Quando uscì ‘Un sacco bello‘ mi chiesi ‘ma l’avrà visto Sordi?’ diceva Carlo Verdone nel raccontare l’ennesimo aneddoto di vita, questo legato al primo incontro con Alberto Sordi: sullo sfondo un hotel in Ungheria. “Avevo perso le tracce, non sapevo se aveva visto il film“.

Così Carlo Verdone in uno dei suoi esilaranti racconti con la consueta dote di straordinario narratore. Era il primo incontro tra i due attori, sebbene come abbiamo visto in altre parti del sito, un piccolo Verdone in gioventù incontrò già Sordi e non andò benissimo, questa volta però si trattava di altro perché erano diretti in Ungheria per pernottare nello stesso hotel.

Potete ritrovare l’aneddoto qui: VERDONE E L’INCONTRO CON SORDI IN GIOVENTÙ: “DI QUEL SORDI E DEL CINEMA AVEVO DECISO CHE NON ME NE POTEVA IMPORTARE UN FICO SECCO”

L’hotel in Ungheria: lo scambio di stanza che coinvolse Sordi e Verdone

Sarà stato il 1980 e andammo a Budapest invitati come delegazione italiana in questo Hotel meraviglioso. Sotto aveva grandi bagni turchi. Piscine meravigliose” proseguiva Carlo. “La prima cosa che successe fu un disastro. Perché ci conoscemmo in aereo. Gli dissi che era un peccato vedere il film in Ungheria e con i sottotitoli“.

Dunque la prima visione del film “Un sacco bello” per Alberto Sordi sarebbe avvenuta in un cinema ungherese e con i sottotitoli, un dettaglio non da poco che Verdone evidenziava particolarmente raccontando l’aneddoto. “Arrivammo in hotel e là successe subito una cosa comica: si sbagliarono” perché “a lui diedero una stanza che era destinata a me“.

Una stanza schifosa” sebbene l’hotel fosse “bello” ma “la stanza era piccola, con un letto. E dava sul cortile interno“. Mentre “a me diedero una stanza che probabilmente era la sua perché era di 200 metri quadri mentre la sua di 30“. Una volta incontrato Sordi questi si lamentava “ma non è possibile dare all’attore una stanza di 30 metri quadri“.

Carlo era preoccupato, non sapeva se dirglielo o meno di questo probabile malinteso, tuttavia non aveva ancora una grande confidenza con Sordi. “Io volevo dirgli: ‘forse la stanza sua l’hanno data a me’, ma non lo feci“. Così andarono al cinema e vide il film “che gli piacque al punto che disse: ‘bisogna parlarne perché quel bullo mi è piaciuto, così come Mario Brega e questi caratteristi che hai utilizzato…'”.

Verdone era lusingato ma incombeva una “fregatura“. L’indomani sarebbero dovuti andar via, tuttavia “lui voleva vedere la partita dell’Italia“. Quindi disse: “senti, siccome io c’ho una camera piccola…”. E subito Verdone con i suoi straordinari tempi comici, si interrompe dicendo “aia…” tra le risate della gente, alludendo al fatto di aver già intuito dove Albertone sarebbe andato a parare.

Dunque, proseguendo con le parole di Sordi “…e siccome ho un televisore che si vede male e pure in bianco e nero, perché non andiamo da te che hai un televisore un po’ più grosso“. Si decise dunque così, Carlo non poteva assolutamente dire di no. Arrivò il momento e bussò Sordi. Una volta entrato la reazione fu immediata “ma questa è la stanza tua…”. ““…silenzio.

Così a “un quarto d’ora all’inizio della partita“, Alberto si recò in bagno dicendo “famme vede’ ‘a doccia“. Sordi lo guardò e disse “aspetta n’attimo prendo l’accappatoio: me fai fa ‘na doccia?“. Fu in quel momento che Carlo, ormai dinanzi all’evidenza della situazione, cercava di giustificarsi “ma sai, io avevo questo dubbio…avrei voluto dirti che forse c’era stato un malinteso…”

Tuttavia Alberto sminuiva, non sembrava così arrabbiato, sicuramente un po’ deluso. Rispondeva solo “sì, sì, vabbè“. Verdone allora incalzava “dai trasferisciti qui“, ma Sordi “no, no“. Videro la partita “e tornò a dormire” in quello che tra le risate dei presenti, Verdone definiva “una specie di stanzino“.

Carlo temeva che l’episodio avrebbe attirato l’antipatia del collega, “ma poi ogni tanto ci ritornava sopra e rideva. Io mi scusai gli dissi ‘pensavo che la tua fosse ancora più grande’“. Sordi rispose: “sì, più grande di 250 metri quadri. Eddai su“.