La 31enne Anica Panfile era stata trovata morta lo scorso 21 maggio nel fiume Piave, nella zona di Spresiano, in provincia di Treviso. Franco Battaggia, 76 anni, è stato iscritto nel registro degli indagati: ecco la sua versione

Svolta sul caso della morte di Anica Panfile, la donna rumena di 31 anni, il cui cadavere era stato ritrovato lo scorso 21 maggio nelle acque del fiume Piave, nella zona di Spresiano (Treviso). 
La donna, madre di 4 figli, era dispersa da 3 giorni: era andata a lavoro ad Arcade, piccolo comune nel Trevigiano, ma non era tornata a casa. Il suo compagno aveva provato a rintracciarla, senza successo: dopo tre giorni di ricerche, il suo corpo era stato ritrovato senza vita all’interno del fiume.
Sul capo presentava traumi multipli, riconducibili a un corpo contundente.
Infatti, la donna non era morta per annegamento: nei suoi polmoni non era stata trovata acqua.
Inoltre, l’ipotesi del suicidio era stata scartata quasi subito.
Dunque, secondo gli inquirenti, Anica potrebbe essere stata prima uccisa e poi gettata nel fiume.

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Indagato per omicidio Franco Battaggia, il suo ex datore di lavoro

Nelle ultime ore, però, le indagini hanno subito un’accelerazione.
Infatti, il suo ex datore di lavoro, il 76enne Franco Battaggia è stato iscritto nel registro degli indagati.
L’uomo, sentito più volte dagli inquirenti, avrebbe ammesso di essere stato forse l’ultima persona ad aver visto viva la donna, avvistata da alcuni testimoni e dalle telecamere della zona proprio nei pressi dell’abitazione del 76enne.
Inoltre, sono state sequestrate le auto dell’uomo oltre ad altro materiale che sarebbero di interesse nell’indagine.
Battaggia, soprannominato il Re del pesce, è proprietario della pescheria in cui la donna aveva lavorato per alcuni anni. Inoltre, di recente, Anica faceva le pulizie presso l’abitazione dell’imprenditore.

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Franco Battaggia, indagato per la morte di Anica Panfile

Battaggia ha già scontato 21 anni di carcere per omicidio

Nel 1988, Battaggia aveva ucciso un suo rivale, Vincenzo Ciarelli: per questo era stato condannato a 21 anni di carcere con l’accusa di omicidio.
Uscito nel 2011, l’imprenditore potrebbe essere il responsabile della morte di Anica Panfile.
interrogato dai carabinieri, si è difeso, sostenendo che la donna non è stata uccisa.

“Per cinque anni mi ha dato una mano nella mia pescheria aveva raccontato l’imprenditore parlando della donna, poi è scaduto il contratto e mi ha chiesto di non rinnovarglielo perché aveva trovato un posto più comodo da raggiungere. Mi è dispiaciuto, perché era un’ottima collaboratrice. non credo sia stata uccisa: lei era ‘un pezzo da novanta’, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendere. Sono convinto che alla fine verrà fuori che non è un delitto“.

Queste la versione dell’imprenditore, che però non convince del tutto gli inquirenti.

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