La casa di Alberto Sordi raccontata da Carlo Verdone. È successo alla presentazione del documentario “Alberto il grande” dedicato dai fratelli Verdone a uno dei più grandi della commedia, Alberto Sordi. Il mitico Carlo non si è lasciato sfuggire, come suo solito, il racconto di un altro curiosissimo aneddoto: la meravigliosa villa di Alberto Sordi di via Druso, a Roma, vicino le terme di Caracalla.

In un un’altra sezione abbiamo specificato chi era nel privato Alberto Sordi. Come tutti i grandi di un tempo, in particolar modo i maestri della commedia, aveva un lato malinconico. La sua casa esprimeva la sua personalità nel privato. Passava i pomeriggi in pigiama a osservare il traffico dalla finestra dicendo alle macchine che circolavano “ma ‘ndo andate co’ ste macchine“.

Vedi anche: ALBERTO SORDI È STATO L’INCARNAZIONE DELL’ITALIANO MEDIO DI OGNI EPOCA DAL ‘900 AD OGGI: SORNIONE, FURBO, SEDUTTORE, MARCHESE, SCEICCO E CIALTRONE

Durante l’evento a Bari, Carlo ha raccontato di quando “per la prima volta” Alberto gli disse: “Passami a prendere che andiamo a cena da Sylva Koscina“. Carlo replicò: “Vabbè t’aspetto fuori“. Tuttavia Sordi insistette: “No, suona, suona. Suona il campanello“. Verdone era entusiasta e pensava: “Io a casa di Alberto Sordi…”.

Prima di addentrarsi nell’aneddoto, la premessa: “Dovete sapere che dal 1972 quella casa è stata interdetta per molte persone perché con la morte della sorella Savina, considerata un po’ come la mamma di Sordi per la personalità molto forte, quella casa non è stata più frequentata da nessuno“.

Una casa che però è stata scenario di “qualche festa da massimo diciotto o venti persone” negli anni Settanta. “Dal 1972 è diventata la casa del rigore e un po’ dell’oscurità“. Così Verdone ha introdotto un po’ la personalità nel privato di Alberto e sembrava come se il lussuoso immobile la rispecchiasse. “Queste serrande abbassate…”.

Per Carlo era “un lutto che continuava ed è continuato fino alla sua morte“. La ricordava “come una casa bella” sì, ma anche “fredda“. Quindi l’impressione che “quello che l’abitava era completamente diverso da quello che appariva di fronte al pubblico“.

Se davanti al pubblico Alberto “era capace di qualsiasi cosa” arrivando “a dire e fare delle cose incredibili in maniera estemporanea“, tuttavia dentro casa “era come se entrassi in una specie di monastero con regole, disciplina e rigore incredibili“.

Nel vivo dell’aneddoto

C’è stato un episodio che raccontai del bagno“. Alberto “si stava facendo il nodo alla cravatta per andare dalla Koscina“. Così Verdone gli chiese: “Posso andare a far pipì?“. La reazione, raccontata dalle parole di Carlo: “Vedo una faccia spaurita, quando il water stava là” indicando un punto ad un paio di metri di distanza.

Disse “no“. E Carlo “ma come no...”. Quindi vide Sordi alzare il telefono per chiamare “Aurelia“, la sorella. “C’è Carlo che deve fare pipì, c’è il bagno degli ospiti“. Arrivò quindi la sorella di Albertone “con un mazzo di chiavi come una castellana” e disse a Carlo: “Si accomodi“. E “cominciammo ad attraversare la casa“.

Facemmo 150 metri” ha proseguito Carlo tra le risate del pubblico, “attraversammo salotti, poltrone, divani e quadri con i cellofan. Mi chiedevo: ‘Ma non viene nessuno in questa casa?’. Una cosa incredibile“. Così una volta giunti “alla porticina” Aurelia provò ad aprirla con una delle numerose chiavi del mazzo. “Non andava bene con la prima chiave, non andava bene la seconda…”.

Non andava bene la terza, dissi: ‘andiamo bene’“. Dopo essere riuscita finalmente ad aprire la porta lo invitò ad entrare: “‘Prego’… e se mette di fronte alla porta ad aspetta’“. Carlo era intimidito dalla situazione: “Non mi veniva, una che mi aspetta lì a dieci centimetri dalla porta non me la fa veni’“.

Così scelse di aprire l’acqua del rubinetto: “Uscì un’acqua ossidata, sembrava che nessuno utilizzasse il bagno da trenta anni“. C’era una saponetta “crepata come Pompei, Ercolano“. “Non riuscivo… ma che è…un bagno degli ospiti de che…alla fine tirai lo sciacquone e sporcai perché uscì un’altra volta acqua ossidata“.

La conclusione dell’aneddoto: “Alberto era così. La gelosia dei suoi spazi, come la sua poltrona. Sono i suoi spazi“. E poi il ricordo dei dettagli. Alberto era “una persona devota, con intorno tutti quadri religiosi“. Non aveva la televisione in camera da letto, ma “aveva la radio“. Una casa “non vissuta” di un Alberto “completamente diverso nel privato, non condivideva niente con gli altri“.

Quella volta che Carlo Verdone andò a sceneggiare “Troppo forte” a casa di Alberto Sordi

Verdone si era poi agganciato a quella volta che andò “a sceneggiare ‘Troppo forte‘ a casa sua”. “E ricordo era un luglio da 38 gradi, una cosa tremenda. Andai casa sua alle tre del pomeriggio e lo trovai con maglietta e pantaloni bianchi e disse ‘andiamo’“. Quando Carlo vide la piscina esclamò: “Oh, che bello! La piscina grande, non l’ho mai vista“.

Tuttavia non c’era acqua e chiese: “Ma l’acqua non la metti? Con quel caldo atroce“. E risate automatiche della gente. Sordi rispose “‘a metteremo. Ora che metti l’acqua, insomma…“. Rivolgendosi al pubblico, si evince ancora la reazione sbalordita del simpaticissimo attore con una delle sue caratteristiche espressioni di stupore. Come a dire: “Ma cosa dici?“.

E ancora rivolgendosi alla gente, si è chiesto: “Ma puoi avere una piscina così grande senza l’acqua con 40 gradi, che te la sei fatta a fa“. Un giorno Alberto ci si fece male “perché non c’era l’acqua”. “Si fece uno sbrego sulla testa, disse ‘so cascato dalla piscina’ e risposi ‘senza acqua?E Alberto: no perché la dovemo puli’“.

Continua a leggere su Chronist.it