“Travolti da un insolito destino nel nell’azzurro mare di agosto” è il film scritto e diretto dalla grande Lina Wertmuller con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini che, per certi versi, ricorda molto la terribile esperienza vissuta dalla famiglia Robertson che, nel 1971 ha affrontato un naufragio, costringendoli a sopravvivere per ben 38 giorni in mare aperto. Cos’è accaduto? Scopriamolo insieme!
“Travolti da un insolito destino”, famiglia sopravvissuta 38 giorni in mare aperto: il terribile racconto
Riuscireste ad immaginare di trovarvi in balia delle onde, su una zattera fatiscente, al centro dell’immenso Oceano Pacifico? Senza cibo, senza acqua, circondati da squali e con la prospettiva di non vedere mai più terra ferma? Tutto ha avuto inizio con un viaggio avventuroso attorno al mondo. La famiglia, composta da due genitori e quattro figli, navigava tranquillamente verso le Isole Marchesi quando, all’improvviso, la loro barca è stata attaccata da un branco di orche. L’imbarcazione è affondata in pochi minuti, lasciando i Robertson aggrappati ad una piccola zattera di salvataggio.
Ha avuto così inizio una lotta disperata per la sopravvivenza. L’oceano, prima fonte di meraviglia e avventura, si è trasformata improvvisamente in un nemico implacabile. Il sole bruciava la pelle e la fame e la sete li hanno tormentati giorno e notte. Per nutrirsi, sono stati costretti a compiere gesti estremi: uccidere tartarughe marine, succhiare il sangue dalle loro ferite e mangiare la loro carne cruda. Addirittura, sono andati a caccia di uno squalo, un’impresa titanica che li ha tenuti in vita per qualche giorno in più.
Le condizioni estreme
La paura, la disperazione e la solitudine li hanno accompagnati in ogni istante. Nonostante le condizioni estreme, la famiglia è riuscita a mantenere i nervi saldi e un forte legame, promettendosi di non abbandonarsi mai e di lottare fino all’ultimo per sopravvivere. Dopo ben 38 giorni di agonia, una nave giapponese li ha avvistati in mare e li tratti in salvo. Erano emaciati, feriti e psicologicamente segnati, ma erano vivi. La loro incredibile storia, raccontata nel libro “Survive the Savage Sea”, è un esempio di forza d’animo, resilienza e amore familiare.