Valentina Petrillo, 46 anni e ipovedente, sarà la prima donna trans a partecipare alle Paraolimpiadi. L’atleta, infatti, gareggerà in competizioni di atletica leggera riservate agli ipovedenti. In queste ore, consapevole delle polemiche che la sua partecipazione genererà, la donna ha parlato della sua disabilità, della decisione di fare coming out e dei motivi per cui potrà partecipare ai giochi.

Chi è Valentina Petrillo, la prima atleta trans delle Paraolimpiadi

Valentina Petrillo, la prima trans a partecipare alle Paraolimpiadi, deve la sua scarsa “acutezza visiva” alla sindrome di Stargardt che l’ha colpita quando aveva appena 14 anni. Tale condizione, tuttavia, non le ha impedito di diventare un’atleta. Da ragazzo, infatti, ha conquistato 11 titoli nazionali di atletica leggera paralimpica. Negli anni passati, tra l’altro, si era anche sposato e avuto un figlio. Nel 2019, infine, la decisione di fare coming out e di iniziare l’arduo percorso di affermazione di genere. Infine, la convocazione per le Paraolimpiadi di Parigi, dove gareggerà come la prima donna transessuale dell’atletica leggera.

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Le parole di Petrillo

In queste ore, infine, Valentina Petrillo ha parlato a “Fanpage” della sua condizione e dei motivi per cui potrà gareggiare come donna trans. “La mia presenza è un importante momento di riflessione per tutti, può essere d’aiuto anche sul fronte del linguaggio. C’è un modo corretto di parlare con le persone disabili, con le persone del mondo LGBT, con tutte le persone per così dire “diverse“.

È Petrillo stessa a illustrare le regole che le hanno permesso di prendere parte alla competizione. “Non ci sono regole ben precise: quando c’è il caso lo si analizza. Storicamente la questione è nata grazie al CIO nel 2015, poi nel 2019 la World Athletics recepisce parzialmente la normativa del CIO e quindi ci include. Io sono stata la prima a essere inclusa proprio a livello normativo per gareggiare con le donne. La rivoluzione avviene nel 2015 con le linee guida del CIO – Comitato Olimpico internazionale, che dice: dovete includere le persone trans. È stato dimostrato tramite degli studi che con dei valori di testosterone entro i 10 nanomoli le persone transgender sono equiparabili alle performance di una donna. Non si può dare per scontato il fatto che un qualsiasi uomo sia più forte di una qualsiasi donna”.

L’atleta Valentina Petrillo, infine, sbotta contro chi crede che essere nato uomo la renda più forte di una donna. “Questa non è una regola che vale in maniera assoluta: nessuno ha mai dimostrato scientificamente che io abbia un vantaggio. I giamaicani sono mediamente i più veloci del pianeta, ma non è che facciamo una categoria per i giamaicani; quindi, lo stesso vale per le persone trans”.

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