Con Pulp Fiction il regista statunitense Quentin Tarantino segnò un traguardo indelebile e importante per il cinema mondiale: esattamente 30 anni fa usciva nelle sale americane

Nell’ottobre del 1994, esattamente 30 anni fa, nelle sale americane uscì quello che da molti viene considerato un capolavoro e una cesura estetica nella settima arte: stiamo parlando di Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Un film che insomma avrebbe riscritto i codici espressivi del cinema entrando in ogni casa e di conseguenza nella cultura popolare non solo statunitense ma mondiale. Il lungometraggio del regista italoamericano rappresentò qualcosa di mai visto prima, un pugno allo stomaco ancor ben assestato rispetto al precedente lavoro di Tarantino, Le Iene.

E il successo e la qualità impressionante della pellicola si poggiavano, per assurdo, proprio sul recupero di stilemi e forme narrative del passato. Un compendio di dettagli narrativi e visivi presi da quel grosso dizionario del cinema che era (ed è) Tarantino, che tra l’altro fece i suoi primi passi nel mondo del lavoro proprio in una videoteca.

Il trionfo a Cannes

Il film, in realtà, tornò vincitore da Cannes con la Palma d’Oro, conquistata ben prima dell’uscita nelle sale. Il 23 maggio del 1994 un 31enne regista americano dal nome italiano salì sul palco francese a ritirare il premio più ambito dalle mani del suo mito per eccellenza: Clint Eastwood.

Sul palco salì tutto il cast stellare del film. Da Uma Thurman a Bruce Willis e John Travolta, che al momento della premiazione si lasciarono andare in un abbraccio lunghissimo.

“Non mi aspetto mai di vincere qualcosa quando c’è una giuria che deve decidere, perché non faccio dei film che uniscono le persone. Anzi, faccio dei film che dividono.” Disse Tarantino.

Il film è ricco di citazioni di film del passato, ma è stato anche, nel corso del tempo, citato a sua volta per scene cult che resteranno per sempre nell’immaginario collettivo di intere generazioni. Indimenticabile, ad esempio, la scena in cui Jules Winnfield (Samuel L. Jackson), prima di uccidere la sua vittima legge il fittizio passo della Bibbia, Ezechiele 25:17. O come non ricordare la storica frase pronunciata dal personaggio di Harvey Keitel ai due killer protagonisti. “Sono Mr Wolf, risolvo problemi.”

Di stampo tarantiniano, altro termine coniato grazie a Pulp Fiction, sono l’umorismo alternato a scene violente e con ingente presenza di sangue, i molti (e lunghi) turpiloqui dei protagonisti. E i quasi sempre presenti flashback su cui si poggia gran parte della sua filmografia. L’intera trama di Pulp Fiction, infatti, non presentava un ordine cronologico lineare.

Un successo strepitoso anche di pubblico. Lo spettatore medio, infatti, iniziò ad apprezzare un genere di film che non si era mai visto. Con tematiche considerate da molti prima di allora “di nicchia”. Nel 1995 vinse un meritatissimo Oscar alla migliore sceneggiatura. Anche se per molti avrebbe dovuto e potuto ottenere, giustamente, di più.

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