Un team di ricerca statunitense capitanato da scienziati del Dipartimento di Ingegneria Biomedica dell’Università di Duke, negli Stati Uniti, ha lavorato, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia delle radiazioni e di Farmacologia e Biologia del Cancro del Centro Medico Duke, sulla nuova tecnica per eliminare il tumore al pancreas. Gli esperimenti hanno dimostrato che impiantando una sostanza simile al gel, composta da polipeptidi simili all’elastina (ELP), direttamente sulla massa tumorale in modelli murini (topi), questa attacca direttamente il tumore senza che le radiazioni colpiscano altri tessuti sani circostanti. La sostanza è composta da catene sintetiche di aminoacidi in stato liquido che, a temperatura ambiente, assume lo stato gelatinoso una volta esposto al calore dell’organismo umano.

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La terapia innovativa

La terapia innovativa è stata testata in laboratorio e nei test effettuati sui topi, la tecnica funziona in sinergia con la tradizionale chemioterapia. Questo è un risultato storico e il migliore mai ottenuto contro il cancro al pancreas nei topi. La speranza, ovviamente, è che i test possano essere attendibili anche sugli esseri umani. Come specificato dagli autori dello studio, quella del cancro al pancreas è la terza causa di morte per patologie oncologiche.

Gli scienziati hanno deciso di utilizzare radionuclidi di iodio-131, si tratta di un isotropo radioattivo dello iodio che rilascia radiazioni beta. Il deposito di biogel si degrada trasformandosi in aminoacidi. Questo viene assorbito dall’organismo non prima che “lo iodio-131 sia decaduto in una forma innocua di xeno”. Il biogel assume il comportamento di “guscio protettivo” che permette l’azione delle radiazioni per il tempo necessario e senza far danni. Inoltre la radiazione beta “migliora anche la stabilità del biogel ELP” e permette al “deposito” di “durare più a lungo”. Poi di “rompersi, solo dopo che la radiazione si è esaurita”: lo specifica il professor Schaal.

Dopo la somministrazione ai topi malati, la risposta è stata positiva al 100%: tutti i tumori hanno reagito alla combinazione del farmaco con lo iodio-131. Il cancro al pancreas è stato eliminato in maniera completa nell’80% dei casi e, a parte quelli dati dalla chemio, non si sono verificati ulteriori effetti collaterali degni di nota. Il professor Schaal, attraverso un comunicato stampa, ha precisato che il risultato è “estremamente interessante” sebbene secondo il “resto della letteratura” quando accaduto non sarebbe realizzabile. Tuttavia la precisazione: sono risultati preliminari ottenuti su animali in test di laboratorio. Prima che si possa sperimentare la medesima efficacia nell’uomo ci vorrà parecchio tempo.

Cancro al pancreas: sintomi, stanchezza, sopravvivenza, in quanto tempo cresce, cause, si può guarire?

Secondo l’AIRC il tumore al pancreas non dà segni particolari in fase precoce. Anche quando presenti, i sintomi sono piuttosto vaghi e possono essere mal interpretati sia dai medici che dai pazienti. I sintomi più evidenti appaiono quando il tumore si è già diffuso agli organi vicini bloccando i dotti biliari. Quindi il paziente inizia a perdere peso e appetito, assume una colorazione gialla degli occhi e della pelle e ha dolore all’addome che si aggiunge ai sintomi di debolezza, nausea e vomito.

La velocità di crescita delle cellule tumorali nei linfonodi vicini è piuttosto rapida e si estende anche ad altri organi quali il fegato e i polmoni. Il tumore non dà segni se non quando ha raggiunto dimensioni notevoli. Al momento una piccola percentuale (20%, un paziente su cinque) può sottoporsi ad asportazione chirurgica quando la malattia viene identificata in tempo e il tumore è ancora localizzato. Inoltre, anche in quel caso, le probabilità di successo non sono entusiasmanti.

L’intervento per il cancro al pancreas è complesso e gravato da rischi: i risultati migliori si verificano nei centri specializzati. A seconda della localizzazione del cancro cambia il tipo di intervento. La mortalità può arrivare al 10% data la delicatezza e la complessità di determinati interventi. Si tratta oltretutto di casi sporadici vista la facilità e la rapidità in cui il male si diffonde. Come dimostrano gli studi recenti, gli scienziati sono al lavoro per trovare una cura al male in questione: ci vorrà ancora molto tempo, ma la scienza si sta muovendo in tal senso.

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