Tanti auguri a Laura Morante. È proprio il caso di dirlo: 66 anni e non sentirli. Bellissima e spumeggiante come sempre, da attrice ha saputo conquistare registi (Mario Monicelli, Pupi Avati, i fratelli Bertolucci e Nanni Moretti su tutti) e spettatori con i suoi personaggi drammatici dall’aria inquieta e misteriosa, senza mai sfigurare nelle parti più leggere e ironiche. Anche da regista è riuscita a stupire sin dal debutto, nel 2012. Perfettamente calzante anche nei film con Paolo Virzì e Carlo Verdone: “La bravura dell’attore si vede sul registro comico, ma pochi lo sanno – aveva detto a “Io Donna” nel 2018 – Sul drammatico, basta un bel primo piano e subito tutti dicono: ammazza che intensità“.

Donna dal carattere forte

Laura è una donna che ha carattere e riconosce bene le sue priorità. Al primo posto c’è la dignità che non si fa calpestare, giustamente, da nessuno. Neanche il regista Damiano Damiani ne è esente: “Mi chiese di togliere i capelli dalla fronte durante la scena, ma ero tesa, me lo dimenticavo. Me lo disse una volta, due, la terza iniziò a urlare dicendo: ‘T’ho detto ca…o di togliere i capelli. E io: ‘Lei ritiene erroneamente che questo sia un provino per l’attrice, ma è un provino anche per il regista e io non ritengo di voler lavorare con lei’“. Andò via sebbene non avesse “una lira“, ma nessuno doveva trattarla “in quel modo orripilante“.

La mia generazione post femminista ha potuto cogliere in pieno le conquiste della grande ondata di femminismo: un patrimonio che nel tempo abbiamo dissipato, totalmente gettato al vento – ha proseguito l’attrice entrando a piedi uniti sul tema e proponendo la soluzione – Serve una nuova ondata di femminismo, dopo la catastrofe culturale del craxismo e berlusconismo che hanno riportato l’Italia indietro di 40 anni. Adesso dobbiamo risalire la china, è indispensabile“.

Lo scandalo Weinstein

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Vedo piccoli segnali. Quelli del berlusconismo sono stati anni di devastazione della dignità femminile. Da donna, mi sono vergognata del ruolo a cui ci eravamo anche assuefatte. Già il fatto che si potesse pensare di fare una carriera passando per uno scambio sessuale subìto o accettato – ha concluso Laura Morante – era una parziale connivenza.”

Lo scandalo Weinstein fa riflettere ma è lo spunto per andare alla radice del problema: quello di essere vittime non solo “del Weinstein di turno“, ma anche, se non soprattutto, di “una fatale concezione del rapporto uomo-donna” che ha origine in realtà da ben “prima“. “La misoginia è ovunque e noi donne, per prime, a volte, neanche ce ne accorgiamo“. Come quando “ristrutturavamo la casa in Toscana” e il “capocantiere” parlava solo con Francesco (il marito): “Come se l’uomo fosse l’unico titolato a decidere“.

Il risultato è che: “La misoginia va sorvegliata sistematicamente, ogni giorno, ogni istante. Gli uomini devono fare molta strada, ma anche noi donne dobbiamo recuperare la dignità che ci hanno strappato, ma che anche ci siamo lasciate strappare“.

L’educazione alle figlie

Consigli per le giovani donne: “Non so se sono in grado di darne: in particolare, dopo il caso Weinstein, occorre sollevare lo sguardo e mettere l’accento non sulla contrapposizione uomo-donna, ma su un problema di etica generale, di riconquista della dignità di donne. Il resto, problemi sociali e politici, parità fra i sessi… viene tutto dopo“.

Le sue figlie hanno ripreso dalla mamma: “Io non accettavo di essere umiliata e loro hanno mutuato questo modo di fare“. Così come Laura lo ha ereditato “dalla famiglia“. Anche la primogenita di Laura, Eugenia Costantini, ha ricevuto due inviti dal produttore cinematografico, ma ha rifiutato in entrambe le occasioni. Aveva “intuito” il pericolo. Laura spiega di non averlo insegnato in maniera specifica, si tratta più di “cose che assimili senza tante teorizzazioni“.

Laura Morante da bambina

Ha pubblicato un libro nel 2018, “Brividi immorali“, “una raccolta di racconti con interludi di carattere un po’ surreale“. Ma ha iniziato ad usare carta e penna già in tenera età. Proveniva da una famiglia amante della cultura: “I libri, a casa, erano ovunque. Papà aveva una biblioteca impressionante, mamma leggeva tanto“.

Laura proviene da uno dei borghi più splendenti della penisola, situato a Santa Flora, provincia di Grosseto. È figlia di Marcello Morante, giornalista e scrittore romano (fratello di Elsa), e di Maria Bona Palazzeschi. “Da ragazzina, stetti un periodo a casa sua – parlando della scrittrice Elsa Morantema mi rimandò indietro, perché come tanti adolescenti soffrivo di sonnambulismo. Di notte, passeggiavo, chiacchieravo, telefonavo“. Nata il 21 agosto del 1956, Laura è cresciuta con sette fratelli. Non è stato facile vivere in una casa in 10, ma era una famiglia “impegnata continuamente in dibattiti sull’etica“.

Vivevano “in campagna” e il tempo a disposizione era tanto: “C’erano cose tipiche nostre che non riesco oggi a immaginare in una famiglia di città… Ci svegliavamo la mattina e, per un’ora, ci raccontavamo i sogni della notte e discutevamo dei significati – ha continuato Laura nell’intervista rilasciata al settimanale – Ogni spunto sfociava in discussioni su cosa è bene e cosa è male, su che comportamento tenere. Non avendo religione, l’approdo era quasi sempre politico. Ancora oggi, nella chat di famiglia, è una discussione continua“.

Gli inizi: a teatro con Carmelo Bene che “non mi pagava

Nel 1978 i genitori si separarono. Da giovane ha iniziato “con la danza classica, recitare fu un caso“. Prima di arrivare al cinema Laura si è dovuta fare le ossa a teatro con Carmelo Bene che non la pagava secondo quanto dichiarato dall’attrice. Le diceva che il suo nome le faceva curriculum e già bastava. Laura fece vertenza ma il maestro la riprese con sé l’anno successivo. “Era un genio e un despota, un torturatore professionista. Regalava con generosità, ma pagare gli attori riusciva difficilissimo. Io, ogni sera, bussavo al suo camerino, brandivo il libriccino dello Statuto dei lavoratori e cantavo ‘El pueblo unido jamás será vencido’. E tuttavia, lui, a ogni stagione mi richiamava. Mi richiamò anche quando gli feci una vertenza sindacale“.

Laura Morante: i film al cinema, in tv e il successo

Debuttò al cinema nel 1980 con “Oggetti smarriti“, di Giuseppe Bertolucci. Recitò accanto a Ugo Tognazzi ne “La tragedia di un uomo ridicolo“, ma soprattutto in “Sogni d’oro” (1981) e “Bianca” (1984) per e con Nanni Moretti, probabilmente il regista a cui Laura deve più di tutti il suo successo.

Non mi ha voluto” al Festival di Cannes, nel 2001, nonostante le fosse la protagonista. “Non siamo più amici“, oggi. L’attrice non ha mai saputo il perché: “Non ero alla premiazione, unica del cast. Perché? Bisogna chiederlo a lui, Nanni. Suppongo che non voleva che ci fossi“.

La seconda metà degli anni Ottanta segnò il passo decisivo per la notorietà. Trasferitasi a Parigi, Laura Morante divenne una celebrità prendendo parte a numerose produzioni per il grande e piccolo schermo senza abbandonare le produzioni italiane.

La ricordiamo nel 1988 ne “I ragazzi di via Panisperna” e due anni dopo in “Turné“, di Salvadores, con Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio. Sebbene siano stati i ruoli drammatici a darle il successo, Laura ha dimostrato di essere un’attrice versatile come in “Ferie d’agosto“, commedia del 1996, con Sabrina Ferilli. Due anni dopo prese parte ne “Lo sguardo dell’altro – La mirada del otro” e nel 2000 in “Liberate i pesci!“, di Cristina Comencini. Nel 2001 portò a casa il David di Donatello come migliore attrice protagonista per “La stanza del figlio“, vestendo i panni della mamma del protagonista, Andrea. Nel 2002 interpretò la scrittrice Sibilla Aleramo in “Un viaggio chiamato amore“, insieme a Stefano Accorsi.

Impersonò la moglie tradita in “Ricordati di me“, film di Gabriele Muccino. Le interpretazioni dell’attrice non passarono inosservate agli occhi di registi come Pupi Avati che la scelse per “Il nascondiglio“, affidandole il ruolo della protagonista. Nello stesso anno, il 2003, girò la fiction “Madre Teresa“. Replicò l’anno dopo nella miniserie “Nerone“. Doppiò Helen Parr/Elastigirl nel film “Gli Incredibili – Una ‘normale’ famiglia di supereroi“. Tra gli altri registi ha lavorato anche con Carlo Verdone ne “L’amore è eterno finché dura“, del 2004, e con Carlo Virzì nel 2006 ne “L’estate del mio primo bacio“. Nel 2009 ottenne il Premio Federico Fellini 8 1/2 per l’eccellenza artistica al Bif&st di Bari.

Nello stesso anno è tornata al cinema per girare altri film di Sergio Castellitto, Pupi Avati e Michele Placido. Laura Morante appare nel decimo episodio della terza stagione di Boris, serie Tv italiana di grande successo. Recita anche in “A casa tutti bene – La serie“, per la regia di Gabriele Muccino. Nel 2018 ha anche pubblicato un libro, “Brividi immorali“. Laura ha debuttato nel 2012 alla regia con “Cieliegine“, commedia italo-francese premiata dalla critica. “Sceneggiatura pensata, personaggi credibili, recitazione verosimile“, dicevano del film. Alla rassegna “Asti Film Festival” la pellicola è stata premiata come miglior regia nella sezione “opere prime“. Nel 2016 ha replicato con “Assolo” per poi tornare davanti alla macchina da presa per recitare in altri 9 film.

Quello “strano” primo incontro con Carlo Verdone…

Il primo incontro tra Laura Morante e Carlo Verdone fu alquanto bizzarro. I due hanno raccontato a posteriori di non aver avuto una bella impressione sul primo appuntamento per parlare del film “L’amore è eterno finché dura“. L’attore romano si sentiva come “un alunno davanti alla Preside” e Laura non accettava il suo personaggio, lo riteneva troppo cinico. Fortunatamente la sceneggiatura finale (dopo ben 13 versioni del pignolo Carlo) mise d’accordo tutti e con il tempo il rapporto tra i due si distese, tanto che Verdone non ha mai nascosto di essere particolarmente affezionato al film. Durante le riprese “c’era un clima meraviglioso, irripetibile, nella troupe“.

Laura Morante oggi: chi è, età, fisico, figlie, dove vive, atea, Boris

Laura ha 66 anni che festeggia proprio oggi. È un’attrice e regista italiana. Si è detta contro la chirurgia estetica: “Se qualcuno mi proponesse di bere una pozione magica per ritornare giovane subito, lo farei“. Lo disse nel 2012 a “Io Donna“. Tuttavia: “Ho lasciato scritto ai miei cari ‘Se mi faccio ritoccare, sopprimetemi‘. Una donna passa la vita ad accettarsi, a imparare ad amarsi, e un giorno si affida a un bisturi che le cambia i tratti. Mi pare un grave errore“.

Chiaramente sono esenti i casi in cui la chirurgia interviene per risolvere un problema di salute: “Ho visto una mia cara amica anoressica e con il volto devastato – disse al Corriere Nonostante fosse giovanissima dimostrava trent’anni di più. Grazie a un intervento di plastica è rinata. In quel caso la chirurgia può considerarsi benedetta, poi ci sono gli abusi di chi vuole cancellare le rughe“.

Laura ha avuto due figlie dal suoi primi due matrimoni: Eugenia Costantini e Agnese Claisse. Oggi sono entrambe due attrici. Sono nate dalle relazioni con il regista Daniele Costantini e l’attore francese Gerges Claisse. Nel 2004 si è risposata con l’architetto Francesco Giammatteo con il quale convive a Roma, nel quartiere Pinciano. La coppia ha anche adottato un figlio, Stepan, il quarto dell’attrice.

A “Io Donna“, nel 2018, Laura Morante disse: “Con un papà ateo militante e una mamma quasi segretamente religiosa, eravamo impegnati continuamente in dibattiti sull’etica“.

Nel 2010 ha preso parte al decimo episodio della terza stagione di Boris, interpretando un’attrice della serie “A casa tutti bene – La serie“.