Bud Spencer e Terence Hill, e già la mente si perde nei meravigliosi ricordi. Dalla gara alle scazzottate “nella palestra e al Luna park” e poi le acrobazie, e quindi ancora le scazzottate, infine le gag e…le scazzottate. Il comun denominatore era quello, ma quanto piaceva. E non solo al nostro cinema ma “nel mondo” e “più del secondo Trinità“.

A parlare è Giuseppe Pedersoli, sceneggiatore e produttore, figlio del mitico Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer in una intervista rilasciata a Repubblica qualche mese fa, dopo l’uscita nelle sale di “Altrimenti ci arrabbiamo“, reboot omaggio alla colossale coppia cinematografica.

In Germania il film del 1974 “incassò più del film di Bond“, ricordando “…altrimenti ci arrabbiamo!“. Un film che “ho rivisto da poco ed è una favola surreale e strana“. Una pellicola che si è fatta amare dal pubblico “con la magia di battute e scene originali“.

Insomma “girato benissimo, con due attori che erano davvero una coppia“. E chi meglio di lui può dirlo visto che nel 1974, a 13 anni, “nelle vacanze scolastiche” andava “a Madrid dove stavano girando parte del film“. Ed è un ricordo bellissimo: “Mi rivedo con gli occhi sgranati a guardare le scene di azione fantastiche degli acrobati del cinema italiani“.

Poi quella gara “coreografata dal più grande esperto di corse di automobili del cinema, Rémy Julienne” fino alle “scazzottate nella palestra e al Luna park“. Per lui “era una grande giostra“. Ma poi sul set ci finì in veste di produttore della coppia comica e a soli “16 anni”: “Terence HIll mi ha voluto come aiuto per Don Camillo“.

Terence è un produttore che vuole far star bene tutti” ha detto Giuseppe Pedersoli a Repubblica. “Papà si lamentava che con me non poteva dire di no, gli facevo ripetere le scene“.

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Il rapporto tra Bud Spencer e Terence Hill sul set e nel privato

Erano complementari, nell’inquadratura e per carattere“. Un rapporto fatto di rispetto “senza gelosie o invidie“, tutt’altro. Terence era più piccolo di dieci anni e aveva ammirato Bud “nella parte sportiva della sua vita“. Un legame puro nel privato, “la spaghettata a casa nostra era una piacevole ricorrenza” sebbene Terence fosse “sempre a dieta con una mela in mano“.

Mi prepari gli spaghetti al pomodoro alla Maria?” diceva Mario Girotti chiamando la mamma di Giuseppe. Un legame disciplinato e pulito anche nel lavoro: “Dai western di Colizzi ai Trinità, è venuto fuori il loro grande potenziale comico, spesso spontaneo“. Erano set “divertenti” e “sereni” dove regnava il benessere professionale.

Bud Spencer “supereroe” e Terence Hill “il furbo

Un mito “per i miei amici di scuola” un omone “sovradimensionato anche fuori dal set” con una “grande stazza” e delle “grandi mani” che “davano senso di protezione“. Veniva visto come “una figura protettiva” che incuteva timore “solo ai cattivi” mentre per i bimbi era un “supereore” e ne “ha incarnato naturalmente le caratteristiche“.

Mentre Terence Hill era il tipo “furbo” proprio “l’uomo semplice che incarna la reazione di ciò che tutti vorrebbero fare quando subiscono un sopruso“.

Il più bel ricordo con papà Bud

Figlio nella vita, collaboratore sul set ma il più bel ricordo è in “uno stadio“. Quando papà Bud “fu chiamato dal Comitato olimpico internazionale” dove per l’occorrenza “doveva consegnare solo un mazzolino di fiori“. Tuttavia “i 15 mila dello stadio si alzarono in piedi ad applaudirlo“.

I ricordi sportivi di Bud Spencer “la parte più importante” nel cinema amava “Gassman, Sordi, Tognazzi, Manfredi

Per Carlo “i ricordi sportivi” hanno rappresentato “la parte più importante” mentre “il cinema lo ha vissuto come un regalo del destino” per lui “i grandi attori erano Gassman, Sordi, Tognazzi, Manfredi“. Bud “non aveva studiato recitazione“, si trovò a 37 anni “casualmente sul set di Dio perdona…io no” poi “da lì il successo“.

Rifiutò i film con Fellini e Ferreri perché diceva di agire nelle scene “con qualche secondo di ritardo” perché diceva “il pubblico deve pensare prima di me: ‘Ecco, adesso gli mena’“.

Il reboot Altrimenti di arrabbiamo con Edoardo Pesce e Alessandro Roja

Giuseppe ammette di non aver visto il nuovo film, “sono in viaggio“, tuttavia secondo lui “quasi cinquant’anni dopo un rifacimento ci sta“. La speranza è quella di poter ammirare “un bel film” dato che “gli attori sono molto bravi“.