La commedia italiana nel corso degli anni si è alimentata e giovata del prezioso supporto di tanti attori caratteristi che hanno contribuito al successo di ogni pellicola come Franco Javarone: ecco che fine ha fatto l’attore. Di questa categoria, dei caratteristi, fanno parte tanti volti noti come la Sora Lella, Mario Brega e altri che invece sono meno conosciuti come Franco Javarone ma ugualmente capaci di caratterizzare, è proprio il caso di dire, un lavoro cinematografico. Ricordiamo chi è Franco Javarone e soprattutto cosa ha fatto nel corso della propria carriera.

Chi è Franco Javarone alias Giovanni

Franco Javarone, nato a Napoli il 17 febbraio del 1943, ha iniziato a lavorare nel mondo del teatro nel 1967 debuttando al Teatro Instabile di Napoli con l’opera Ubu S.p.A. con la regia di Michele Del Grosso. In quel periodo a Napoli c’erano importantissime compagnie teatrali e Franco Javarone entra a far parte di una delle più importanti ossia quella di Luca De Filippo figlio del grandissimo Eduardo. Successivamente si ritroverà a lavorare anche nella compagnia teatrale di Nino Taranto.

Arrivano gli anni ’70 e Franco Javarone il cui vero nome peraltro all’anagrafe è Giovanni, decide di proporsi nel mondo del cinema. L’occasione giusta arriva nel 1970 con il regista e sceneggiatore tedesco Rainer Werner Fassbinder, che gli permette di esordire nel film drammatico proposto in lingua tedesca, Warnung vor einer heiligen Nutte. La collaborazione è abbastanza casuale perché il regista decise di girare la pellicola in 16 mm nel settembre del 1970 in solo il 22 giorni nella penisola sorrentina. La pellicola verrà poi proposta al cinema nel 1971 con Franco Javarone che avrà un ruolo abbastanza marginale.

Nel 1972 viene scelto da Marco Leto per recitare nella pellicola drammatica Donnarumma all’assalto, nel ruolo di un disoccupato semianalfabeta. Nel 1975 si misura con il genere noir – poliziesco nel film La città gioca d’azzardo per la regia di Sergio Martino con Luc Merenda. In questo caso egli viene affidata la parte di Lisander. Passano alcuni anni e in particolare nel 1979 viene diretto da Federico Fellini nella commedia grottesca Prova d’orchestra.

Gli anni ‘80


Il periodo migliore della carriera cinematografica di Franco Javarone arriva negli anni ’80. Dopo aver recitato soprattutto in pellicole drammatiche e poliziesche, si confronta con la commedia. In realtà un primo assaggio lo aveva già avuto nel 1979 quando recitò in Giallo napoletano per la regia di Sergio Corbucci. Nel 1981 Javarone fa parte del cast della pellicola di genere commedia musicale Lacrime napulitane, in cui il principale protagonista è Mario Merola per la regia di Ciro Polito. Nello stesso anno collabora anche con Alessandro Benvenuti, Francesco Nuti e Athina Cenci per il film commedia Ad ovest di Paperino diretto dallo stesso Alessandro Benvenuti.

Anno 1983 e collaborazione con Luigi Magni nella pellicola State buoni se potete con principali protagonisti Johnny Dorelli e Philippe Leroy. Da questo momento in poi sarà attore caratterista di alcune pellicole di genere commedia che hanno ottenuto un certo successo come Occhio malocchio prezzemolo e finocchio (1983) nei panni del Re dell’occulto. Se tutto va bene siamo rovinati (1984) nelle vesti di del boss Il rosso. Così parlò Bellavista (1984) nel ruolo dell’avvocato Russo. Mi faccia causa (1982) interpretando Rosario Mancuso e 32 dicembre (1988) nel ruolo di Peppe o’ Criminale. Negli anni successivi sarà protagonista di altri film come La voce della Luna di Federico Fellini. Morte di un matematico napoletano di Mario Martone. Il viaggio della sposa di Sergio Rubini, I vesuviani, Pinocchio di Roberto Benigni e Il paradiso all’improvviso di Leonardo Pieraccioni.

Cosa fa oggi l’attore: ecco che fine ha fatto Javarone

“Fare l’attore non è più possibile, il sistema è bloccato da quelli che sono visibili: giornali, televisione. Sia chiaro, queste persone sono state molto abili, ma hanno messo a frutto, più che la loro arte, la loro intelligenza”. Queste parole le ha dichiarate nel 2019 per Repubblica. Oggi, tra le sue passioni, si dedica alla pittura. “I miei quadri li regalo agli amici, a chi mi è simpatico. In giro ce ne sono almeno cinquemila. Ma se li vendo, il ricavato è solo per beneficenza”.

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