Rocky e Rocky II erano serviti al personaggio, e sostanzialmente anche a Sylvester Stallone, per farsi conoscere e apprezzare, ma con Rocky III tutto stava cambiando. Il personaggio e la sua creazione erano sulla bocca di tutti, la persone non scindevano più l’attore e lo “Stallone Italiano“. Anzi: ormai per la gente non era Sylvester, era Rocky.
E Sly, poi, calzava questi panni in maniera impeccabile, proprio come avrebbe fatto Rocky. Dopo le avventure dell’iconico primo film, tra la fame, la miseria e il vagabondare per la città in cerca di riprese non autorizzate, si è arrivati al successo estremo. Alla realizzazione più totale, ben oltre le aspettative.
All’inizio degli anni Ottanta, dopo due film vincenti, Stallone divenne grande e ricco: il suo personaggio lo fece sfondare. Il fatto che la fama crescesse così tanto però non faceva che aumentare le aspettative. Al tempo non esistevano piattaforme di intrattenimento come oggi, tutta l’attenzione della gente e della critica era per il grande schermo.
“Ovunque andassimo, tutti parlavano di Rocky” confermava l’agente di Stallone, all’epoca Jeff Wald. “A Hollywood quando hai successo sei come un bambino in una pasticceria. Eravamo in un ristorante a Washington. Una donna si avvicinò e sollevò la gonna e non indossava indumenti intimi. Era bellissima” raccontava Wald. Era tutto gigantesco, immensamente grande.
“Ecco un ragazzo che è cresciuto e che non fa parte del grande circuito commerciale” diceva la gente attraverso le parole della giornalista Jeanne Wolf, riprese dal documentario di History Channel basato sulla saga di Rocky. Improvvisamente tutti gli dicevano che era il più grande, il più bello, il più sensuale e chiunque gli rispondeva “sì” a tutto ciò che chiedesse.
Stallone nel frattempo recitò in “Fuga per la vittoria” e “Falchi della notte” nel 1981, ma non portarono a grandi incassi. Così l’anno seguente Stallone decise di realizzare Rocky III. La storia si era interrotta alla vittoria del titolo dei pesi massimi nel re-match contro Apollo Creed. Il passo successivo sarebbe stato molto delicato: sarebbe dovuta cambiare tutta la trama.
I presupposti per il terzo film della saga
Non esisteva più lo sprovveduto e improvvisato lottatore che sconvolgeva il mondo e lo conquistava con la sua umiltà e il suo “essere comune“. Rocky (e contemporaneamente Stallone) era sul tetto del mondo, era ricco ed era vincente. Stallone dichiarava di vedere il film come una sorta di documentario.
Per sua stessa ammissione era “diverso, aveva lo sguardo fisso“, faceva di tutto per piacere e star bene sotto i riflettori, quando invece in Rocky II non era neanche in grado di leggere un gobbo scritto in maniera elementare durante le registrazioni di una pubblicità. Ma nel terzo capitolo Balboa non risultava impacciato, anzi era bello e vanitoso.
“Aveva oltrepassato il limite. Aveva perso peso. Faceva di tutto per diventare una vera celebrità“, diceva Sly nel documentario. “Era tutto ciò che non volevi che fosse, a inizio film” rinfrancava Frank, il fratello di Stallone. Rocky possedeva una Maserati, una villa imponente: ormai aveva tutto.
Stallone e Rocky si erano “dimenticati” da dove venivano
Si dilettava con padronanza dinanzi alla telecamere ed era a proprio agio a pubblicizzare di tutto, compresa l’American Express. Indossava vestiti su misura e un cappotto pomposo. Stallone, nel documentario, era minuzioso nei dettagli, dando la prova di aver vissuto parallelamente lo stesso successo. D’altronde come abbiamo visto a più riprese, lui e Rocky crescevano simultaneamente.
Diceva “quando hai tutto a tua disposizione e le persone iniziano a proteggerti, finisci per allontanarti dalle tue radici e perdi ogni contatto con la realtà“. Erano in molti a credere che lo stesso accadde a Sly. Il fascino dell’escluso non c’era più e la fama e il successo rischiavano di minacciare seriamente quanto costruito nei primi due capitoli della saga.
Sul set si vociferava come Stallone avesse davvero dimenticato i primi veri aspetti che lo resero grande nei primi film. La vita gli era completamente cambiata. “Il modo in cui ti relazioni alla tua vita pubblica cambia” diceva Stallone quindi propose di parlare di questo nel terzo capitolo della saga.
Rocky III: il cast e la scelta del nuovo avversario
Anche in Rocky III i principali protagonisti sono tutti confermati. Sylvester Stallone interpreta Rocky; Talia Shire veste i panni di Adriana; Paulie è il cognato di Rocky, nonché fratello di Adriana, ed è interpretato sempre da Burt Young; Carl Weathers continua a vestire i panni di Apollo Creed; Burgess Meredith veste per l’ultima volta nella saga (a parte delle apparizioni in Rocky V, frutto di ricordi dello “Stallone Italiano” in merito ai tempi andati) i panni i Mickey Goldmill. La new entry è il rivale di Rocky al titolo.
E la scelta del prossimo sfidante doveva essere impeccabile, tutto il film si doveva poggiare su un nome e un volto giusti per caricarsi sulle spalle gran parte del lavoro. Rocky era diventato il campione e di conseguenza serviva una storia imponente per tenere in piedi il film.
Si pensò a un rivale simile a come era Rocky prima del successo in alcuni aspetti. Ad esempio la provenienza dalla strada, pugile sì, ma di basso livello. Ma con tanta fame, una grinta smisurata. Era lui ora quello che bramava la grande possibilità di rivalsa. Tuttavia doveva differenziarsi da Rocky per l’atteggiamento: in questo caso dove essere burbero e arrogante.
Mr. T sarebbe stato Clubber Lang: era un ragazzo di strada e non si rendeva conto dell’importanza del progetto
Per la parte la produzione fece ben 1200 provini. Venne scelto Mr. T, che non era né un pugile, né un attore. Nel film è Clubber Lang che viene introdotto nella pellicola con parti ristrette fino ad accrescere sempre di più la sua presenza nella storia. Mr. T era la guardia del corpo del pugile Leon Spinks. Era un tipo appariscente “taglio alla moicano, orecchini“. Un look che il produttore Robert Chartoff non amava particolarmente, definì le basette “scandalose“.
Aveva carisma e “quel fattore x di cui la macchina da presa si innamorava. Trasferiva la sua energia al pubblico” diceva Dolph Lundgren, interprete di Ivan Drago nel quarto capitolo della saga. Il truccatore Michael Westmore diceva che Mr. T aveva “una reputazione da vero duro: non so se fosse un ragazzo di strada ma all’epoca non era sicuramente un attore“.
Mr. T è imponente, muscoloso, cattivo nell’espressione del viso e ha il classico logorroico e asfissiante “verbo da strada“. Il primo incontro con Rocky è brutale e avviene dopo che Mr. T lo ha provocato e toccato nelle corde più profonde durante una conferenza pubblica in cui il campione del mondo annunciava il ritiro. Lang, obbligandolo a una sfida sul ring con in palio il titolo dei pesi massimi, vince in pochissimi round e gli sfila la cintura.
Stallone voleva solo tre riprese ma con lo stesso numero di colpi degli altri match “non puoi imbrogliare le persone, devi concentrare i pugni di un incontro da 15 riprese in soli tre round“. L’incontro doveva comunque essere autentico e ci vollero lunghi tempi di preparazione per il match.
In Rocky III si pensò a Morgan Freeman nei panni dell’allenatore di Clubber Lang. Poi non se ne fece più niente
Tuttavia Tony Burton, che nella saga interpreta l’allenatore di Apollo Creed, ricordava come fosse difficile spiegare o insegnare qualcosa a Mr. T: “lui non ti ascoltava mai“. Per farlo apparire sul set “dovevi chiamarlo un paio di volte” aggiungeva Westmore. Mr. T non realizzava “l’importanza del progetto“.
Però Stallone era bravissimo a farsi ascoltare e se c’era qualcosa di urgente “gli bastava guardare le persone negli occhi…e loro capivano“. Sebbene l’inesperienza, Mr. T sfrutta la fisicità e porta il temporale nella serena e realizzata vita di Rocky. In un colpo il personaggio di Stallone perde il suo allenatore, Mickey, e la cintura dei pesi massimi.
La morte di Mickey
“Quando lo feci morire nel film, pensai: forse non avrei dovuto farlo. Neanche lui voleva farlo. Avrei potuto costringerlo a letto per un altro film“. Rocky perse il titolo, l’incontro e il suo coach, ma soprattutto gli “occhi della tigre“. Una frase che introduce Apollo Creed nel film, quando si palesa improvvisamente nella vita di Rocky, proponendogli una collaborazione sportiva.
“Sentii queste parole da qualche parte, nel 1970, e quindici anni dopo le usai“, diceva Stallone. L’attore adottava la mentalità da “eye of the tiger” anche nella vita di tutti i giorni. Era diventato il suo motto e ovviamente venne introdotto nella saga nel momento perfetto. Un altro puzzle perfetto che proseguiva sulla scia delle impeccabili combinazioni dell’intero progetto (volute o forzate che fossero).
L’allenamento di Rocky e Clubber Lang in Rocky III
Con Apollo, Rocky torna se stesso sebbene ha sempre bisogno delle parole della moglie Adriana prima di sbloccarsi mentalmente. Come in Rocky II, anche in questo terzo capitolo è la moglie a sbloccare emotivamente e fisicamente l’impacciato Rocky. Stavolta Rocky ha “paura” di perdere ciò che ha ottenuto, in primis la sua famiglia.
Dopo il confronto con la moglie Rocky torna a pedalare, ma stavolta deve faticare in maniera diversa. La storia prevedeva l’introduzione di un allenamento alternativo che si confaceva alle “routine” di Apollo. E quindi con gli allenamenti Stallone perdeva tantissimo peso arrivando a toccare una massa magra ai limiti del ridicolo, tanto che stette anche molto male.
“In Rocky III dimagrì così tanto che si ammalò. Con una massa grassa del solo 3%, per periodi così prolungati, rischi l’arresto cardiaco” ricordava Frank Stallone. Invece gli allenamenti di Clubber Lang rispecchiavano completamente la realtà di Mr. T. Secondo quanto dichiarato nella sua autobiografia, da giovane era povero ed era spesso costretto a improvvisare esercizi di allenamento con mezzi di fortuna poiché non poteva permettersi l’utilizzo di macchinari all’avanguardia.
La dieta di Sylvester Stallone per dimagrire in Rocky III: beveva 25 tazze di caffè al giorno
Per aumentare evidenziare ulteriormente la voluminosità e la muscolatura di Clubber Lang, Stallone decise di perdere molti kg. Oltretutto l’idea si sposava perfettamente con la tecnica di combattimento che stava assumendo da Apollo. La sua dieta prevedeva una colazione con del pane tostato e tra i 6 e i 10 bianchi d’uovo alla coque.
“Durante quel periodo ho mangiato solo piccolissime porzioni di biscotti di farina d’avena fatti con riso integrale, e fino a 25 tazze di caffè al giorno con miele e un paio di misurini di tonno“, dichiarò Sylvester stesso tempo fa. Una dieta folle che infatti stava per costargli la salute.
Rocky III: il combattimento e il finale
Il combattimento ha una trama diversa, tutta nuova e meravigliosa anche stavolta. Rocky è sicuro di sé, ha lo sguardo fisso e non teme il confronto visivo con l’avversario. Lo aggredisce da subito con colpi veloci e combinazioni ripetute, non subisce neanche un colpo per tre round. Ma così per Rocky sarebbe stato troppo facile, quindi sceglie di far stancare l’avversario lasciandogli punti scoperti dove colpire.
Apollo non approva, tuttavia Rocky è sicuro di sé e parla di “strategia”. Sebbene Apollo non ne sia convinto, Rocky si fa riempire la faccia di pugni ma non demorde, anzi, c’è un tratto specifico del lavoro impeccabile del montaggio, in cui si abbassa l’audio del pubblico e partono i rintocchi di campana che fanno comprendere l’inizio della fine, la decisione di dire “basta” all’incontro.
Rocky riprende il ritmo dei primi round e toglie il fiato a Lang. Anche l’allenatore di Lang è preoccupato e invita il suo pugile a usare il cervello e non stancarsi eccessivamente. Il fiato di Lang si fa corto, Rocky glielo fa notare. La chiusura del match è formidabile “non fai più tanto male”, “mia madre me le dava più forte”. Rocky smette di aver paura di Lang e vince.
Rocky III doveva essere l’ultimo della saga: ogni futuro tentativo di rimettere mano alla storia avrebbe rischiato di danneggiare il lavoro fatto. Già con il terzo film la storia sembrava ormai satura
Al termine del film, dopo un’ottima costruzione della storia che alla fine piacque, sebbene le aspettative fossero difficili da rispettare dopo i primi due ottimi capitoli, si poteva chiudere il cerchio. Con tre film si era visto il Rocky escluso, il Rocky combattivo e il Rocky campione che ritrovava lo sguardo della grinta, della fame, della “tigre“.
La storia ormai sembrava esaurita e ogni futuro tentativo di rimettere mano sulla stessa rischiava di danneggiare per sempre il lavoro fatto sino a quel momento. Già con Rocky III si era data l’idea di aver tirato la storia per le lunghe.
Rocky III: la colonna sonora
La celebre canzone “Eye of the Tiger” dei Survivor, si sposava a pennello con il concetto degli “occhi della tigre“, se non altro ne è la traduzione letterale. Il brano è stato in testa nella classifica nel 1982 secondo Billboard. L’anno seguente la colonna sonora ottenne la nomination per agli Oscar, ai Golden Globe e alla British Academy Film Awards.
Dovete però sapere che inizialmente la colonna sonora sarebbe dovuta essere “You’re the best” di Joe Esposito. Sly però la scartò e venne utilizzata per “Karate Kid“. Stallone avrebbe voluto “Another One Bites the Dust” dei Queen ma non ne ottenne i diritti per utilizzarla.
Rocky III: gli incassi
Anche stavolta Stallone sbancò negli incassi. Al botteghino statunitense si registrarono più di 125 milioni di dollari di guadagno, superando il risultato ottenuto in Rocky II.
Le altre curiosità: dopo Rocky III, Hulk Hogan venne licenziato da Vince McMahon Sr. dall’allora WWF
- A inizio film Rocky si allena in mezzo alla gente, pensa alle telecamere e a firmare gli autografi per l’ira dell’allenatore Mickey. Appare una groupie bionda che chiede un bacio a Rocky. La donna è stata la prima moglie di Stallone, Sasha. Nel primo film era la fotografa delle produzioni di scena.
- Nel film appare Hulk Hogan, celebre wrestler dell’allora WWF (oggi WWE), al suo debutto cinematografico. Nella pellicola sfida Stallone in una esibizione per fare “un po’ di show” come dicono loro stessi. Per aver preso parte al film interpretando l’inquietante e temibile personaggio di “Labbra Tonanti“, il chairman della compagnia di wrestling lo licenziò. Sebbene la pellicola lo consacrò a livello di fama, gli tolse il “pane quotidiano“. Hulk Hogan poi tornò in WWF dominando per anni, richiamato dal figlio del presidente, Vince McMahon Jr., tutt’oggi ancora proprietario e amministratore delegato della WWE.
- Per girare l’intero match tra Rocky e “Labbra Tonanti” ci vollero ben 10 giorni di riprese. Stallone pretendeva la perfezione e sebbene l’incontro non duri molto, c’era molto lavoro da fare visto che veniva introdotto praticamente tutto un altro tipo di sport-entertainment.
- Nella sponsorizzazione del match di lotta libera, appare un giornale che riporta la data del 1982. Tuttavia, seguendo cronologicamente la narrazione, l’anno corretto sarebbe dovuto essere il 1979 considerati i fatti. Rocky e Rocky II, secondo le tempistiche, risalirebbero al 1976 e gli eventi di Rocky III si svolgerebbero tre anni dopo, quindi non sicuramente il 1982, sebbene quest’ultima data coincidesse con l’uscita del film.
- Hulk Hogan viene dichiarato alto 2,1 m quando viene annunciato, tuttavia è alto 2,01 m. In realtà anche Rocky Balboa è annunciato con un’altezza di 1,86 m, ma anche lui è più basso: Sylvester Stallone è infatti alto 1,77 m.
- Per la scena in cui Hogan lancia fuori dal ring Rocky si era proposto come stuntman il fratello del regista, Frank Stallone. Tuttavia Sylvester non accettò in quanto troppo rischioso, e poi l’episodio doveva sembrare il più reale possibile. Alla fine venne arruolato lo stuntman Don Charles McGovern per quella scena.
- Il flipper che Paulie distrugge in uno scatto d’ira, invidioso del successo di Rocky e in preda all’alcol, non è lo stesso rilasciato parallelamente all’uscita dal film. Lo si evince dal vetro posteriore, realizzato appositamente per la scena in Rocky III.
- Abbiamo già visto che il cognome di Adriana e Paulie (Pennino) si sente per la prima e unica volta nel secondo film della saga, durante la celebrazione del matrimonio. Accade anche per il cognome di Mickey, che nella saga in questo caso si legge solo una volta e avviene proprio in Rocky III. Il cognome appare sulla tomba: Goldmill.
- Mr. T non è stato solo la guardia del corpo del pugile Leon Spinks ma anche di Muhammad Ali e Sugar Ray Leonard.
- Stallone commissionò allo scultore Thomas Schomberg, ancora prima del rilascio del terzo capitolo della saga, la realizzazione della statua in bronzo di Rocky che alza le braccia al cielo. La statua è alta 2 metri e 60 centimetri e dopo aver terminato le riprese Stallone donò l’opera alla città. In un primo momento venne lasciata dov’era, ma in seguito alle proteste dei critici d’arte, fu riposizionata. Non tolleravano la presenza di un “semplice” elemento scenografico “spacciato” come un’opera, posizionato davanti al prestigioso museo. Così fu posizionata davanti alla Spectrum Arena della squadra di basket dei Philadelphia 76ers. Tuttavia venne riposizionata ancora in cima alla scalinata per i film di Rocky V, Mannequin e Philadelphia, per poi tornare dinanzi allo Spectrum. L’8 settembre del 2006 la statua è stata posizionata di nuovo in cima alla scalinata del museo. Oggi però è ai piedi della scalinata, guardando sul lato destro dell’ingresso. In cima alla scalinata si trovano tuttavia le impronte dei piedi di Rocky.
- Ne furono realizzate tre di statue e, oltre a quella del film, c’è un’altra statua situata nella Hall of Champions Sports Museum di San Diego e la terza è stata messa all’asta su eBay (per tre volte con un prezzo che iniziava da 5 milioni di dollari, poi sceso a 3 milioni e infine a 1 milione di dollari, tuttavia non è mai stata venduta. Il progetto nasceva per raccogliere fondi per l‘Istituto internazionale per lo sport e la storia delle Olimpiadi).
- La statua di Rocky abbiamo visto che appare in altre due pellicole che sono: Philadelphia con Tom Hanks, di Jonathan Demme, il celebre film del 1993, e in Mannequin del 1987, di Michael Gottlieb.
- In Rocky III il nome di Adriana non viene tradotto e diventa “Adrian” come nella versione originale.
- Carl Weathers, interprete di Apollo Creed, ha dichiarato di preferire questo film a tutta la saga perché viene approfondito bene il suo personaggio.
- Il 9 marzo del 2023, attorno alla statua di Rocky, è apparsa sciarpa del Catanzaro calcio.
Stasera in tv
Stasera andrà in onda il film su Rete 4 a partire dalle ore 21,25: buona visione!