Sono passati 47 anni da quello che al tempo, come spesso accadeva, non venne accolto come ciò che sarebbe stato nel tempo: un vero e proprio cult, tutt’oggi attuale. Fantozzi del 1975 è il “portabandiera” della saga con protagonista il ragioner Ugo Fantozzi, interpretato da Paolo Villaggio.
Nonostante la critica il successo fu immediato e contemporaneo all’uscita del film nelle sale. Nel 2008 è stato selezionato tra i “100 film italiani da salvare”. Il progetto realizzato dalle Giornate degli Autori all’interno della Mostra del Cinema di Venezia.
Due retroscena sul film del 1975, il caposaldo della saga “Fantozzi”
La prima curiosità è in cabina di regia. Infatti la Rizzoli voleva affidare il progetto a Salvatore Samperi con il progetto in mente già quattro anni prima dell’uscita del film nelle sale italiane. Il progetto si arenò scoraggiando il regista. Si arrivò così a Luciano Salce.
Al tempo l’Italia si lasciava alle spalle il fallito tentativo di abrogare la legge sul divorzio attraverso il referendum. Il regista con l’attore avvertivano lo spettatore su come il cambiamento fosse solo utopia. Fantozzi rappresentava la classe media che è sempre stata la maggioranza e non sarebbe mai scesa in piazza.
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Sul tema si espresse nuovamente in seguito Paolo Villaggio a “La Stampa” asserendo come l’idea nacque dal successo letterario che ebbe “Fantozzi” prima di diventare pellicola, “ci convincemmo che non potevamo più rinviare l’appuntamento col grande schermo”.
Il film rappresentava la classe media e la maggioranza silenziosa: quello che la politica non comprese all’epoca
Un’altra curiosità arriva dalla politica. Villaggio come sappiamo fu sempre a stretto contatto con la politica già dal ’68 collaborava con importanti organi di stampa come l’Europeo, l’Unità e l’Indipendente. Nonostante l’attore si aspettasse piogge di critiche dalla destra nell’anteprima del film, che peraltro non mancarono, fu la sinistra a scostarsi molto di più da quella che invece sarebbe stata la “verità compresa” negli anni a venire.
Infatti nella pagina dedicata allo Spettacolo dell’Unità venne dipinto un film solo pregno di “aneddoti e barzellette” ritenute godibili a fasi alterne e soprattutto poco attinenti alla “realtà attuale”. Una recensione che ad oggi avrebbe del clamoroso a quasi 50 anni di distanza. Il film di Fantozzi fu proprio l’esposizione cinematografica perfetta sugli atteggiamenti, usanze e modi di fare di quella maggioranza silenziosa che rispecchiava appieno il ceto sociale più numeroso, appunto la classe media.