A seguito delle autopsie sui corpi di tre dei cinque operai nella strage di Casteldaccia è emerso che sono morti asfissiati, con i polmoni completamente ostruiti

Sono state effettuate le autopsie su tre dei cinque operai morti a Casteldaccia, in provincia di Palermo, il 6 maggio scorso mentre stavano lavorando alla rete fognaria. Le analisi delle salme, dunque, hanno confermato i primissimi sospetti secondo cui la causa della loro morte è stata l’idrogeno solforato, sprigionato dai liquami. Le vittime, infatti, sarebbero state asfissiate dalle esalazioni della fermentazione dei liquami.

Cos’è l’idrogeno solforato

Più noto come acido solfidrico, l’idrogeno solforato è tossico e insidioso (ad alte concentrazioni paralizza il nervo olfattivo). È inoltre un gas incolore a temperatura ambiente, contraddistinto dal caratteristico odore di uova marce. Altamente pericoloso per l’uomo, ha una densità maggiore dell’aria: per questo motivo tende, di solito, ad accumularsi in basso negli ambienti chiusi. E un esempio lampante è la vasca di liquami fognari. Gli operai, infatti, avevano i polmoni completamente ostruiti.

Cos’è successo

Una squadra di operai, lunedì 6 maggio, stava lavorando alla rete fognaria per conto dell’Amap (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo). Durante la discesa nelle fogne hanno perso la vita cinque persone: Epifanio Alsazia, 71enne di Partinico, contitolare dell’azienda Quadrifoglio group che aveva vinto l’appalto per il lavoro. Poi c’era il 47enne Giuseppe Miraglia di San Cipirello, Roberto Raneri, 51enne di Alcamo, in provincia di Trapani; Ignazio Giordano di 59 anni. E il più giovane, Giuseppe La Barbera, di 26 anni, lavoratore interinale per Amap.

Venerdì 10 maggio verranno effettuate le autopsie sui corpi delle altre due vittime.

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