L’incubo di un 43enne di Roma è finalmente finito. L’uomo per ben 27 mesi è stato incarcerato con un’accusa infamante: quella di aver violentato sua figlia minorenne. In primo grado l’innocente era stato condannato a 8 anni di prigione dopo la denuncia della figlia 17enne. In appello, invece, i giudici lo hanno scagionato totalmente da ogni accusa. La ragazza, infatti, si sarebbe inventata tutto per sfuggire al controllo dei familiari e viversi una storia d’amore nata sui social, con un uomo più grande di lei.

17enne denuncia il genitore per stupro: la ricostruzione

La 17enne, infatti, avrebbe denunciato l’incolpevole genitore per ripicca. Beccata dalla mamma a inviare foto porno ad un uomo conosciuto online, la donna aveva minacciato di denunciare l’uomo per possesso di materiale pedopornografico. La minorenne, di contro, ha invece deciso di denunciare il proprio padre per violenza sessuale.

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La sentenza ribaltata in appello

In qualche modo, poi, la 17enne che ha denunciato il genitore, ha fatto credere alla mamma che le violenze fossero vere. In primo appello, dunque, l’uomo, un carpentiere 43enne di Roma, sotto shock per quanto gli stava accadendo, è stato condannato a 8 anni di reclusione. Per 27 mesi, dunque, lui che era la vera vittima della vicenda, ha passato quello che dev’essere stato un inferno. In appello, però, i giudici hanno ribaltato la sentenza e riconosciuto l’innocenza del 43enne. L’accusa nei suoi confronti sarebbe stata un meccanismo di difesa. La 17enne, infatti, avrebbe provato a distogliere l’attenzione su di lei sfruttando la tensione che aveva creato tra i genitori.

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