C’era anche Carlo Verdone, divenuto medico per un giorno, al teatro Augusteo di Napoli per il Giuramento di Ippocrate. Dopo le parole del presidente dell’ordine dei medici, Bruno Zuccarelli, rivolgendosi alla platea di ottocento giovani medici, Verdone ha rivelato di preferire la frequentazione dei ‘camici bianchi’ “piuttosto che dei colleghi“.

L’attore romano ha ricevuto la laurea honoris causa in medicina e una pergamena col giuramento di Ippocrate. Oltretutto Carlo Verdone ha ricevuto in omaggio una statuina a sua immagine con il camice da medico. Gli sono stati consegnati anche i documenti del nonno, Oreste, di Pozzuoli, morto al fronte nel 1917. L’attore di recente rivelò di aver scoperto le origini del suo cognome.

Come ha dichiarato in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, era da tempo alla ricerca di tracce del nonno, così come lo è stato suo padre Mario che “per anni” ha indagato “a Caserta, a Napoli, a Nola“. Tuttavia fu grazie alla “foto di un monumento ai caduti” che gli inviò un giorno un signore che “è partito tutto“. Scoprì che “la lapide è a Pozzuoli“.

Carlo Verdone, medico per un giorno, rivolgendosi agli 800 camici bianchi: “il mio lavoro a confronto del vostro è una barzelletta

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A Napoli, dinanzi alla platea, il regista e attore si è detto grato del “grosso regalo” ma si è definito “solo un appassionato“. Tuttavia preferisce incontrare i medici che i colleghi “con i quali si finisce sempre a parlare di incassi e cinema, che noia!“. Infatti ha amici “per la gran parte medici“. Come ha già rivelato in più occasioni Carlo si “divertiva” a fare diagnosi, tuttavia “solo per qualche amico“.

In seguito “vedo se il medico le conferma, ma in genere ci prendo“, ha detto. “Sarei stato un bravo diagnosta“. Bruno Zuccarelli lo ha descritto come “un personaggio straordinario e iconico, un maestro del nostro cinema“. L’attore è stato invitato perché “con i suoi personaggi ha saputo sottolineare pregi e difetti dei camici bianchi“.

Carlo Verdone ha incalzato paragonando “in un certo senso” la sua professione con quella del medico in quanto ci si pone “lo stesso obiettivo“. I medici curano “i corpi” e Carlo “gli umori, come un antidepressivo“. Tuttavia ammette umilmente: “ma voi fate un lavoro che il mio a confronto è una barzelletta“.

Vi dico solo, e lo dico da paziente, che dietro il camice bianco ci deve essere l’uomo, ci deve essere l’umanità e l’ascolto” ha proseguito l’attore romano. Secondo Carlo non è essenziale l’autorevolezza di un medico quanto “che sia amico del paziente“, in grado di “ascoltare e dare sempre una molecola di ottimismo che aiuta il malato a seguire meglio la cura“.

Poi una battuta su uno dei suoi personaggi storici, Raniero di Viaggi di Nozze. L’attore consiglia, scherzando, di non fare come il personaggio interpretato nel celebre film: “ne ho incontrati tanti come lui di medici terribili“. La passione per la medicina è nata “negli anni Sessanta“.

Da piccolo si fece venire l’angoscia delle malattie e sua madre gli buttò i fascicoli dell’enciclopedia medica, che studiava ogni giorno, dicendogli: “basta, hai rotto!

Ha rivelato come la casa al tempo “era frequentata da alcuni pezzi da novanta della medicina dell’epoca come Valdoni, Stefanini, Borromeo, gente che curava il Papa o il Presidente della Repubblica“. Fu il momento in cui iniziò a “collezionare l’enciclopedia medica“. Tuttavia realizzò di non poter fare il medico in quanto “molto emotivo alla vista del sangue“.

Studiò a fondo quell’enciclopedia approfondendo molte malattie. Sua mamma però lo vedeva con “l’angoscia“. Una volta si era messo in testa di avere “un tracoma“, segnò il limite per sua mamma che si arrabbiò e “buttò i fascicoli” e gli disse: “basta, hai rotto!“. In casa entrò pure “Gerardo D’Agostino: a lui devo molto, anche se faccio questa professione” ha detto Verdone.

Iniziò a curare anche il giovane Carlo semplicemente chiedendogli “degli hobby” come scrivere poesie. Poi gli fece un’osservazione sullo stato d’ansia dicendogli: “ringrazia Dio di essere stato un personaggio ansioso altrimenti saresti stato una qualunque testa di cacchio“.