Avincola tra canzoni e oggetti racconta il suo nuovo album che uscirà domani, venerdì 9 maggio, intitolato “Barrì”. Il noto cantautore ha raccontato un mondo affascinante, tutto da scoprire.
Avincola tra canzoni e oggetti si racconta. Un nome e una storia tutta da scoprire. Sin dalla tenera età ha coltivato la sua più grande passione: la musica e la scrittura. Una passione che lo ha portato – e continua a portarlo – lontano. Un curriculum di alto profilo che vanta successi, riconoscimenti e diverse collaborazioni prestigiose. Il noto cantautore Simone Avincola, dall’indubbio talento artistico, è amante degli oggetti e delle piccole cose apparentemente banali. Adora il connubio tra musica e parole, trasformando – attraverso le sue canzoni – il mondo che ci circonda, talvolta troppo insopportabile e incontrollabile. Un mondo in cui la priorità è la corsa contro il tempo, senza soffermarsi accuratamente sui particolari della vita quotidiana, perché troppo presi dalla vita frenetica.
Gli stessi dettagli che possono arricchire la nostra anima o, addirittura, stravolgerla. Avincola, come ha già dimostrato più volte e sul palco dell’Ariston a Sanremo 2021 con il brano Goal!, è capace di mitigare la questione nel modo più poetico possibile, andando dritto al cuore di chi ascolta la sua musica. Il 9 giugno uscirà il suo nuovo album intitolato Barrì. Un disco incentrato su un mondo parallelo, ideale, strizzando l’occhio alla semplicità, alla bellezza e alla profondità degli oggetti che lasciano un segno indelebile, sotto le note di generi musicali contrastanti tra loro, come ama cantare lo stesso Avincola. In questo caso, è lui ad aver lasciato un segno indelebile nella musica italiana. Morgan lo ha definito “il miglior cantautore in circolazione” e non è un caso.
Com’è nata la tua passione per la musica?
È una passione ancestrale. Sono stato fortunato perché i miei genitori hanno sempre ascoltato diversi generi musicali e mio padre ha sempre suonato la chitarra. Mia madre è di origini catalane e le piace ascoltare cantautori catalani. Mentre mio padre ha un animo molto rockettaro e adora ascoltare i The Rolling Stones, quindi ho avuto l’opportunità di ascoltare sia la musica acustica, leggera, cantautorale catalana e sia il rock, quasi punk di mio padre. Il passo nel seguire la strada della musica è sempre stato breve, naturale, così come l’amore per la scrittura. Ho iniziato ad imitare mio padre quando suonava la chitarra, mentre mi insegnava i primi accordi. Da piccolo scrivevo poesie, senza però farle leggere a nessuno, mi vergognavo. Un giorno però, circondato da vari amici musicisti, avevo deciso di far ascoltare le mie canzoni. Ho pensato subito che sarebbe stato bello poter condividere il mio mondo, i miei pensieri e le mie canzoni con gli altri.
Quanta influenza hanno avuto i tuoi genitori nella ricerca del tuo stile musicale?
Entrambi. Ho sempre ascoltato molto cantautorato. Mio padre adora Bob Dylan. Quando mi ha insegnato i primi accordi suonavamo i testi di De Andrè e Battisti. Mi piace l’idea del connubio tra musica e parole, di poter scrivere canzoni che abbiano qualcosa di inaspettato, che rompano gli schemi, utilizzando però molti contrasti.
Quindi si può dire che in qualche modo la tua passione per Lucio Battisti sia nata grazie a tuo padre…
Si, in qualche modo si. Le canzoni di Lucio Battisti sono apparentemente semplici, accessibili, pur avendo, al contempo, dettagli e sfumature complesse. Successivamente mi sono appassionato al cantautorato di Guccini, di Lolli e De Gregori. Solamente negli ultimi anni, ho ritrovato la passione per Lucio Battisti. Forse perché, crescendo, alcuni concetti che raccontava attraverso i testi non riuscivo a comprenderli davvero. Adesso ho una nuova consapevolezza, essendo anche un po’ musicista, mi sono reso conto della cura che utilizzava negli arrangiamenti e nei suoni. Ogni volta che ascolto un suo brano, riesco a carpire sempre qualche dettaglio in più e questo è un arricchimento.
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Attraverso i testi che scrivi, cosa intendi comunicare ai giovani o a chi ascolta la musica?
A me piace condividere i miei pensieri, il mio mondo, senza però lanciare necessariamente dei messaggi. Amo prendere ispirazione dagli avvenimenti della mia vita, trasformando poi la realtà che mi circonda. Questo è il bello per me. Credo che sia un bel metodo sia per chi scrive e sia per chi ascolta.
Che poi non è una cosa scontata descrivere la realtà. Osservi molto, soprattutto i particolari, giusto?
Assolutamente. A me piace molto cercare la profondità nelle piccole cose e nei piccoli gesti, apparentemente banali. Adoro particolarmente gli oggetti. Essi possono suscitare un fascino diverso. Più intenso rispetto alle persone. Durante la nostra vita forse lasciamo una traccia, un segno. Gli oggetti no, restano e si trasformano esattamente come le canzoni.
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La tua passione per gli oggetti c’è sempre stata oppure è accaduto un evento particolarmente significativo nella tua vita?
Non c’è stato un evento in particolare. Ho sempre amato gli oggetti. Io non so mai quello che andrò a scrivere, non ho mai un’idea chiara e limpida. Rileggendo però i testi e gli spunti, mi sono reso conto che, anche questo nuovo album, è ricco di oggetti. Forse anche a causa della mia pigrizia. Tendo a guardare troppo vicino e mai troppo lontano.
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Com’è nata la collaborazione con Pasquale Panella?
Per me è stato un privilegio. Una cosa totalmente inaspettata. Aver lavorato con Pasquale Panella è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ho trasformato le poesie in canzoni. Ogni tanto ci sentiamo per corrispondenza e lui, anche in quel caso, ha il potere di trasformare le mail in poesie.
Morgan ti ha definito il miglior cantautore in circolazione…
Ho una profonda stima per Morgan, un artista dalla cultura immensa. È una cosa che porterò sempre con me. Non me lo aspettavo!
A proposito, come hai incontrato Morgan?
Morgan l’ho conosciuto due anni fa durante le selezioni di Sanremo Giovani. Lui faceva parte della giuria. Si complimentò molto con me per il brano Goal!. Non ci siamo più sentiti. Non ci siamo scambiati nemmeno i contatti. Poi un giorno mi ha contattato su WhatsApp, raccontandomi di un nuovo progetto che aveva in mente e, tutt’ora è ancora in ballo. Morgan stava scrivendo un libro di poesie, uscito per altro, qualche mese fa, Parole d’aMorgan. Ai tempi aveva scritto queste 60 poesie, così ha chiesto a Panella di scrivergli la prefazione. Successivamente lo stesso Panella, invece di abbozzare la prefazione, ha deciso di rispondergli con altre 60 poesie. Successivamente Morgan ha deciso di creare una chat su WhatsApp, all’interno della quale ha contattato me ed altri artisti, esordendo: “Ma perché ognuno di noi non sceglie alcune di queste poesie e le trasforma in canzoni?”. Io le ho trasformate, tra cui c’era Barrì. Stavo scrivendo l’album e, in quell’occasione, ho chiesto a Panella il permesso di poterla inserire nel disco e intitolarla con lo stesso nome del brano. A lui è piaciuto molto e ed è stato molto contento.
Tra l’altro, il 1° giugno c’è stato il tuo concerto all’Alcazar, insieme a nomi noti come Alessandro Gori, Folcast e altri ancora e in quell’occasione i presenti hanno avuto modo di ascoltare in anteprima i pezzi del nuovo album…
Si, ho cantato alcuni brani precedenti, tra cui Goal!, e altre canzoni nuove. Una serata bellissima.
Come hai conosciuto i Folcast?
Ci siamo conosciuti durante le selezioni di Sanremo Giovani ed è nato immediatamente un feeling musicale. Perciò è nata la collaborazione tra noi. Amo fare i featuring quando c’è sintonia.