Sta facendo discutere la notizia che la manager 32enne stuprata a marzo 2023 a Milano è stata licenziata dall’azienda di Assago in cui lavorava. Secondo l’azienda, l’allontanamento è dovuto ad una ridistribuzione dei compiti che ha reso la donna non più indispensabile. Secondo l’avvocato della vittima, tuttavia, dietro alla triste decisione si nasconderebbe ben altro.

Manager stuprata viene licenziata un anno dopo: la ricostruzione della tragedia

I fatti avvennero la sera del 16 marzo 2023 in un locale dei Navigli, a Milano. La donna, dopo una serata all’insegna di alcol e divertimento con quelli che credeva essere amici, fu stuprata da 3 uomini. I violentatori furono arrestati poco dopo, ma per la manager stuprata e ora anche licenziata, iniziò un lungo calvario. “Hai tutto il nostro sostegno, non ti preoccupare”, le dissero i suoi colleghi nei giorni seguenti alla tragedia. Per mesi, infatti, la 32enne seguì sedute psicologiche e psichiatriche e a settembre scorso tentò, invano, di tornare al lavoro. “La mia vita quella notte è cambiata, però ce la farò, mi serve solo un po’ di tempo, ne sono sicura”, aveva detto la giovane, che tuttavia, in questi giorni ha ricevuto la lettera di licenziamento.

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La lettera di licenziamento e le parole dell’avvocato

L’azienda, infatti, avrebbe licenziato la manager stuprata “per giustificato motivo”. “In un’ottica di maggior efficienza abbiamo deciso di riorganizzare le nostre attività. Sopprimendo la posizione da lei attualmente ricoperta e ridistribuendo le sue attuali mansioni tra altri dipendenti attualmente impiegati presso di noi. La informiamo che, dopo attenta verifica, abbiamo constatato l’impossibilità di adibirla ad altre mansioni”.

L’avvocato della 32enne, tuttavia, sostiene che dietro al licenziamento ci sia ben altro. “La verità è che purtroppo, erano finiti su delle chat alcuni filmati della violenza e per l’azienda sarebbe stata una perdita di credibilità. E poi non avevano tempo di aspettarla. Di permetterle di riprendersi al cento per cento sia fisicamente che psicologicamente. Quello che l’ha distrutta, tuttavia, è stato il modo in cui è stata silurata. Le sono stati offerti cinquemila euro per chiudere il rapporto di lavoro “o firmi adesso o mai più”.

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