“La testimonianza di Johnny Depp è meglio di una serie TV”: questa frase era molto ricorrente un anno e mezzo fa, ai tempi del processo, quando l’attore spiattellava in pubblica piazza la sua vita privata, raccontando anche l’infanzia difficile con la “mamma violenta”. Non un processo, dunque, bensì una serie tv. Erano in molti a pensarlo quando più di un anno fa proseguivano le beghe legali con l’ex moglie Amber Heard. Il caso stava riempendo le prime pagine dei giornali ed era ormai un caso mediatico internazionale seguitissimo. Il processo per diffamazione da 50 milioni di dollari intentato dalla star contro l’ex moglie stava coinvolgendo anche più di come non avrebbe uno show da piattaforma streaming, tra dettagli e racconti.

Amber Heard aveva licenziato il suo team di pubbliche relazioni, Precision Strategies, in seguito a una settimana di “titoli cattivi“, cosa che non le era piaciuta affatto. Aveva preso la decisione di essere chiamata al banco dei testimoni, a favore dunque della società di consulenza Shane Communications che poi avrebbe curato le pubbliche relazioni dell’attrice.

Amber non ama “i brutti titoli“, come rivelava una fonte del New York Post. Secondo un’altra fonte dello stesso giornale, l’attrice sarebbe stata “frustrata” perché la storia non veniva raccontata “in modo efficace“. La “serie TV” è realmente cominciata quando Johnny Depp è salito sul banco dei testimoni ripercorrendo la sua vita e il rapporto di coppia con la donna.

Torniamo ad un anno e mezzo fa: Johnny Depp e la mamma violenta

La “serie TV” sulla vita di Johnny Depp: a raccontarla è lui stesso, rispondendo alle domande al processo

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Cominciando dall’infanzia e procedendo ai successi sul grande schermo, interpretando celebri ruoli di film che hanno sbancato i botteghini. Il web si era appassionato molto alle vicende processuali che riguardavano il loro idolo. I content creator di YouTube svolgevano un grande lavoro di traduzione, estrapolando gli “highlights” del processo.

In particolar modo il pubblico era coinvolto da quella che ormai risultava essere una “intervista a 360 gradi” sulla vita e la carriera cinematografica dell’attore. Era più questo che un caso giudiziario. Dagospia ha raccolto le testimonianze dell’attore ideando un “botta e risposta“, come fosse una reale intervista.

Non posso dire di essere imbarazzato, perché sto facendo la cosa giusta“, ha detto Depp in risposta a come si sentisse in merito allo spiattellamento della sua vita privata in pubblica piazza. Un momento in cui l’attore rivelava a tutto il mondo tanti aspetti, anche molto intimi, della sua privacy. Quindi la partenza dall’infanzia fino ai giorni d’oggi.

I trasferimenti con la famiglia, la violenza della mamma; Depp: “Dovevi aspettarti di essere colpito dal lancio di un portacenere o di essere picchiato con una scarpa con il tacco

Johnny Depp esordisce parlando di un’infanzia “interessante“, in cui pensava tutto fosse normale “fino a una certa età“. La madre, definita “piuttosto imprevedibile“, li costringeva a traslocare in continuazione: “Non è mai stato particolarmente piacevole“. Dal Kentucky si trasferirono anche “nel Sud della Florida“, quando Depp aveva “sette o otto anni“, e poi ancora trasferimenti.

Sua madre “aveva la capacità di essere crudele con chiunque“. Era anche “violenta“. Non si salvava nessuno: lo era con lui e con le sorelle “Christy e Debbie” e il fratello “Danny“, compreso il padre. E con “violenta” s’intendono “abusi fisici“, come ad esempio il fatto che “dovevi aspettarti che un portacenere ti venisse lanciato per colpirti in testa“. O “di essere picchiato con una scarpa con il tacco“.

Con sua madre tutto diventava un’arma: anche “un telefono” o “qualsiasi altra cosa avesse a portata di mano“. Gli viene fatto notare come non si trattasse propriamente di “una madre modello“. E Depp incalza: “Anche per questo in casa nostra non c’erano mai esposti oggetti, per sicurezza“.

Sebbene la violenza, per la star, “quello fisico era solo dolore“, che imparava a sopportare. Ma “l’abuso verbale e psicologico” era “quasi peggio delle percosse“. L’attore classifica gli abusi psicologici ed emotivi come quelli più dannosi: “Ci ha fatto a pezzi“. L’unico modo per evitare collisioni era quello di posizionarsi lontano “dalla sua linea di tiro“.

Una mamma bulla: “Mio fratello con gli occhiali per lei era ‘quattrocchi’ e siccome aveva i denti storti lo chiamava ‘denti di cervo’

La mamma violenta di Johnny Depp.
Johnny Depp e sua madre

Il piccolo Johnny aveva imparato ad osservarla e a studiarne gli sbalzi emotivi, cercando di anticipare le eventuali mosse quando la rabbia sopraggiungeva. Gli exploit, oggi, Depp non riesce a ricordarli dettagliatamente perché “ci sono varie categorie di violenza fisica e abusi“. L’esplosione di rabbia più grande è difficile da rammentare nel mare di ricordi e di emozioni.

L’attore spiega che si trattava di un mix imprevedibile di ira e abusi, dove sarebbe potuto accadere di tutto e che più che un vero exploit, il dramma vero era identificabile nella costanza con la quale intimoriva e bullizzava il nucleo familiare. Appigliandosi a ogni aspetto possibile “mio fratello portava gli occhiali e quindi era diventato il ‘quattrocchi’“.

Poi “aveva i denti storti” quindi diventava anche “denti di cervo“. Vi erano offese e insulti di ogni tipo. Ogni difetto fisico era oggetto di scherno e umiliazione. I genitori erano “in generale molto raffinati“. Tuttavia la madre “era originaria del Kentucky orientale, che è dove cresci in baracche dove la gente urla invece di parlare“.

Johnny Depp: “Sono legalmente cieco dall’occhio sinistro

Johnny Depp e la mamma violenta

Urla che ha già imparato a sopportare da ancora più piccolo, quando la sentiva infuriarsi violentemente contro la sorella. In quel contesto “imparavi da subito a sopportare il dolore“. Anche lo stesso Depp veniva bullizzato dalla madre a causa di una “caratteristica piuttosto rara e strana” riguardante “uno dei miei occhi“, il sinistro.

Se il destro “è normalmente sferico” l’altro “ha una forma più conica“, aspetto che ha costretto il suo cervello ad abituarsi “a vedere più con l’occhio buono“. La scoperta risale a “quando avevo tre o quattro anni“. La madre lo prendeva in giro per questo. L’occhio “più pigro” ha cercato di allenarlo “da bambino“, indossando “una benda” in modo che coprisse il destro per “rafforzare quello pigro“.

Un tentativo vano “e ancora oggi sono legalmente cieco dall’occhio sinistro“. La loro casa aveva pochi oggetti perché sarebbero diventati un’arma da utilizzare per la madre. E il padre? “È tranquillo” ed “ancora vivo“. È “un uomo molto gentile, molto timido“. Al contrario “non è una persona conflittuale” e mai lo è stato, neanche “quando mia madre se la prendeva con noi“.

Quando sua madre si scagliava contro di loro “lui stava a guardare” sebbene il “dolore“, ma “ingioiava“. L’attore ammette di non ricordare un momento in cui il papà avesse perso il controllo o avesse aggredito o picchiato sua madre. Non le rispondeva male, era incredibilmente calmo. A parte due eccezioni.

Il padre è sempre stato un “brav’uomo” che non ha mai perso la pazienza “a parte due volte…“, ma era “alla mercé” della crudele moglie

Aveva gli occhi che zampillavano di rabbia e che fissavano il vuoto“, secondo Depp era palese l’intento di voler “prendere a pugni il muro“, cosa che una volta accadde e che gli costò un pesante infortunio alla mano, “frantumata contro il cemento“. Tuttavia, “non ha mai toccato mia madre“, né mai “litigato con lei“.

Johnny rivela i suoi pensieri da bambino “di cinque anni“: si chiedeva perché quel gentiluomo di suo padre non la lasciasse. “Era in grado di mantenere una certa compostezza. È un brav’uomo“. L’attore non contò mai quante volte accadde questo sfogo del padre, tuttavia non più di “due, tre volte“. In particolare quella volta in cui “si è rotto la mano“.

Quando gli viene chiesto se il padre avesse mai abusato di lui e dei fratelli, Depp conferma: “Non è un uomo violento“. Tuttavia, era “alla mercé di mia madre“. Quindi il ricordo di quando si metteva nei guai, o tornava da scuola con una brutta pagella. La madre invitava l’uomo a punire dicendogli “prendi la cintura!“.

Così “mi portava in garage e non dimenticherò mai questa cintura bianca in pelle spessa degli anni Settanta“. Sebbene Johnny spiegasse la sua innocenza a fronte delle bugie di sua madre, lui lo puniva lo stesso. “Ma molto tempo dopo ha scoperto la verità“. Così “è venuto da me e si è scusato“.

L’abbandono del padre: una decisione che inizialmente ha ferito fortemente Johnny Depp

Johnny Depp e Vanessa Paradis

Sua madre “non lo faceva apposta, era stata cresciuta così” e Johnny non aveva “il potere di cambiare quello che aveva dentro“. La relazione tra i genitori terminò quel giorno in cui “avevo 15 anni e avevo già lasciato la scuola“. Johnny era “un musicista” e si esibiva nei club. Quel giorno sua madre rientrò in casa alle “3:30 del pomeriggio“.

Era “sulla soglia della porta” e guardava ossessivamente fuori ogni volta che sentiva un minimo rumore. Johnny chiese cosa stesse facendo e lei confermò: “Tuo padre se n’è andato“. Andò in camera da letto e dopo aver appurato che mancavano tutte le cose del marito nel suo armadio, realizzò tutto. “L’ho vista piuttosto sconvolta“, rivela Depp.

Johnny prese l’auto per recarsi sul posto di lavoro del papà. “Sembra che qualcuno abbia rubato tutti i tuoi vestiti dall’armadio“, gli disse una volta seduto “di fronte a lui“. Risposta: “Mi spiace ma è finita…non ce la faccio più. Ora tu sei l’uomo di casa“. Un momento in cui Johnny dice di non aver provato una bella sensazione.

La depressione della madre dopo l’addio del marito e il tentato suicidio

Da allora sua madre è diventata “molto molto ombrosa“, cadendo in “una depressione profonda“. Per imitare la scena di quella volta che la vide barcollare in soggiorno, Depp si alza e mima come in una interpretazione da film. “Ho subito capito che era successo qualcosa di terribile“, si muoveva “come al rallentatore“. Oltretutto era con “la bava” alla bocca.

Nello stesso momento che stava per chiamare lo zio, “la porta si è spalancata e due paramedici sono entrati“. La donna venne trasportata in ospedale per una “lavanda gastrica” dopo essere stata messa su una barella. “Aveva preso moltissime pillole per cercare di suicidarsi“. Una volta dimessa era diversa, praticamente viveva “sempre sul divano, era molto dimagrita“.

Quando Depp stava per diventare padre comprese come farlo “dovevo fare l’opposto dei miei genitori

Johnny Depp con i figli

Sua madre sembrava “più piccola del suo metro e ottanta” e in quel momento Depp pensò che suo padre si fosse comportato da “codardo. Ero sconvolto“. Ebbe poi modo di ricredersi sul padre e su quel periodo anni dopo, parlandone direttamente con lui. E nel ricordare cosa si dissero, Johnny si commuove e si interrompe per pochi minuti prima di proseguire.

Viene invitato così a passare oltre qualora questo fosse un problema, ma Johnny prosegue. Si ricredette sulle sue impressioni in merito alla fuga del papà e comprese “una delle migliori lezioni” quando la sua ex compagna Vanessa Paradis rimase incinta. “Sapevo esattamente come crescere i bambini” grazie a ciò che ha visto dai suoi genitori. Avrebbe fatto “l’opposto“.

La carriera a Hollywood: tutto iniziò grazie a Nicolas Cage

Due giovanissimi Johnny Depp e Nicolas Cage

E infatti ammette di non aver “mai alzato la voce con loro” né “mai urlato parolacce“. Nel suo caso non c’è mai stato neanche “un ‘no’ brusco“. “Gli ho sempre spiegato le ripercussioni delle mie decisioni“, ha chiosato prima che si passasse alla “carriera a Hollywood” e su come sia finito a fare “il primo film“.

Depp racconta della sua gioventù, quando a venti anni suonava con la sua band a Los Angeles. Poi il gruppo si sciolse e Johnny compilava “domande di lavoro per negozi di videocassette o di abbigliamento“. Ai tempi debuttò sul grande schermo “per caso” un po’ come accaduto a tutti i grandi.

Era amico di Nicolas Cage, al tempo “attore meno conosciuto di oggi” e disse a Johnny Depp: “Perché non incontri il mio agente? Penso tu sia un attore, potresti farcela“. L’urgenza di guadagnare non fece titubare il giovane Depp “avrei fatto qualsiasi cosa per pagare l’affitto“. Fece il provino per entrare a far parte del cast di “A Nightmare on Elm Street“, conosciuto da noi come “Nightmare – Dal profondo della notte“.

Johnny Depp non avrebbe mai voluto fare l’attore “sono sempre stato timido e introverso

Johnny Depp e Amber Heard

E il regista Wes Cravenin qualche modo mi ha preso“. Un evento casuale, visto che in precedenza non aveva mai avuto il “desiderio di fare l’attore“, data la sua passione per la musica. A convincerlo a insistere fu la paga “1.200 dollari a settimana“, si trattava di una somma che non aveva “mai visto” prima. “Poi ho fatto un altro paio di film stupidi“.

Tuttavia “nella mia mente ero ancora un musicista” e fare l’attore “serviva solo per l’affitto“. Le cose poi crebbero con il cinema. “Mi sono trovato avviato su quella strada” passando “da un film a un altro” e “fino a una serie tv molto nota, 21 Jump Street“, che noi conosciamo come “I quattro della scuola di polizia“.

Aveva 22 anni e quando gli chiedono che tipo di attore fosse al tempo, lui dice “ero estraneo a questo mondo” e non aveva particolare “ambizione” in merito al cinema. “Sono sempre stato abbastanza timido e introverso“. Poi la “metamorfosi” passando “dall’essere uno dei quattro di una band” a “provare la sensazione di essere al ristorante con la gente che sussurrava indicandomi“.

La sua timidezza gli impediva di godersi il successo. “Ero a disagio, molto, non mi piaceva“. Anche con l’esperienza da musicista non avrebbe amato “avere tutta l’attenzione” su di sé. Ma all’improvviso “ero da solo a fare i conti con questo tipo di notorietà“. Della quale “non ci sono ancora abituato“.

Nei personaggi interpretati ha iniziato a metterci del suo da “Platoon

Johnny Depp in “Platoon”

Si passa poi all’accettazione e all’appassionamento verso la recitazione, lo comprese quando intuì che quella era “la strada” che stava percorrendo, dopo essere sicuro che “qualsiasi tentativo di tornare alla musica sarebbe stato inutile“. Dopo quella nota serie TV comprese con “mente e cuore” che non sarebbe tornato alla musica.

Rispetta troppo la musica per “macchiarla” con la carriera cinematografica, quindi assecondò chi lo voleva “far diventare un teen idol“. Sebbene in seguito “ho iniziato a studiare con vari insegnanti“, leggendo “libri per conoscere la tecnica“, il vero “unico modo per imparare è farlo” ha detto Depp. Tuttavia ci ha messo del suo meglio “per elaborare” il “personale approccio verso i vari personaggi” interpretati.

Platoon” è il primo film “in cui mi sono sentito davvero bene” e dove l’attore è riuscito a imporre il suo personale approccio alla recitazione. Lì “sapevo cosa fare“. Gli viene chiesto come è stato scelto per la saga “Pirati dei Caraibi“. Johnny rivela che nel 2004 la Disney gli offrì “un altro film, Hidalgo” basato “su un uomo a cavallo nel deserto“.

Jack Sparrow ispirato “ai cartoni animati e film di animazione

Johnny Depp nei panni di “Jack Sparrow” nei “Pirati dei Caraibi”

Ma dopo aver letto la sceneggiatura, rifiutò pensando che non facesse per lui. Incontrandoli però (quelli della Disney) “è uscita un’altra proposta“. Sua figlia aveva tre anni a quel tempo e di conseguenza guardava molti “cartoni animati e film di animazione insieme a lei“. Così “quando ho ricevuto la nuova sceneggiatura“, dice, “nella mia mente è scattato qualcosa per unire il personaggio con le esperienze di quel periodo“.

Ad esempio “Willy il Coyote che prende il masso in testa ma ne esce solo con una benda” sulla stessa. Così ha “incorporato quei parametri tipici dei cartoon nel capitano Jack Sparrow“. Arrivando a “controllare la ‘sospensione dell’incredulità’“, sulle parole e nei movimenti.

Era così ridicolo“, aggiunge l’attore, “riusciva sempre a farla franca” facendo cose “che nessun uomo normale può fare“. Esattamente “come in un cartone animato“. La sua versione non venne apprezzata subito dalla Disney. “Mi sono preso il rischio” consapevole che “se fosse andato bene sentivo di essere su una buona strada per creare un personaggio” per bambini e per adulti.

Gli viene chiesto cosa non andasse della precedente sceneggiatura e Depp non si tira indietro “aveva tutti i segni distintivi di un film Disney” con “una struttura prevedibile in tre atti” e oltretutto il capitano “era più simile a un tipo spavaldo a petto nudo, una sorta di eroe“.

Come apporta le modifiche ai personaggi è una pratica che l’attore attua sempre con “lo stesso approccio“. Cerca “una storia passata” su cui basare la propria interpretazione. “Per Edward mani di forbice ho preso spunto da un cane che avevo in quel periodo e dai bambini di mia sorella“.

Ha portato sullo schermo “un bambino innocente, puro, che sperimenta qualcosa per la prima volta“. Alla fine “è come fare una zuppa: prendi gli ingredienti e li mischi insieme“. Per il capitano Sparrow, avendo vissuto sempre sulle navi, “usavo le gambe come se fosse sempre in mare, e quindi a terra non poteva mai essere stabile“.

Johnny non ama vedere i suoi film, idem con “Pirati dei Caraibi“, gli viene chiesta una valutazione complessiva ma ride dicendo “so che è andato molto bene“. Lui credeva in quel personaggio sebbene agli inizi “la Disney era un po’ sconvolta“. Dopo quei film, “sebbene esistevo al cinema già da molti anni“, tutto è stato “completamente diverso“.

Il successo dopo i “Pirati dei Caraibi“: “i fans cercavano di scavalcare o sfondare il cancello di casa

Nella casa a Los Angeles con la famiglia, assistevano a fans che cercavano di “scavalcare o sfondare il cancello per entrare“, alcuni di loro “vestiti da Jack Sparrow“. Fu il momento in cui ingaggiò “più personale per la sicurezza“. “Ero preoccupato per i miei figli“, ammette Depp. E in ogni contesto “a casa” ma anche “a scuola” o “a Disneyland“.

Ero seguito da orde di paparazzi“. Allo stesso tempo riconosce di aver fatto “lavori peggiori” e di non potersi lamentare, tuttavia con quei film si rese conto “che l’anonimato era ormai completamente perso“. Una condizione “strana” da affrontare, quella di realizzare di aver perso l’abitudine nelle semplicità della vita.

Come “andare al ristorante o a bere un caffè senza che si trasformi in qualcos’altro“. Ma lo accetta anche perché gli permette “di pensare in modo creativo su come portare i figli al parco o a vedere un film“. Diventa tutto come “una missione strategica da pianificare“.

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