È stata diffusa parte del diario della 19enne Makka, che ha ucciso il padre violento a coltellate per difendersi, poco prima dell’omicidio

Quello commesso dalla 19enne Makka è stato un atto disperato e agognato, confermato da alcuni stralci del suo diario: uccidere il padre violento e difendere sé stessa e sua madre. Non ne poteva proprio più delle violenze casalinghe del padre, Akhyad Sulaev, e per questo motivo lo ha accoltellato a morte. Questo il movente della morte del 50enne, ex campione di karate ceceno e muratore in Italia, avvenuto venerdì sera 1 marzo in un appartamento. Più precisamente al primo piano di uno stabile in via San Giovanni, a Nizza Monferrato, in provincia di Asti. Makka, i suoi fratelli e i genitori, di famiglia cecena, vivevano in Italia da alcuni anni.

Il fermo della ragazza, che frequenta il terzo anno del liceo scientifico Pellati e di sera lavora presso un ristorante, è stato convalidato dalla Procura di Alessandria due giorni fa. Ma a portare ulteriore luce sull’accaduto ci sono le pagine del suo diario, appena quattro, che La Stampa ha pubblicato nell’edizione di oggi, 6 marzo. “Spero che tutti gli uomini simili brucino all’inferno. Non avrei mai immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel cogl***e prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre.” Ha scritto la 19enne.

“Chi troverà questo scritto capirà, o sarò morta io o sarà morto lui.” E poi: “Ho paura che i miei fratelli copino il comportamento di mio padre.” Il contenuto di quelle quattro pagine è stato analizzato dagli inquirenti che hanno sequestrato il diario nella perquisizione dell’appartamento dove ha avuto luogo l’omicidio. “Non avevo mai osato affrontare mio padre né oppormi a lui. Ma i maltrattamenti durano da tempo, fanno parte della sua cultura, del modo di intendere i rapporti con le donne.”

In seguito la descrizione del comportamento violento del padre si fa più dettagliata. “A volte prende mia madre, la trascina di fronte ai miei fratelli maschi e insegna loro come si tratta una donna. ‘Quando una donna vi risponde male dovete prenderla così, come fa papà’, diceva.”

Questi alcuni degli ultimi scritti prima dell’omicidio del 50enne che si era licenziato dall’ennesimo lavoro. “Quando vengo a casa ti uccido, come ti permetti.” Avrebbe scritto il padre alla figlia che si era permessa di rimproverarlo per aver lasciato il lavoro. “Venerdì papà si è licenziato.” Ha raccontato la 19enne. “Per l’ennesima volta aveva perso il lavoro da muratore e dopo si era diretto al ristorante dove mamma lavora come lavapiatti e io come cameriera nei weekend. A mia mamma ha chiesto di licenziarsi, lei gli ha detto di no e gli ha chiesto come avremmo fatto altrimenti con i soldi. Per questo è scoppiata la prima lite, mamma lo ha anche allontanato dal ristorante.”

Tornato a casa, il 50enne Akhyad avrebbe aggredito prima la moglie e poi la figlia. Prendendole a pugni. Ma dopo qualche istante, sfruttando una disattenzione dell’uomo, la 19enne ha afferrato un coltello da cucina e ha accoltellato l’uomo alla schiena e all’addome. Nonostante i soccorsi immediati e il trasporto in ospedale, Sulaev è morto poco dopo, a causa delle gravi ferite.

La giovane, invece, è rimasta a lungo sotto choc, insieme ai carabinieri ai quali ha raccontato, in seguito, tutta la vicenda. “Sono intervenuta per difendere mia madre. Allora papà mi ha inseguita e presa a pugni. Mamma ha tentato di difendermi. E lui ha ricominciato a prendere a schiaffi anche lei. Era esperto di karate e arti marziali, sapeva dove colpirci in modo che i lividi non si vedessero. Ma ci ha sempre picchiate. Non volevo che lo facesse. Ero stanca. Mi sono difesa.” Ha riferito. “L’ho colpito lasciandolo a terra. Ma non volevo ucciderlo. Poi ho atteso i carabinieri.”

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