In viaggio con papà".

“Ero viola, mi stavano facendo morire”, ha spiegato ancora Carlo. Quando tornò in hotel, non ritrovò il classico bigliettino con l’indirizzo in cui si sarebbe svolta la cena. Un’usanza tipica di Alberto Sordi. Al concierge, quella sera, nessuna traccia di vie, piazze e ristoranti. Probabilmente, però, Carlo non avrebbe comunque presenziato perché aveva la febbre: “A 37,2, 37,3 circa”.

Ebbe poi modo di sfogarsi con l’organizzatore, al quale ribadì il suo malessere per quanto accaduto. Un dolore prima psicologico e poi fisico. “Guarda che io non sto bene di stomaco, ho la febbre. Se continua così domani non giro. Ah, Sordi non è stato carino con me! Riferiteglielo!”. L’informazione arrivò ad Alberto, eccome se arrivò. E andò anche nella camera del collega. Bussò. Sembrava sul punto di precipitare la situazione, ma, a sorpresa, “il suo tono era già cambiato”. “So’ io, apri”. Carlo aprì con decisione e con un atteggiamento sul piede di guerra, ma durò il tempo di incrociare gli occhi di Sordi. “Famo pace”. Amici, prima che colleghi.

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