A 14 anni “con gli amici andavamo a rubare le motociclette degli innamorati” ammette Bobby Solo in una intervista rilasciata al Corriere. Da piccolo era un “teppistello” e insieme agli amici insidiavano i mezzi di trasporto delle coppie di innamorati “che andavano a passeggiare a Villa Glori a Roma“. Quindi poi “smontavamo i pezzi” delle motociclette rubate per rivenderli “a Porta Portese“.

Motivo sufficiente per essere “arrestati” anche se “non siamo stati portati in carcere“. C’è anche il racconto di quella volta delle “Olimpiadi di Roma del 1960” dove “siamo andati a rubare i portafogli nello spogliatoio delle nuotatrici“. Neanche a dirlo: scoperti e arrestati con un “castigo per un mese” incluso, imposto da “mio padre“.

Bobby Solo: nome d’arte nato per un malinteso

Nell’intervista rilasciata al Corriere, Bobby Solo, pseudonimo di Roberto Satti, rivela “mio padre si vergognava di me, amava la musica di Wagner, Beethoven, Verdi e Puccini” era un dirigente dell’Alitalia e “diffidò la casa discografica di allora, la Ricordi, dicendo che io ero minorenne” e dunque “che non avrebbero dovuto usare il cognome Satti“. Il rischio era che all’Alitalia venissero a sapere “che io facevo il cantante” ha detto Roberto. Il padre “era del 1906“, un’altra epoca, un’altra mentalità.

Dunque lì nacque l’idea del direttore artistico: da Roberto a Bobby il passo è stato breve. Poi l’aggiunta, quando la segretaria ha chiesto “Bobby cosa?” e neanche a dirlo, risposta automatica “solo Bobby“. Dunque l’equivoco che ha dato vita al nome del cantante “lei che di nome faceva Stelvia, fraintese e così diventai Bobby Solo“.

Gli inizi

Tutto nacque quando Bobby aveva 14 anni “mi innamorai di Betsy Mc Gunn, figlia di un giornalista“. Lo descrive come “un amore platonico, senza nemmeno un bacio“. Un amore di vicinato “abitavamo nello stesso palazzo” e quell’adorazione per la “sua coda di cavallo biondo platino“. Quindi le chiacchierate “lei mi parlava di Elvis Presley, così mi feci mandare dei dischi da mia sorella“.

Quindi la scelta di curare l’immagine a somiglianza del re del rock “ho iniziato a pettinarmi come lui per fare colpo su Betsy“. Sua madre gli regalò “una chitarra” e cominciò “a strimpellare chiedendo aiuto a un falegname che c’era sotto casa” il quale “mi insegnò qualche accordo“.

Quindi “un po’ come accade oggi con X Factor“, grazie a “mia madre” che “era amica di uno sceneggiatore della Rai, Giuseppe Patroni Griffi“, Roberto riuscì “ad avere un’audizione” sebbene “andai con molta timidezza“. Il verdetto dopo aver cantato “un brano di Elvis“? “Signor Satti, continui ad andare a scuola” purtroppo non andò bene “lei non farà mai il cantante” era addirittura “negato per farlo“.

Una bocciatura presa molto male “scoppiai a piangere” così “il maestro Mario Gangi, leggendario chitarrista che suonava con Fausto Cigliano, mi fece una carezza“. Oltretutto il maestro “mi disse di non badare a quei vecchi tromboni che mi avevano giudicato“. Lo rassicurò dicendogli “che sentiva che io avevo qualcosa che poteva portarmi al successo” quindi lo spronò a “non mollare“. Un gesto che “mi ha aiutato molto ad andare avanti“.

Gli dicevano di avere il “falsetto di un eunuco della Cappella Sistina

Roberto ammette “la mia casa discografica non mi amava, mi diceva di non imitare Elvis“. I primi tempi Bobby veniva snobbato “non volevano mandarmi a Sanremo“, la casa discografica “riteneva che mandarmi a Sanremo fosse una perdita di tempo“. Anche se poi sul palco del Festival ci salì eccome, vincendo oltretutto per due volte.

A volerlo portare sul palco del Festival fu “il padre di Mogol, Mariano Rapetti“. Mariano “era l’unico che credeva in me“. Altro che Elvis Presley, dalla casa discografica gli dicevano di avere “i bassi di Frankenstein” e limitarsi a imitare “piuttosto Celentano” che il re del rock.

Bobby Solo “Una lacrima sul viso nata in 20 minuti dentro ad una Renault 4 color grigio topo

Mariano Rapetti fu decisivo anche per “Una lacrima sul viso“. Il padre di Mogol gli chiese se avesse “una canzone nel cassetto. Ed io ce l’avevo“. Roberto la compose “in cucina su un tavolino di marmo mentre mia madre preparava il pranzo“. Così Rapetti apprezzò la musica anche se ritenne il testo “banale“, ma “ci avrebbe pensato il figlio a sistemarla“.

Quindi l’incontro con Mogol che avvenne “pochi giorni dopo” e si doveva andare “in sala di incisione“. La celebre canzone “è nata in 20 minuti dentro ad una Renault 4 color grigio topo” perché Mogol “non aveva avuto il tempo di scrivere la canzone” e “la compose al volo dettandomi le parole“.

Una canzone che portò con sé sul palco di Sanremo “avevo 19 anni ed ero emozionatissimo“. Proprio lui così piccolo, appena maggiorenne, “al fianco di mostri sacri come Paul Anka, Frankie Laine e Bobby Rydell“. Era “spaventatissimo” al punto che “non sono riuscito a cantare” e fu “salvato dal direttore artistico” il quale lo fece “cantare in playback“.

Una soluzione per salvare la serata “ma per questo sono stato squalificato e non ho partecipato alla gara“. Tuttavia dopo l’esibizione “arrivarono alla casa discografica” ben “300 mila ordini per il 45 giri di ‘Una lacrima sul viso’“. In seguito “molti cambiarono idea su di me“.

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La vittoria di Bobby Solo al Festival di Sanremo del 1965 con “Se piangi, se ridi“: quelle voci “sulle mie tendenze sessuali” e quella proclamazione alla quale rischiò di essere assente “ero a mangiare una grigliata di pesce

Avevo visto Elvis Presley fare come Tony Curtis” dice Bobby nell’intervista al Corriere ricordando l’esibizione all’edizione di Sanremo in cui vinse con il brano “Se piangi, se ridi“. L’imitazione prevedeva “mettersi del mascara sugli occhi per esaltarli“. Dunque lo fece anche Bobby “e chiesi aiuto a due ragazze che lavoravano nella profumeria di fronte al casinò“. Probabilmente però “esagerarono un po’“, così durante l’esibizione “il mascara si è sciolto lungo una guancia“.

Quindi la nascita delle voci “sulle mie tendenze sessuali, tanto che sul mio pulmino qualcuno arrivò a scrivere col rossetto ‘Signorina Bobby Solo’“. Rumors che comunque non lo turbavano “perché sono sostenitore del fatto che bene o male è importante che se ne parli” aggiunge il cantante.

Quindi la proclamazione del vincitore, quando nel mentre Bobby era “al caffè” dopo che scelse di andare a “mangiare una grigliata di pesce con l’arrangiatore Gianni Marchetti” in seguito alla sua esibizione. “Arrivano due uomini della Rai che mi danno del pazzo perché ho vinto il Festival e sono lì a mangiare e non sul palco“. Così “sono andato a mettermi lo smoking” per tornare in teatro con “Mike Bongiorno ad aspettarmi“.

Vinse anche in duo con Iva Zanicchi con il brano “Zingara” del 1969. I ricordi sono molti e belli ma “non vado al Festival dal 2003 quando ci andai con Little Tony, un caro amico che mi manca tantissimo“. Sebbene “sarei felice di tornare con una mia canzone” Bobby asserisce di non aver fatto “nessuna richiesta per andarci“. Tuttavia “ho visto che i miei coetanei come Gianni Morandi, Donatella Rettore, Massimo Ranieri e Iva Zanicchi hanno fatto audience“.

Ad ogni modo non sarà Bobby a proporsi “sennò sembra che vada a chiedere l’elemosina. Se uno vuole ti cerca“. Quindi l’aggancio all’ultimo brano uscito di recente “All in Better Times“, canzone fatta “insieme a Carlo Zannetti” e “che parla della pandemia e della guerra“. Una canzone “in stile Beatles“, è un “inno alla speranza che tutto vada a finire bene“.

I prossimi programmi dell’artista

Una speranza che almeno riguardo la pandemia sembra dare risultati positivi, quindi la ripartenza delle attività dei concerti “ne ho alcuni in programma“, dice Bobby. “Il 30 aprile a Viareggio” poi il primo maggio “a Pescara” e “a Milano” per il 6 maggio. Il 27 maggio andrà a cantare “sul lago di Garda” perché “mi ha chiamato il mio caro amico Jerry Calà” invitandolo “in un locale sulla spiaggia che si chiama Sestino Beach“.

Bobby Solo oggi: vita privata, moglie e figli

Bobby Solo con la moglie Tracy Quade

Roberto si è sposato nel 1967 con Sophie Teckel, ballerina francese. L’anno seguente è nato Alain, il primo dei tre figli della coppia; nel 1971 è nata Chantal; nel 1975 è nata Muriel. Bobby e la Teckel divorziarono nel 1991, nel frattempo l’anno precedente nacque Veronica, figlia riconosciuta solo di recente, dopo una relazione con Mimma Foti. La moglie attuale del cantante è Tracy Quade, hostess di origini coreane sposata nel 1995.

Bobby Solo e il figlio di 9 anni nato quando il cantante ne aveva 68

La coppia ha avuto un figlio nel 2013, Ryan, nato quando Bobby aveva 68 anni. Nell’intervista al Corriere, quando gli viene chiesto se un giorno seguirà le orme del padre, in merito Bobby ha detto che “adora la pizza” e sebbene sembrasse diretto verso la professione del “pizzaiolo“, ad oggi “ha cambiato idea” tuttavia non ha grandi pretese. Poi una previsione sull’ingegno del figlio, appassionato nel “costruire i Lego” con particolare “abilità nel costruire i grattacieli“, chissà magari “diventerà un ingegnere“.

Bobby Solo età ed altezza

Bobby è nato il 18 marzo del 1945 e ha da poco compiuto 77 anni. Roberto è alto 1 metro e 76 centimetri.

Dove abita Bobby Solo, la residenza ufficiale

Dopo 59 anni vissuti a Roma, luogo di nascita, da 15 anni Bobby Solo ha scelto di avvicinarsi alle origini della sua famiglia: oggi vive tra Pordenone, insieme alla moglie, e Badia Polesine. Quest’ultimo, comune in provincia di Rovigo in Veneto, è il luogo della sua residenza ufficiale da 15 anni. Sebbene il cantante abbia vissuto una vita nella capitale, viene da una famiglia triestina, come i suoi genitori, con una una nonna sulla città che si affaccia sul mare, Pola, e l’altra di Capodistria.

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