L’attore Bruce Willis deriso dagli addetti ai lavori dei film a cui ha preso parte nel 2021, quando i sintomi della malattia erano ancora agli inizi. L’utilizzo degli auricolari, le offese sul set e i disagi

Sono passati due anni esatti dall’inizio dei primi sintomi della malattia di Bruce Willis, quando ancora veniva deriso sul set perché sembrava “sbadato”, un po’ “spaesato”, sicuramente “inadatto”. Quante gliene hanno dette al povero attore che da poco ha compiuto 68 anni. Un anno e mezzo dopo quelle cattiverie, il mondo ha scoperto cosa avesse il divo di Die Hard: la demenza frontotemporale.

Tuttavia, nel 2021 erano tempi non sospetti e Bruce era impegnato sul set di White Elephant. Si trattava di uno dei suoi tipici film d’azione, un marchio di fabbrica nella sua carriera. “Non riesce a ripetere le battute”, diceva qualcuno sul set. “Sembra una marionetta in balia della produzione”. Bruce ingoiava il rospo, non replicava, capiva cosa succedeva intorno a lui, però.

Bruce Willis costretto all’utilizzo degli auricolari

L’attore non riusciva davvero più a stare al passo dei colleghi, dei copioni, delle esigenze dei registi. Si optò, così, per l’utilizzo degli auricolari. Lì, qualcuno gli spiegava passo dopo passo cosa fare, cosa dire, come farlo e come dirlo. Quando qualcuno sul set gli chiedeva a cosa gli servisse l’auricolare, lui rispondeva: “Non ci sento da questo orecchio, mi aiuta”. Non era vero, ovviamente. L’attore si vergognava del suo disagio, che non capiva.

E se qualcuno avesse approfondito? “Ho perso l’udito dall’orecchio sinistro sul set di ‘Trappola di cristallo’: fu un incidente”. Tuttavia, la versione perdeva immediatamente credibilità quando l’attore lo indossava, a volte, anche sull’altro orecchio. Che qualcosa non andasse come dovesse era palese. Nessuno parlava, però. Solo alle spalle. Solo bisbigliando. Quando è stato chiesto al regista di White Elephant quale versione di Bruce avesse ritrovato a distanza di venti anni, in cui collaborarono già in un altro film, ha risposto: “Non era più il Bruce che ricordavo”.

Sul set di Out of Death cancellarono 25 pagine di suoi dialoghi

Mike Burns, il regista del film “Out of Death”, dovette comprimere ben 25 pagine di copione. Un lungo lavoro, equivalente a circa venti, venticinque minuti di film. Un impegno da svolgere in un solo giorno, con un massimo di otto ore di lavoro, come stipulato da contratto. Burns non poteva crederci.

Un anno dopo proposero al divo di Hollywood di prendere parte ad un altro film, addirittura i collaboratori dell’attore lo definirono “un’altra persona, molto migliorata”. Non era vero, ovviamente. Addirittura, l’attore sparò con la pistola di scena in un momento sbagliato, impaurendo a morte tutti i presenti. Era il set di “Hard Kill”. “Era solo una marionetta”, ha detto un membro della troupe al Los Angeles Times. Purtroppo, la malattia di Bruce stava degenerando. Iniziava il percorso irreversibile che sta proseguendo inesorabilmente ancora oggi.

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