Il bagnino aveva 19 anni quando cadde dalla piscina dell’acquapark di Monsano, in provincia di Ancona. A distanza di vent’anni, arriva il maxi risarcimento
La ricostruzione di questa vicenda è agghiacciante: un bagnino è caduto nella piscina dell’acquapark di Monsano, in provincia di Ancona, ed è rimasto tetraplegico ad appena 19 anni. I fatti risalgono al giugno del 2003, da allora la vita del ragazzo è cambiata per sempre. Il bagnino era sceso dallo scivolo chiamato Kamikaze e, tentando di recuperare il fischietto caduto dalla bocca, non si era accorto di essere uscito dai bordi della piscina: una frazione di secondo che gli è costata tantissimo, perché cadendo batté la testa violentemente e alla base del cranio, proprio sul ciglio di cemento della struttura dove stava lavorando. Un istante in cui ha perso l’equilibrio, distraendosi per colpa di un misero fischietto.
Il 19enne è rimasto tetraplegico: le responsabilità condivise
Ricordi ormai, passati, remoti. Ma determinanti perché la vita dell’ex bagnino cambiasse radicalmente. Ebbene, dopo vent’anni dal tragico episodio, attraverso una sentenza della sezione civile della Corte di Cassazione di Roma, è stato stabilito che il Ministero dell’Interno, il Comune di Monsano (dove sono avvenuti i fatti), un architetto e la società che gestiva il parco divertimenti all’epoca dei fatti, la stessa dove il giovane lavorava come bagnino nell’allora estate 2003, dovranno risarcire l’ex bagnino di 632mila euro. In base alla ricostruzione, la Suprema Corte ha stabilito che l’attrazione presentava evidenti difformità che poi avrebbero accertato la responsabilità della Commissione provinciale di Vigilanza per aver fornito il consenso all’agibilità della struttura.
Pare infatti che la stessa presentasse “gravi carenze sotto il profilo della sicurezza e dell’incolumità pubblica”. Un fatto grave, del quale ne è corresponsabile il Comune di Monsano, per questo è indicato tra gli enti che dovranno impegnarsi nel mega risarcimento dell’ex bagnino, rimasto tetraplegico dopo l’incidente all’acquapark. Il Comune ha un ruolo chiave, in quanto è delegato alla verifica dell’idoneità, che poi rilascia con documenti oggi impugnabili. Le gravi ferite riportate portarono all’apertura di un procedimento penale al tribunale di Ancona: tuttavia, il legale rappresentante della società ottenne l’assoluzione dall’accusa di lesioni, ma non evitò la condanna in primo grado ad una pena pecuniaria a causa delle norme anti infortunistiche sul lavoro. Una storia drammatica, senza vincitori, né vinti.