“Da quel giorno la mia vita è diventata un inferno” – ha detto la 42enne in un’intervista
Avrebbe dovuto essere un semplice “intervento di routine”, ma si è trasformato in un incubo: così, Sabrina Di Girolamo, 42 anni è finita sulla sedia a rotelle.
La donna ha ricevuto una parte del risarcimento, come stabilito dal tribunale di Verona, per i danni conseguenti all’intervento di rimozione di un tumore benigno al quale si era sottoposta nel 2017.
I giudici hanno condannato l’azienda ospedaliera veronese a risarcire la donna con 1.6 milioni di euro. Tuttavia, fino ad ora ne aveva ricevuti soltanto 50mila.
“Il nosocomio veronese ha corrisposto alle controparti, lo scorso 10 ottobre, la somma di 769.900 euro quale risarcimento del danno. Mentre la restante quota è rimasta a carico delle assicurazioni degli altri convenuti” – si legge in una nota dell’azienda sanitaria.
Sabrina, il tumore benigno e l’intervento sbagliato
Tutto ha inizio alla fine del 2016, quando a Sabrina, all’epoca 36enne con un’attività ben avviata, sposata e con due figlie, le era stato stato diagnosticato un tumore benigno.
Nello specifico, un “neurinoma dell’acustico delle dimensioni complessive di circa 16 millimetri per 12, collocato in corrispondenza della fossa cranica posteriore“.
Tuttavia, in sala operatoria, qualcosa è andato storto.
L’operazione l’aveva resa tetraplegica, costretta a vivere su una sedia a rotelle, impossibilitata a muovere braccia e gambe.
Secondo gli inquirenti, i danni sarebbero stati causati dall’errore di uno specializzando, il quale, forse lasciato solo dal neurochirurgo, avrebbe sbagliato a posizionare la paziente causando danni irreparabili a livello neurologico. I due medici, accusati di lesioni colpose connesse all’esercizio della professione medica, non sono andati a processo solo perché ha accettato il risarcimento e ritirato la querela.
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“Nessuna cifra risarcirà il mio dolore”: il calvario di Sabrina
In un’intervista al Corriere della Sera, la giovane parrucchiera ha ripercorso le tappe di quello che ha definito “un incubo”.
“Avevo solo 36 anni, due figlie da crescere e tanti sogni, in quel maledetto giorno mi hanno tolto tutto, la mia vita è diventata un inferno. Nessuno potrà mai restituirmi ciò che mi hanno tolto per sempre. Nessuna cifra mi risarcirà di tutto il dolore e l’immane sofferenza” – ha detto Sabrina. “Tuttavia i soldi mi servono per curarmi, viste le tante e costose terapie a cui sono costretta costantemente a sottopormi” – ha concluso la donna.