Un uomo ha torturato la sua ex ragazza, minacciandola di strapparle il bambino dal grembo. La 25enne Amy McFarlane si è salvata fingendo il travaglio. L’uomo è stato condannato a 6 anni di carcere. La terribile vicenda in Inghilterra
Minacciata, legata, torturata e picchiata selvaggiamente: questa la terribile storia di Amy Mc Farlane, 25enne britannica vittima degli abusi del suo ex compagno. Jake Corry, un trentenne ossessionato dalla gelosia, l’ha ammanettata a un termosifone di casa e brutalmente torturata per ore.
Addirittura, l’uomo le ha anche praticato un taglio sulla pancia minacciando di strapparle il bimbo dal grembo alla 36esima settimana di gravidanza. Amy è riuscita a salvarsi soltanto fingendo di essere entrata in travaglio.
Lo scabroso episodio è avvenuto lo scorso gennaio: ma l’episodio è soltanto l’ultimo di una lunga serie. La donna, infatti, ha raccontato di aver ricevuto una serie infinita di violenze fisiche e psicologiche da parte dell’ex compagno. L’inquietante storia è finita in tribunale, dove il giudice ha condannato Jake a scontare 6 anni di carcere.
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Amy, torturata dall’ex compagno: “Mi ha colpita con un martello e ammanettata a un termosifone”
Davanti al giudice, Amy McFarlane ha spiegato la vicenda, svelando particolari raccapriccianti. Jake, ossessivo e malato di gelosia, la accusava continuamente di tradimento e non credeva che il figlio che portava in grembo fosse suo.
“Mi diceva che sapeva che lo stavo tradendo. Non credeva nemmeno che il bambino fosse suo e ha insistito per una scansione 4D per verificare la somiglianza. Ho chiamato la polizia diverse volte e lui è stato condannato e avvertito di stare alla larga, ma è sempre tornato. Io avevo paura di oppormi a lui perché avrebbe preso di mira i membri della mia famiglia”.
Ha raccontato in tribunale la 25enne. Poi, un giorno, la goccia che fa traboccare il vaso. Amy racconta che l’uomo stava bevendo alcol dalle 9 del mattino ed era infuriato con lei perché continuava ad alzarsi per andare in bagno di notte. Così, racconta la donna:
“Ho provato a uscire, ma mi ha tagliato la mano con un coltello e ha lanciato il mio telefono dall’altra parte della stanza. Ha allineato sul letto una serie di strumenti di tortura; pinze, un martello, un coltello, una spada ornamentale, e con molta calma mi ha detto che aveva intenzione di sfigurarmi ma che non mi avrebbe ucciso. Ero terrorizzata, lo supplicavo di lasciarmi andare. Mi ha colpito in testa con un martello e poi mi ha ammanettato al termosifone”.
“L’attacco è andato avanti per ore, ha minacciato di strapparmi le unghie dei piedi, mi ha stretto la gola facendomi quasi svenire e mi ha tagliato lo stomaco con la spada e ha detto che avrebbe fatto lui stesso il taglio cesareo”.
Per evitare il peggio, Amy ha tentato la mossa della disperazione, che le ha salvato la vita.
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“A un certo punto, per puro terrore, mi sono bagnata. Sono riuscita a fargli credere che il bambino fosse in pericolo, ho iniziato a fingere le contrazioni e ha chiamato un’ambulanza. I paramedici sono arrivati appena in tempo e siamo saliti entrambi in ambulanza. Non ho parlato fino all’ospedale. Una volta che siamo stati al sicuro, mi sono confidato con un’ostetrica”.
Questa la sconcertante versione della vittima. Tuttavia, fortunatamente, il piccolo non ha riportato gravi conseguenze. Amy, appena un mese dopo, ha partorito suo figlio: la donna spera che il piccolo non conoscerà mai suo padre, che ha rischiato di uccidere entrambi, ancor prima di venire al mondo.