Robert De Niro ci ha deliziato della sua maniacale professionalità in tantissimi film, con interpretazioni magistrali e versatili. Dapprima sfruttando i lineamenti del suo volto iconico, fornendo un imprinting preciso a quel “tipo” che interpretava spesso. Una fisicità precisa, prestata ai ruoli da gangster, che è stata in seguito ridimensionata dallo stesso attore creando quasi un’autoparodia sorniona, sfruttando il suo sguardo dalla venatura irridente ma pur sempre capace di mantenere il suo tipico aspetto inquietante. Indicato come erede diretto di Marlon Brando, lui ha già detto che il testimone è passato a Leonardo DiCaprio.

La maniacale preparazione di De Niro: per Il padrino si trasferì 4 mesi in Sicilia e parlava solo in dialetto

Batte il tamburo lentamente

La prima vera dimostrazione della maniacale dedizione lavorativa di Robert De Niro l’abbiamo potuta apprezzare per il film “Batte il tamburo lentamente“. Nella parte l’attore è un giocatore di baseball affetto da linfoma di Hodgkin. Al fine di dare quanta più credibilità al personaggio interpretato, Robert si trasferì ad Atlanta per praticare lo sport in prima persona.

Taxi Driver

La licenza da tassista di Robert De Niro

Per interpretare il disturbante protagonista di “Taxi Driver” l’attore svolse realmente la professione di tassista al fine di entrare meglio nella parte. Si tratta del suo modo maniacale di lavorare, curato nei minimi dettagli, certosino e perfezionista. La famosissima scena in cui Travis Buckle, il tassista interpretato da De Niro, si guarda allo specchio dicendo “You talkin’ to me?” fu totalmente improvvisata dall’attore. I suoi tic, i minimi dettagli, erano tutti frutto di un lavoro certosino e studiato a fondo.

Toro scatenato

Nei panni di Jake LaMotta

In Toro scatenato, per rendere quanto più realistiche le sequenze di pugilato, l’attore ha praticato la boxe facendo anche alcuni incontri di sparring con il vero Jake LaMotta. Guadagnò ben 10 chili di muscoli e disputò tre incontri per essere quanto più possibilmente pronto per il film. Ne vinse due per lo stupore di LaMotta che rimase piuttosto colpito dalla dedizione dell’attore, arrivando a dire addirittura che De Niro sarebbe potuto diventare un professionista di buon livello se l’avesse voluto. Per interpretare il pugile a fine carriera e invecchiato, Robert ingrassò di ben 27 chili rischiando di mettere a repentaglio la propria salute. Le riprese vennero interrotte per dare il tempo necessario all’attore di ingrassare. All’epoca fu un record senza precedenti che consacrò a leggenda Robert De Niro e la sua dedizione alla professione di attore.

Robert De Niro nei panni di Jake LaMotta dopo il ritiro

Il padrino – Parte II

Nei panni di Vito Corleone da giovane

Proprio grazie al suo aspetto maniacale di lavorare Robert ha imparato a parlare in dialetto al fine di poter interpretare al meglio Vito Corleone da giovane nel secondo film della trilogia de “Il padrino“. L’attore si trasferì in Sicilia per quattro mesi parlando per tutto il tempo in dialetto siciliano.

Robert De Niro agli inizi: l’errore di pronuncia del nome (Di Niro), le origini italo-americane

Nato a New York il 17 agosto del 1943, Robert Anthony De Niro Jr., all’anagrafe, è un attore, regista e produttore cinematografico. Gli anni di maggior splendore dell’attore sono stati quelli tra i Settanta e i Novanta, lavorando in capolavori assoluti che ancora oggi dominano le classifiche dei film più apprezzati. Noto per la sua maniacale preparazione, De Niro ne ha fatte di ogni per impersonare i ruoli recitati.

In carriera ha vinto due Premi Oscar (1975 e 1981) su otto nomination. Il primo riconoscimento lo ottenne per il ruolo di Vito Corleone da giovane ne “Il padrino – Parte II” mentre l’altro fu per l’interpretazione del pugile Jake LaMotta in “Toro scatenato“.

Nato nel Greenwich Village, quartiere di Manhattan, era figlio di Robert De Niro Sr., artista statunitense di origini irlandesi e italiane. I nonni paterni dell’attore erano di Ferrazzano, in provincia di Campobasso. Emigrarono nel 1890. De Niro in realtà avrebbe dovuto chiamarsi Di Niro così come Giovanni, il nonno paterno. Tuttavia divenne “De Niro” per un errore di pronuncia.

Robert De Niro jr., dopo il divorzio dei genitori, andò a vivere con la madre crescendo nel quartiere di Little Italy. Fu l’occasione per assimilare le maggiori influenze culturali date le sue origini. Lo stesso attore si definisce italo-americano. Era soprannominato Bobby Milk. Robert non fece in tempo a terminare le scuole superiori che già era troppa la voglia di mettersi in gioco nel mondo della recitazione e del cinema. Lo aveva capito già a dieci anni quando recitò in una interpretazione del Mago di Oz a scuola. Istruzione che però abbandonò a sedici anni per studiare recitazione al Conservatorio di Stella Adler e all’Actor’s Studio di Lee Strasberg.

L’esordio sul grande schermo: il provino de “Il padrino” per il ruolo di Sonny Corleone

L’esordio al cinema arrivò nel 1963 per “Oggi sposi“, commedia di Brian De Palma, anche se la distribuzione avvenne solo sei anni dopo a causa della censura che giudicò un film con il visto X-Rating per la prima volta in assoluto. Il primo ruolo ufficiale, non accreditato, fu per il film francese “Tre camere a Manhattan” di Marcel Carné.

Dopo diverse esperienze partecipò al provino de “Il padrino” nel 1973 per il ruolo di Sonny Corleone. Sebbene il regista Francis Ford Coppola ne fu particolarmente colpito, venne sostituito da James Caan, fortemente voluto dalla Paramount. Tuttavia si rifece due anni dopo con “Batte il tamburo lentamente“, nella parte del giocatore di Baseball affetto da linfoma di Hodgkin. Per essere un giocatore credibile si trasferì ad Atlanta per studiare i fondamentali del baseball. Era la prima volta che Robert manifestava la sua maniacalità per i dettagli nelle sue interpretazioni. Sforzo che fu premiato dalla critica che esaltò il film. La pellicola fu un successo cinematografico, il primo vero per Robert.

L’inizio del sodalizio artistico tra Robert De Niro e Martin Scorsese

Vedi anche: Al Pacino, l’italiano “al 100%”: la scena che gli fece svoltare la sua carriera

E nello stesso anno avvenne uno degli incontri che più avrebbero segnato la carriera dell’attore: quello con il neo-regista Martin Scorsese, anch’egli di origini italiane. Vennero presentati da Brian De Palma. Scorsese scelse quello che sarebbe diventato presto il suo pupillo per “Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno“. L’interpretazione segnò la svolta per la carriera dell’attore perché impersonò il gangster in maniera magistrale, segnando le basi per i suoi ruoli futuri più noti.

Il film segnò l’inizio di un sodalizio artistico storico, contornato da una solida amicizia che si sarebbe trasformata in nove totali collaborazioni. Il 1974 fu la volta buona per prendere parte del cast de “Il padrino“. L’interpretazione di Vito Corleone da giovane gli fece vincere il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista.

Da lì fu un’escalation di grandi successi come quello di Taxi Driver del 1976, un’altra collaborazione con Scorsese e un’altra dimostrazione della maniacalità dell’attore che per la parte svolse realmente la professione di tassista. La famosissima scena in cui Travis Buckle, il tassista interpretato da De Niro, si guarda allo specchio dicendo “You talkin’ to me?“, come abbiamo visto, fu totalmente improvvisata dall’attore.

Nel 1978 arrivò il turno de “Il cacciatore” e due anni dopo di “Toro scatenato“. Tutti film dai quali ne è uscito pluripremiato. Il secondo dei due gli è valso un altro Oscar, come miglior attore. Premiazioni e riconoscimenti che nei dieci anni successivi sono diminuite sebbene le ottime recitazioni e ruoli di spessore. Meritevoli di menzione “C’era una volta in America“, del 1984, e “Gli intoccabili“, del 1988.

La versatilità

L’attore alterna ruoli da commedia a quelli drammatici senza sfigurare mai. Nella commedia d’azione “Prima di mezzanotte” del 1988 venne promosso dalla critica che accolse positivamente la recitazione, tanto che le valse la nomination al Golden Globe. Andò alla grande anche il ruolo del malato di encefalite letargica in “Risvegli“, del 1990 che gli valse una meritata nomination all’Oscar come miglior protagonista. Nel biennio 1990-1991 fu la volta del celebre “Quei bravi ragazzi” e di “Cape Fear“.

Gli anni novanta sono segnati da “Heat“, del 1995, con Al Pacino, e da “Casino“, dello stesso anno, un altro film con Scorsese. Le prime difficoltà giunsero nel thriller “The Fan – Il Mito“, del 1996, con Denzel Washington. Appare un De Niro un po’ troppo specchiato nella sua immagine, meno dedito alla sperimentazione camaleontica che lo ha contraddistinto in precedenza. Tuttavia in “Sleepers“, dello stesso anno, e “Jackie Brown“, dell’anno seguente, si riscattò in maniera immediata e convincente. In quel periodo si sposò con Grace Hightower dopo una lunga relazione con la modella Toukie Smith.

Gli anni Duemila

Negli anni Duemila De Niro ha prestato il suo volto alle commedie. Iniziando dal 1999 con “Terapia e pallottole” e proseguendo l’anno dopo con la celebre commedia “Ti presento i miei“. In quei film gioca in maniera autoironica con ciò che il suo personaggio stesso rappresentava per la cinematografia mondiale al tempo. Nel 2001 recitò con Marlon Brando in “The Score” ma non fu un grande successo. De Niro ormai si avviava sul viale del tramonto sebbene ogni tanto qualche partecipazione di rilievo lo ha riavvicinato a nuove premiazioni come l’interpretazione ne “Il lato positivo“.

Meritevoli di menzione anche i sequel di “Ti presento i miei“, cioè “Mi presenti i tuoi“, del 2004, e “Vi presento i nostri“, del 2010, e le parti in “American Hustle“, del 2013, e “Joy“, del 2015. Nel 2002 divenne sponsor del cinema indipendente fondando il Tribeca Film Festival. Nel 2011 è stato riconosciuto con il ricevimento del Cecil B. De Mille Award alla carriera.

Robert De Niro: vita privata, patrimonio, età, altezza, da giovane e oggi nel 2022, origini italiane

Robert De Niro si è sposato la prima volta con l’attrice Diahnne Abbott. Il matrimonio, nato nel 1976, si interruppe 12 anni dopo. Durante la relazione Robert adottò Drena, figlia della Abbott, e nel primo anno di matrimonio nacque Raphael, figlio della coppia. De Niro è stato fidanzato a lungo con Toukie Smith, dalla quale relazione, nel 1995, sono nati i gemelli Julian Henry e Aaron Kendrik, tramite madre surrogata.

Due anni dopo sposò Grace Hightower dalla cui relazione nacque Elliot, due anni dopo. Nel 1999 i due si separarono senza mai divorziare. Si risposarono nel 2004. Nel 2011 è nata Helen Grace, ancora tramite madre surrogata. La coppia si è nuovamente separata, divorziando ufficialmente nel 2018. Inoltre l’ex moglie dell’attore aveva intentato una duratura e tormentata causa per la separazione. Addirittura si era parlato di un De Niro preso a lavorare dodici ore al giorno e sei giorni alla settimana a 77 anni per sanare grossi debiti con il fisco e venire incontro alle esigenze della Hightower, la quale pretendeva almeno metà del patrimonio dell’attore per il divorzio, stimato di circa 500 milioni di euro.

Ieri e oggi

Robert De Niro ha quattro nipoti: due di Raphael e uno Drena. L’attore è stato operato a dicembre del 2003 per un cancro alla prostata. Robert De Niro ha 78 anni ed è alto 1,72 m.

Robert De Niro da giovane…
…e oggi

Il 18 ottobre del 2006 Robert De Niro venne naturalizzato italiano, pur mantenendo la cittadinanza USA. Nato in un quartiere di Manhattan, suo padre, Robert De Niro Sr., era di origini irlandesi e italiane. I nonni paterni erano di Ferrazzano, in provincia di Campobasso. Dopo il divorzio dei genitori, De Niro andò a vivere con la madre nel quartiere di Little Italy dove è cresciuto. Ha vissuto per mesi in Italia al fine di apprendere al meglio il dialetto siciliano per la parte di Vito Corleone.

Altre curiosità

  • Robert De Niro è tanto amico di Joe Pesci e Sean Penn e stima particolarmente Al Pacino e Leonardo DiCaprio, ritenendo quest’ultimo il suo “naturale” erede hollywoodiano. Simpatia rafforzata dalle comuni origini italoamericane. I due si sono incontrati sul set di “Voglia di ricominciare“, del 1993, e de “La stanza di Marvin“, di tre anni dopo.
  • De Niro, anche produttore e regista, ha diretto due film: “Bronx“, nel 1993, e “The Good Shepherd – L’ombra del potere“, nel 2006. In entrambe le occasioni ha preso parte alle pellicole in vesti di attore. Inoltre ha prodotto diversi film, anche da lui interpretati. Da produttore ha lavorato anche alle serie “NYC 22“, del 2012, “About a boy” nel biennio 2014-2015, e “When They See Us“, del 2019.
  • Sia De Niro che Marlon Brando, entrambi interpreti di Vito Corleone (il primo lo ha interpretato da giovane e il secondo da anziano), hanno vinto un Oscar per lo stesso personaggio interpretato.
  • Per girare “C’era una volta in America“, del 1994, di Sergio Leone, ci vollero ben dieci anni. Fu una lavorazione tormentata che andò per le lunghe e ben oltre i tempi previsti. Raffaella, figlia di Leone, lavorava gratuitamente come collaboratrice degli aiuto costumista. Tempo fa aveva detto che “allo scadere dell’anno di lavorazione” Robert regalò “una medaglietta tipo quella dei marines, con la scritta ‘complimenti per essere sopravvissuto’” a tutta la troupe.
  • A Hollywood si dice che Robert sia un tipo piuttosto taciturno.
  • Sicuramente è stato meno taciturno durante il periodo in cui Donald Trump è stato presidente degli Stati Uniti. Più volte l’attore si è scagliato contro il magnate senza risparmiarsi dei “vaffa” in diretta tv.
  • Clint Eastwood s’infuriò incredibilmente con Sergio Leone per non essere stato scelto nel ruolo, poi affidato a Robert De Niro, in “C’era una volta in America“.