Harrison Ford è nato a Chicago il 13 luglio 1942, pertanto anche per lui è arrivato oggi il fatidico traguardo degli ottant’anni. A vederlo non si direbbe mai… e poi noi lo ricordiamo sempre con quel sorriso malandrino, cappello in testa e frusta alla mano, a interpretare Indiana Jones. Oppure come la canaglia che non sa dire ti amo, antieroe che poi fa sempre la cosa giusta, in Guerre Stellari. Eppure la carriera dell’antidivo per eccellenza è costellata di magnifiche interpretazioni.

Noto per essere schivo, scorbutico, svogliato nelle risposte delle interviste, Harrison Ford possiede in realtà una classe innata, che solo chi sa comprendere, forse, si merita di percepire. La sua gentilezza scaturisce in favore di chi non gli chiede solo di Indy e Han Solo, per chi ricorda appunto uno degli altri grandi ruoli. Perché Harrison Ford, che non ha mai vinto un Oscar, ma ha avuto una nomination per Il testimone, di Peter Weir, è uno di quelli che hanno esplorato quasi tutti i generi, riuscendo magistralmente sempre.

Anche se lui continua a definirsi “un carpentiere prestato al cinema” e conserva il look un po’ tamarro che lo contraddistingue da sempre, è uno di quei casi per cui signori si nasce, come sottolineava Totò. Basti pensare che quando venne in Italia, alla Festa del Cinema di Roma, per consegnare il premio in memoria di Patricia McQueeney, sua agente storica, non volle alcun compenso e chiese solo il rimborso del carburante per il suo aereo. Poi si camuffò tra la folla e trascorse un paio di giorni a visitare la Capitale, tra monumenti e musei. Episodio rimasto celebre, naturalmente.

La carriera multiforme di Harrison Ford

Quel sorriso sghembo non lo ha perso mai. E perché dovrebbe, visto che tutto il pubblico lo ama? Come potergli resistere nella commedia sofisticata che ha segnato un’epoca, Una donna in carriera, al fianco di Melanie Griffith e Sigourney Weaver? Come poter passare oltre al suo ruolo malinconico in Blade Runner, che poi diventa fierissimo nell’epico sequel? Ford ha lavorato con i più grandi registi, come se non bastassero Steven Spielberg e George Lucas.

Per Robert Zemeckis si è cimentato nell’horror in puro stile hitchcockiano, con il raggelante Le verità nascoste. Per Roman Polanski è stato al centro di un nerissimo thriller in Frantic. Per Alan J. Pakula e il grande sceneggiatore Scott Turow ha portato il crime in un tribunale con risvolti torbidissimi in Presunto innocente. E ancora Mike Nichols con A proposito di Henry, Phillip Noyce con Sotto il segno del pericolo, Kathryin Bigelow con K-19, il grande Sydney Pollack con il remake di Sabrina… Comprensibile che non voglia essere solo Indy o Han Solo, anche se quei ruoli lo consacrano come un’icona indelebile.

E adesso? Coriaceo come un altro uomo rude di Hollywood famoso con il cappello, l’immenso Clint Eastwood, con lui non condivide la filosofia di vita, mala voglia di non fermarsi mai sì. Harrison Ford ha ben tre film in post-produzione, si è dato al doppiaggio di personaggi animati, ha innumerevoli sceneggiature da vagliare… Insomma, il Golden Globe alla carriera, ritirato nel 2002, è stato forse un po’ prematuro: del suo talento potremo godere ancora tanto a lungo.