La 19enne Makka ha confessato di aver ucciso il padre a coltellate esclusivamente per difendersi, insieme alla madre, dalle continue violenze dell’uomo

Non ne poteva proprio più delle violenze casalinghe del padre, per questo motivo la 19enne Makka lo ha accoltellato a morte. Questo il movente della morte del 50enne Akhyad Sulaev, ex campione di karate ceceno e muratore in Italia, avvenuto venerdì sera 1 marzo in un appartamento. Più precisamente al primo piano di uno stabile in via San Giovanni, a Nizza Monferrato, in provincia di Asti.

Secondo le parole della giovane, interrogata dagli inquirenti, non ha potuto più sopportare le continue violenze domestiche su di lei e sulla madre. La 19enne, che frequenta il terzo anno del liceo scientifico Pellati e di sera lavora presso un ristorante, racconta che il padre si era licenziato per l’ennesima volta. Poi nella stessa sera si era recato nel ristorante dove lavora la moglie per far licenziare anche lei.

“Venerdì papà si è licenziato.” Ha riferito la 19enne. “Per l’ennesima volta aveva perso il lavoro da muratore e dopo si era diretto al ristorante dove mamma lavora come lavapiatti e io come cameriera nei weekend. A mia mamma ha chiesto di licenziarsi, lei gli ha detto di no e gli ha chiesto come avremmo fatto altrimenti con i soldi. Per questo è scoppiata la prima lite, mamma lo ha anche allontanato dal ristorante.”

L’uomo, dunque, è stato cacciato dal locale e ha atteso la moglie direttamente a casa, dove, al suo ritorno, si è sfogato su di lei in modo violento. Ha iniziato a picchiarla. Per poi virare sulla figlia che cercava in tutti i modi di proteggere la madre. Ma dopo qualche istante, sfruttando una disattenzione dell’uomo, la 19enne ha afferrato un coltello da cucina e ha accoltellato l’uomo alla schiena e all’addome. Nonostante i soccorsi immediati e il trasporto in ospedale, Sulaev è morto poco dopo, a causa delle gravi ferite.

La giovane, invece, è rimasta a lungo sotto choc, insieme ai carabinieri ai quali ha raccontato, in seguito, tutta la vicenda. “Sono intervenuta per difendere mia madre. Allora papà mi ha inseguita e presa a pugni. Mamma ha tentato di difendermi. E lui ha ricominciato a prendere a schiaffi anche lei. Era esperto di karate e arti marziali, sapeva dove colpirci in modo che i lividi non si vedessero. Ma ci ha sempre picchiate. Non volevo che lo facesse. Ero stanca. Mi sono difesa.” Ha riferito. “L’ho colpito lasciandolo a terra. Ma non volevo ucciderlo. Poi ho atteso i carabinieri.”

Come riporta il Corriere, le continue vessazioni da parte del 50enne sono state confermate anche da Massimiliano Sfolcini, avvocato difensore della ragazza. Madre e figlia subivano continuamente le violenze da parte di Sulaev a cui non andava proprio giù l’indipendenza economica di sua moglie. “Makka e sua madre non hanno però mai denunciato il padre.” Ha chiarito il legale della 19enne, al momento in stato di fermo. “Nessuno, o quasi, ha mai visto i suoi lividi. A scuola, Makka frequenta il liceo scientifico con ottimi voti, nessuno si era accorto di quanto la giovane subisse. Ma lei ha raccontato tutto all’unica amica che ha e ora lei dovrà essere sentita dagli inquirenti. Mi ha spiegato che non riusciva più a sopportare quelle violenze.”

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