Francesco Ingrassia all’anagrafe, ma conosciuto da tutti come Ciccio, è stato un iconico attore comico ma anche regista e sceneggiatore. Ha condotto numerose trasmissioni televisive ed è stato anche un cantante. Con Franco Franchi formò un duo comico che ha fatto la storia e anche la scuola per le generazioni a venire.

Insieme hanno girato più di 100 film tra gli anni Sessanta e Ottanta. I due si imposero anche a teatro e in televisione, tra conduzioni e apparizioni varie. Il loro fu un rapporto travagliato, non sempre rose e fiori, tutt’altro. Ingrassia provò un periodo a recitare da solo e andò anche bene, cimentandosi, con approvazione di pubblico e critica, anche in ruoli drammatici.

Proprio lui che con la sua faccia rappresentava “il volto triste della risata“, come gli diceva Nino Manfredi. Ma alla fine con l’altro Francesco, Franchi, si volevano bene. Tuttavia i due non se le mandavano a dire neanche quando erano in diretta televisiva. Con loro, poteva davvero succedere di tutto.

Gli studi

Ciccio Ingrassia da piccolo

Francesco nacque nel quartiere Il Capo, in via San Gregorio, a Palermo. Sebbene molte biografie indichino il 1923 come data di nascita, a causa di un errore di stampa all’anagrafe, l’attore è nato il 5 ottobre del 1922. Ciccio non ha mai voluto correggere l’errore, probabilmente felice di guadagnare, anche se solo sulla carta, un anno in meno di anzianità.

Ciccio è il penultimo dei cinque figli nati dalla relazione tra il papà, Pietro, e la mamma, Nunzia Motta. Lui muratore, lei casalinga, la famiglia Ingrassia ha vissuto in modeste condizioni economiche. Come ogni artista dell’epoca, già dall’infanzia mostrava poca propensione verso gli studi e rivolgeva le sue attenzioni piuttosto all’umorismo.

Sebbene lo scarso impegno e la poca attitudine nella matematica, conseguì la licenza elementare. In adolescenza fece molti mestieri: dal barbiere al calzolaio sino al salumiere e dal 1938 lavorò come intagliatore di calzature. Tuttavia cresceva in lui la passione per il mondo dello spettacolo.

Gli inizi

Cominciò a prendere confidenza con il pubblico esibendosi nelle cerimonie private imitando con buon successo le gag del suo idolo Totò. L’esordio vero e proprio avvenne durante la seconda guerra mondiale e su un palcoscenico vero e proprio. Era il 1944 e avvenne dopo una duratura frequentazione del “Bar degli artisti“, raduno delle celebrità in procinto di diventare grandi.

Divenne parte del Trio Sgambetta composto da lui, Enzo Andronico e da tale Ciampolo. Fu l’inizio di una lunga e difficoltosa gavetta segnata da condizioni economiche molto complicate. Dopo la guerra si trasferì a Torino recitando nel genere della parodia, molto in voga all’epoca, al fianco di un esordiente Gino Bramieri.

La moglie e il figlio di Ciccio Ingrassia

Il figlio e la moglie di Ciccio Ingrassia: Giampiero e Rosaria Calì

Mentre era a Milano, impegnato a recitare, Francesco fece la conoscenza di una componente di una orchestra di tabarin, Rosaria Calì. Si sposarono a Genova il 5 settembre del 1960 ed ebbero un figlio, Giampiero, nato il 18 novembre dell’anno successivo. Più tardi Giampiero avrebbe seguito le orme del padre. Rosaria è morta nel 2019.

La famiglia Ingrassia

Franco e Ciccio

Nei primi anni Cinquanta ottenne un contratto regolare da attore in una compagnia teatrale. Un giorno incontrò casualmente Francesco Benenato per le strade di Palermo, divenuto poi in arte Franco Franchi. Iniziarono il sodalizio artistico cinematografico che diede il noto successo alla coppia.

Nel 1954 debuttarono come coppia dedicando il primo spettacolo alla canzone napoletana “Core ‘ngrato“. Realizzarono insieme ben 132 film lavorando con registi come Mario Bava, Vittorio De Sica, Lucio Fulci, con il quale si consacrarono, e poi Mario Mattoli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Vittorio e Paolo Taviani, Bruno Corbucci, Luigi Comencini.

La maggior parte dei film venne realizzata nella prima metà degli anni Sessanta. Nella stagione 1961/62 la coppia prese parte alla commedia musicale “Rinaldo in campo” diretta da Garinei e Giovannini. Pasolini scritturò Franco e Ciccio per l’episodio “Che cosa sono le nuvole?” nel film “Capriccio all’italiana” del 1968.

Nella stagione 1963/64 presero parte all’opera di Eduardo De Filippo, “Tommaso d’Amalfi“, insieme a Domenico Modugno che oltretutto diresse i due artisti nel film “Tutto è musica” del 1963. Con i ben ventidue film realizzati nel 1964 incassarono il 10% dei proventi di tutta la filmografia italiana in quella stagione (e non accadde solo in quella stagione).

Al botteghino sbancarono con un totale di sette miliardi e trecento milioni di lire solo in quell’annata. Molti dei loro film erano incentrati inizialmente sul tema della mafia, poi virarono verso una satira umoristica della società: presero di mira i politici, la religione, lo sport, la giustizia. Poi fu la volta del genere western, dei film con titoli demenziali e musicarelli.

Sebbene il successo, la critica snobbava i film di Franco e Ciccio: la filmografia e i film più belli

Tra questi si ricordano in ordine “L’onorata società” di Riccardo Pazzaglia del 1961 a cui seguì tre anni dopo “I due mafiosi” di Giorgio Simonelli, film che giocavano sullo stereotipo siciliano-mafioso. Nel western girarono “I due sergenti del generale Custer” ancora per la regia di Giorgio Simonelli del 1965.

Sulla politica si ricorda il film “I 2 deputati” di Giovanni Grimaldi del 1968 e sulla religione “Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione” di Marino Girolami del 1970. Sullo sport “I due maghi del pallone” di Mariano Laurenti dello stesso anno e sulla giustizia “Riuscirà l’avvocato Franco Benenato a sconfiggere il suo acerrimo nemico il pretore Ciccio De Ingras?” di Mino Guerrini del 1971.

Alcune recitazioni erano incentrate esclusivamente sui personaggi come “I due pompieri” di Bruno Corbucci del 1968 o “I due assi del guantone” di Mariano Laurenti del 1971 o ancora “Franco e Ciccio e le vedove allegre” di Marino Girolami, ancora del 1968.

Un po’ come il suo idolo Totò, anche Ciccio Ingrassia, con il collega Franco Franchi, si vedeva costretto a recitare più improvvisando che con una sceneggiatura ben definita. La coppia recitò in film realizzati in rapido tempo e con mezzi di fortuna, ad esempio le pellicole girate per la regia di Marcello Ciorciolini. Ne arrivarono a realizzare anche una decina in un anno.

Il vero successo e la rivalutazione sui personaggi di Franco e Ciccio grazie a Lucio Fulci

Con il regista Lucio Fulci strinsero poi un sodalizio artistico che li consacrò sulla scena anche dal punto di vista della critica. Vennero ribaltati i ruoli tipici e il regista donò un’identità più definita alla coppia: Ciccio era quello serio mentre Franco il comico. Passarono dall’essere considerati i protagonisti dei film trash all’essere rivalutati a tal punto che divennero oggetto di studio.

La comicità e le capacità creative venivano ben messe in risalto nei tredici film girati con il regista Fulci. Negli anni Sessanta in generale riuscirono a incassare il 10% di tutta la filmografia italiana. A fine decennio venne proposto ai due attori di interpretare il gatto e la volpe nel film “Pinocchiaccio” di Nelo Risi.

Il progetto non prese mai piede, tuttavia qualche anno dopo, nel 1972, recitarono nelle stesse parti in “Le avventure di Pinocchio“, il celebre sceneggiato di Luigi Comencini in onda sulla Rai. Il risultato fu notevole, recitarono insieme a Andrea Balestri, Nino Manfredi e Gina Lollobrigida.

Vedi anche: Pinocchio di Comencini compie 50 anni: il ricordo di Andrea Balestri “era come stare al Luna park. Benigni? Ha sbagliato”

Con “I due nel sacco” Franco e Ciccio debuttavano anche nel ruolo di conduttori in onda sul Programma Nazionale nel 1966. La trasmissione trattava la riproposizione televisiva delle gag degli attori sul grande schermo. L’anno seguente affiancarono Alberto Lupo nella conduzione di “Partitissima“.

I difficili rapporti tra Franco e Ciccio: perché hanno litigato

Se sul grande schermo, e anche sul piccolo, le cose andavano a gonfie vele, lo stesso non si poteva dire in assoluto della stabilità dell’amicizia di Franco e Ciccio. Tra i due era noto ci fossero disguidi, incomprensioni, attriti. Spesso manifestati anche in diretta televisiva come la storica baruffa nella trasmissione di Raffaella Carrà.

Sostanzialmente Ciccio diceva che Franco era megalomane e quest’ultimo riteneva che il collega fosse troppo arrogante. Ingrassia era ambizioso e avrebbe preferito esibizioni artistiche più ponderate, prediligendo la qualità alla quantità. A fine anni Sessanta la situazione precipitò a causa del desiderio di Ciccio Ingrassia di impersonare un ruolo drammatico come fece con “La violenza: quinto potere” del 1972 per la regia di Florestano Vancini.

Nel 1970 Ciccio si esibì a Canzonissima cantando “Canto pè magnà“, chiara parodia della celebre canzone di Petrolini Tanto pè cantà“. Il pezzo fu portato al successo al Festival di Sanremo della stessa stagione da Nino Manfredi. Una esibizione comica che però attirò le attenzioni dei registi del genere drammatico.

Parallelamente Franchi partecipò al Festival di Napoli come cantante, circostanza che irritò il collega che dichiarò “s’è messo in testa di fare il cantante” e per questo motivo “trascura il cinema che è il nostro pane quotidiano“.

Ciccio Ingrassia interruppe il patto (non scritto) di rifiutare parti soliste

In seguito Ciccio partecipò al film di Vancini, come abbiamo visto, e lo fece dopo aver interrotto il patto di rifiutare le parti soliste. Un patto non scritto che legalmente non impediva il cambio di rotta per Francesco. Dopo aver recitato nella serie televisiva del Pinocchio di Comencini, Ingrassia venne ricoverato per una seria forma di ulcera perforata.

Luigi Pistilli divenne il partner di Franchi nel film “Il gatto di Brooklyn aspirante detective” del 1973. Il film di Oscar Brazzi in origine si sarebbe dovuto chiamare “Il gatto di Siracusa e la volpe di Trapani“.

Ciccio Ingrassia e i successi da solo

Recitando da solita Francesco non sfigurò e proseguì la sua carriera interpretando molti personaggi tra i quali lo zio matto in “Amarcord” del 1973 per la regia di Federico Fellini, o l’onorevole Voltrano in “Todo modo” del 1976 di Elio Petri. Quest’ultima interpretazione gli fruttò il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista.

La riconciliazione professionale con Franco Franchi e la carriera da regista di Ciccio Ingrassia

Con Franco Franchi tornò a lavorare per il Programma Nazionale nel 1973, si trattava della commedia in siciliano “Il cortile degli Aragonesi“, presentata una sola volta e poi trasmessa in tv. In seguito Ingrassia vestì i panni di regista aprendo la casa di produzione “Ingra cinematografica” e diresse “Paolo il freddo” nel 1974, film comico dove Franco interpretava il protagonista.

Nel 1975 fu la volta de “L’esorciccio” con Lino Banfi. In seguito svanì la possibilità di un sequel “L’esorciccio contro King Kong“. Il progetto non andò in porto. La coppia si riunì ancora nel 1976 in una puntata di “Ieri e oggi” grazie all’intervento di Mike Bongiorno. Qualche mese dopo collaborarono nel ruolo di presentatori di “Due ragazzi incorreggibili“, programma televisivo diretto da Romolo Siena.

Presentarono nella trasmissione televisiva tra il 1976 e il 1977. Sorse poi un contenzioso con il produttore Edmondo Amati per il video realizzato da quest’ultimo “Amici più di prima“. Si trattava di un collage di vari film di Franco e Ciccio, diffuso senza averli contattati.

Ingrassia s’indignò ma allo stesso tempo era affranto per le pregresse liti avute con Franco, così decise di denunciare pubblicamente l’accaduto a una festa dove erano presenti tutte le case di produzione. L’episodio non attrasse particolare simpatia dai presenti a parte quella di Marco Bellocchio che inserì lo sfogo in diretta ne “La macchina cinema“, film documentario del 1978.

Nel 1977 la coppia recitò a teatro con “La granduchessa e i camerieri“, opera diretta da Gino Landi e trasmessa in seguito in tv. Da solo poi Ciccio prese parte nel film “L’ingorgo” di Comencini con Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli.

Franco e Ciccio fanno pace in diretta

Nel 1980, Ciccio Ingrassia si scusò pubblicamente a Domenica In con il collega e avvenne una riconciliazione in diretta televisiva grazie anche all’intervento di Pippo Baudo. Il gesto portò a un ulteriore riconoscimento del pubblico e della critica per l’interpretazione in “Kaos” del 1984, di Paolo e Vittorio Taviani.

Ciccio Ingrassia e Franco Franchi conduttori

Nell’episodio appartenente a Ciccio, nella parte dell’attore protagonista, diede il meglio di sé. In quel periodo la coppia artistica condusse vari programmi televisivi di buon successo sia per la Rai che per la Mediaset. Si ricorda “Drim” del 1980 con Barbara Boncompagni e “Patatrac” dell’anno seguente con Luciana Turina.

Anche “Ridiamoci sopra” del 1982 con Nadia Cassini. “Beauty Center show” del 1983 con Barbara Bouchet. E con “Bene, bravi, bis” dell’anno seguente, con Edwige Fenech, si aggiudicarono il Telegatti del 1984 come miglior varietà. Condussero numerose altre trasmissioni.

Ciccio Ingrassia e il teatro

Durante il programma televisivo Mediaset, “Grand Hotel“, Ciccio ebbe un malore che lo costrinse ad abbandonare per essere rimpiazzato da suo figlio, Giampiero. Dunque decise, nel 1986, di intraprendere quella che si sarebbe poi rivelata una notevole carriera teatrale.

Tra le altre prese parte in “Classe di ferro” di Aldo Nicolai del 1986. Tornò a condurre in televisione con Maurizio Costanzo, Celeste Johnson e Gigi Sabani per la trasmissione di “Buona Domenica” sulle reti Mediaset.

Ciccio Ingrassia e Giuseppe Tornatore

Con il regista Giuseppe Tornatore avrebbe dovuto collaborare nei panni di “Alfredo” per la pellicola “Nuovo Cinema Paradiso“, tuttavia fu scartato dalla produzione. Ciccio non la prese bene e lo fece presente in diverse interviste, ritornando sull’argomento. Disse che Tornatore gli fece leggere la sceneggiatura del film con l’idea di dargli la parte che poi andò a Philippe Noiret.

La recitazione con il figlio e il ritorno con Franco Franchi che si ammalò di cirrosi epatica

Con il figlio Giampiero prese parte alla fiction “Classe di ferro” nel 1989, rifiutava contemporaneamente un ruolo nello stesso anno ne “I promessi sposi” di Salvatore Nocita. Ancora con Giampiero presero parte a “Io Jane, tu Tarzan“, la miniserie TV di Enzo Trapani, con Carmen Russo. Idem con “Wess“, su Rai 1.

Nel 1990 Ingrassia lavorò in due film: Viaggio d’amore di Ottavio Fabbri, con una Maria Grazia Cucinotta ancora sconosciuta, e “Il viaggio di Capitan Fracassa” di Ettore Scola, con Massimo Troisi, Claudio Amendola e Ornella Muti. Nel 1992 tornò a lavorare con Franco Franchi per Rai 3, nel programma “Avanspettacolo“, sebbene con poco successo.

Lo scarso successo era dovuto ai problemi di salute di Franco: si ammalò di cirrosi epatica. Così Francesco Ingrassia dovette proseguire da solo nella conduzione delle restanti puntate previste dal programma televisivo.

La morte di Franco Franchi

Prima della morte di Franco Franchi nel 1992, i due continuarono a partecipare a vari programmi televisivi sia in qualità di ospiti che di presentatori. Dopo la morte del collega, Ciccio continuò ad apparire al cinema, sebbene con minor frequenza. Si ricorda “Condominio” del 1991 di Felice Farina, con la quale interpretazione portò a casa il David di Donatello come miglior attore non protagonista.

Dopo la morte di Franco Franchi, Ingrassia perdeva sempre di più gli stimoli, come confermò il figlio Giampiero. “È andato via un fratello” disse il giorno del funerale. Era per lui “il compagno di una vita professionale movimentata, vissuta insieme nel bene e nel male“. Erano davvero come fratelli: insieme hanno “sofferto la fame” e poi “litigato su come porgere una battuta” e “sulle proposte da accettare e quelle da rifiutare“.

Però loro “alla fine” le accettavano “tutte, per paura di rimanere senza lavoro“. I loro figli “sono cresciuti assieme“. Fece menzione, senza nascondersi, anche degli screzi più forti “sembravamo Liz Taylor e Richard Burton: ci siamo separati più volte, pur sapendo che sul palco non potevamo fare a meno l’uno dell’altro“.

Ciccio Ingrassia ultima apparizione

Prese parte anche cinque anni dopo a “Giovani e belli” di Dino Risi. Nel 1997 chiuse definitivamente con la recitazione. Per ammissione dello stesso figlio Giampiero, dopo la morte di Franchi perse ogni stimolo e motivazione. Tre anni prima di chiudere con tutto però tornò a teatro recitando per l’ultima volta in una “piéce drammatica” chiamata “Don Turi e Giano di Magonza“.

Al Teatro Stabile di Palermo fu un successone. Il 2 giugno del 1995 ricevette, dall’allora presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro, l’onorificenza come Commendatore Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 1998 rifiutò un ruolo in “Don Totò” per il film “Totò che visse due volte” di Daniele Ciprì e Franco Maresco per tenere fede alla sua scelta di chiudere con tutto.

L’ultima apparizione in tv risale al 7 luglio del 1999 durante una puntata dedicata a Federico Fellini nel programma “Maurizio Costanzo Show“.

Ciccio Ingrassia: la causa della morte e i funerali

A causa di vari problemi respiratori sopraggiunti già nel 2001, il 28 aprile del 2003, a 80 anni, Ciccio Ingrassia morì improvvisamente al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Due giorni dopo vennero celebrati i funerali nella Basilica di Sant’Agnese fuori le mura, in via Nomentana, nel quartiere Trieste, alla presenza di amici e colleghi dello spettacolo.

Il feretro venne tumulato in un loculo nel Cimitero Monumentale del Verano. Sull’epitaffio si legge “Stringimi solo per un po’ sai che mi farai sorridere…”. Con la morte di Francesco il cinema chiudeva il ciclo della comicità spontanea e non volgare, alla quale lo stesso Ingrassia diede un volto.

“Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio”, il film-documentario

L’8 settembre del 2004, a poco più di un anno dalla morte di Ingrassia, venne realizzato il documentario dedicato alla vita di Franco e Ciccio da Daniele Ciprì e Franco Maresco. Lo presentarono fuori concorso alla 61° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

I due registi hanno incluso anche materiale inedito come gli sketch ricostruiti degli esordi in strada, come le testimonianze e le interviste, nel tentativo di rivalutare pienamente la loro comicità, mai totalmente apprezzata dalla critica.

Continua a leggere su Chronist.it