Nel disastro, nella tragedia, tra le macerie e nella nube di negatività che ha avvolto il Sud della Turchia e il Nord della Siria dopo il devastane terremoto, scorge una luce meravigliosa: è quella della neonata Aya, miracolosamente sopravvissuta come appurato dai soccorritori che l’hanno estratta dalle macerie lo scorso lunedì 6 febbraio. Adesso, tutti la vorrebbero adottare. Ma c’è già chi si prenderà cura di lei: è un suo prozio, che ha deciso di accoglierla come una figlia.
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Aya, sopravvissuta al terremoto in Siria: come sta la neonata che tutti vogliono adottare
La piccola è stata estratta dopo oltre dieci ore dal sisma, era ancora attaccata con il cordone ombelicale alla mamma. Stando a quanto riferisce il dottor Hani Maarouf dall’ospedale Cihan di Afrin, la donna ha partorito la figlioletta e poi è morta poco tempo prima che i soccorritori potessero prestarle aiuto. Nella tragedia, entrambi i genitori e i quattro fratellini di Aya sono morti. Da ora, però, la piccolina avrà una nuova famiglia.
Al momento è ancora nell’ospedale di Afrin e i medici sono ottimisti sul suo recupero che avviene gradualmente ogni giorno. All’inizio si era temuto che ci fossero stati danni alla sua colonna vertebrale, ma il pericolo stato scongiurato. Una volta stabilizzate le sue condizioni, sarà dimessa e potrà abbracciare le persone che si prenderanno cura di lei.
Aya, la neonata sopravvissuta al terremoto in Siria: “Il 10% degli edifici qui è sicuro, il resto è inagibile”. Il futuro, però, per ora garantisce solo l’amore, non un tetto. Per quello, anche la famiglia del prozio si trova in difficoltà visto che l’abitazione è andata distrutta, crollata in seguito al devastante terremoto che ha interessato il Nord della Siria. Quella notte, la famiglia, composta da ben undici persone, era riuscita a dileguarsi in tempo: adesso vivono sotto una tenda.
Si tratta di una condizione quasi generale in Siria, come osserva l’uomo all’Associated Press: “Dopo il terremoto – ha detto – non c’è più nessuno che possa vivere nella sua casa. Solo il 10% degli edifici qui è sicuro, il resto è inagibile”.