Lino Banfi, nome d’arte di Pasquale Zagaria, nato ad Andria il 9 luglio 1936, è uno degli attori più importanti del cinema e della commedia italiana. Durante la sua carriera, ha saputo districarsi sia nei ruoli comici sia in quelli drammatici, lavorando con i registi più importanti del cinema italiano: Nanni Loy, Dino Risi, Luciano Salce, Steno e Lucio Fulci.

Lino Banfi ha raggiunto la sua popolarità grazie a un centinaio di film che lo hanno visto come protagonista e co-protagonista, prima nella commedia sexy degli anni ’70, poi come grande protagonista della commedia negli anni ’80: Fracchia la belva umana, Vieni avanti cretino, Al bar dello sport, Fracchia la belva umana, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, Il commissario Lo Gatto per poi dedicarsi alle serie televisive tra cui la più popolare: Un medico in famiglia, nei panni del famoso e tanto amato Nonno Libero.

Infatti, il noto attore ha raccontato in un’intervista: “Volevo addirittura togliere il mio nome dai crediti e mettere direttamente Nonno Libero, mi è sempre piaciuta l’idea di essere diventato il Nonno d’Italia”.

Lino Banfi nel film Il commissario Lo Gatto

In questa intervista esclusiva rilasciata alla rivista Gente, Lino Banfi racconta della sua “estate magica del 1986”, del suo rapporto con Dino Risi, il set del film Il commissario Lo Gatto, delle sue colazioni a Favignana a base di ricci, e del suo nuovo personaggio simile a Nonno Libero.

Lino, qual è l’estate che ti ha cambiato la vita?

“Quella del 1986: fu un’estate magica. Ero a Favignana, avevo compiuto 50 anni, ed ero sul set de Il commissario Lo Gatto, il film diretto da Dino Risi”.

Perché la definisci magica?

“Magico è stato l’incontro tra me e Risi, con quella erre moscia da lombardo colto qual era. Arrivato sul set, osservai per qualche giorno il suo lavoro. Dino mi disse simpaticamente: “Stai qui, mi fai da aiuto regista”. Mi piaceva il suo modo di lavorare. Spesso fermava la macchina da presa col megafono riprendeva gli attori, commentava quello che non andava, a volte anche in modo brusco. E io pensavo: “Andiamo bene, se lo fa con me, col carattere che ho, mi alzo e me ne vado”. Iniziammo a girare, e lui con il megafono gridò: “Stop!”. Pensai: “Ecco, ci siamo”. E invece mi disse: “Ma dov’eri? Ti dovevo conoscere ai tempi di Gassman e Tognazzi!”. Mi fece molto piacere”.

Che ricordi hai di quei giorni di riprese?

Ricordi indimenticabili: il sole, il mare, le tonnare e il pesce crudo di cui vado ghiotto. Al mattino, quando arrivavo sul set, mi facevano trovare dieci ricci appena pescati e un po’ di pane per fare la scarpetta. Era la mia colazione”.

Che cosa avete in comune tu e Dino Risi?

“Anche lui, come me, amava iniziare a girare presto per finire presto e poi andare tutti al mare. De resto eravamo di Favignana e mi piaceva godermi quel mare bellissimo, anche se non so nuotare”.

Come mai?

“Perché quando avevo 12-13 anni, l’età in cui i miei amici imparavano a nuotare, io ero in seminario”.

Lino Banfi nella mitica scena de L’allenatore nel pallone

In effetti tuo padre sognava per te la carriera ecclesiastica?

“In realtà voleva un figlio studioso che potesse nobilitare ed elevare lo status della famiglia Zagaria diventando notaio, non avvocato. Oppure cardinale, non prete, semmai Papa! (ride, ndr)”.

Poveri ma belli, Il vedovo, Il sorpasso: in quale film di Dino Risi avresti voluto una parte?

“Ne I mostri perché è una satira della società italiana degli anni Sessanta, ma anche un film corale”.

Cosa aveva di bello il cinema di quegli anni?

“La capacità dei grandi attori di coalizzarsi per fare un bel film. Oggi non capita di vedere film con tre o quattro attori dello stesso calibro. Al massimo c’è un protagonista e un antagonista dal nome altisonante, invece allora sullo stesso set capitava di vedere Totò, Peppino, a volte Eduardo De Filippo, Tognazzi, Manfredi, Gassman”.

Un’onorata carriera di 62 anni. Come si fa a durare così a lungo?

“Costruendo bene gli affetti famigliari e professionali. Ho cementato bene le piastrelle di questo mosaico praticando la gentilezza fuori e dentro il set”.

Che cosa hai imparato dal tuo mestiere?

“Che non c’è più bisogno di invidiare gli altri, c’è spazio per tutti. Lo diceva sempre mio padre”.

Hai incontrato Papa Bergoglio in diverse occasioni. Siete diventati amici?

“Una volta gliel’ho chiesto: “Diventeremo mai amici?”. E lui ha risposto: “Ma noi lo siamo già!”.

Sogni di ricevere un premio alla carriera, ma tutti questi anni di lavoro non lo sono già?

“Certo! Ma mi piacerebbe fare un film che vada a Venezia. O anche a Mestre, se proprio non puo’ arrivare fino a Venezia. Credo di meritare un premio alla carriera per quello che ho dato fino a ora”.

Lino Banfi con la moglie Lucia e i due figli Rosanna e Walter

Lino è in gran forma, e nonno Libero come sta? Lo rivedremo in Tv?

“Lui no, ma un personaggio simile a nonno Libero stiamo finendo di scriverlo. Intanto è uscito un film di cui sono protagonista, ambientato in una casa di riposo. Si intitola Vecchie canaglie ed è l’opera prima di Chiara Sani”.

Tanti desideri nel cassetto di Lino Banfi, il più grande da realizzare?

“(Per rispondere a questa domanda, Lino si allontana. Non vuole farsi sentire da sua moglie Lucia, nrd) non posso fermarlo, ma posso rallentarlo: ecco il mio desiderio più grande è passare più tempo possibile insieme”.

Stasera in tv

Il film sarà trasmesso in prima serata a cominciare dalle ore 21 su Cine34. Buona visione!

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