Sono passati quattro anni dalla morte di una giornalista speciale: la Toffa era nel cuore di tutti gli italiani e ci ha lasciato in eredità tanta energia, come in occasione di quell’ultimo saluto a Le Iene

Era il 21 dicembre del 2018, ma il video fu trasmesso da Le Iene mesi dopo la sua morte: quanto ci manca Nadia Toffa e oggi la ricordiamo con quello straziante ultimo saluto. Un addio che non voleva davvero essere tale, anche se si era sforzata davvero tanto di crederci, di guardare il lato positivo. Anche davanti ad un dramma simile, con il suo spirito da guerriera intramontabile. Il cancro era ormai penetrato laddove era impossibile operare, come dissero i medici che la tennero in cura. La sua morte fu uno strazio, avvenuta il 13 agosto del 2019. Tra due mesi saranno passati già quattro anni, ma sembra ieri.

“Non trattatemi da malata, io sono una guerriera”

Il suo grido di battaglia risuonava forte e faceva eco sui social, laddove condivideva la quotidianità della sua malattia. “Sono una persona estroversa, mi piace così, non criticatemi”. Era il suo modo per affrontare il male con più forza, era il suo istinto giornalistico insito nel Dna che la spingeva ad auto documentarsi durante il percorso. E, chissà, magari se ce l’avesse fatta, se fosse stata più fortunata, avrebbe proposto uno di quei suoi impeccabili e inappuntabili servizi per la trasmissione della quale iniziò ad esserne l’inviata nel 2009 fino a condurla, prendendone le redini anche durante il periodo della malattia.

Quanta forza e quanto coraggio che ci ha lasciato in eredità. “Chi ha il tumore è un figo, basta trattarci da malati, siamo guerrieri”, tuonava in trasmissione. Quella voglia di vivere insegna ad apprezzare tutti i piaceri della vita e a rendere meno struggenti i fatti negativi. In trasmissione, una volta, parlò con gioia della fine delle cure, quando il cancro sembrava una minaccia non più così inaffrontabile. Ma il destino ha voluto questo.

L’ultimo saluto

La sua scomparsa ha sconvolto l’Italia intera, lasciandola senza parole. Lei incarnava lo spirito della combattente con i suoi servizi. Amata dai più, odiata dai truffatori che smascherava, dai delinquenti e da tutto il male che riusciva a far venire a galla, ponendo all’attenzione pubblica questioni che probabilmente senza il suo contributo sarebbero rimaste senza condanna. O con provvedimenti ritardati dalla giustizia. Nadia era luce, era energia, e non la nascondeva neanche quando tutto ormai si era fatto più buio nella sua vita:

“Ho pensato soprattutto al fatto che non è ‘il quanto vivi’ ma ‘il come vivi’. È una domanda stupida quando uno dice: ‘Ah, è morto tizio, quanti anni aveva?”. Cioè, non è una domanda. Non vuol dire niente, cosa ti dice in più di questa persona? Niente. Non è il quanto vivi ma il come intensamente vivi. Io spero di avere più tempo possibile, sto facendo quello che posso per ritardare il più possibile la mia morte. Il problema è che continua a tornare ‘sto tumore. Vedremo quanto tempo avrò ancora, non molto credo”.

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