Indimenticabile Renato Scarpa, stroncato da malore a fine 2021. L’attore viene ricordato spesso da Carlo Verdone quando ne ha l’occasione, come quando si ritrova a celebrare la ricorrenza al “palo della morte” di Un sacco bello, in cui girò la scena proprio con il compianto attore.

La scena di Ricomincio da tre

Gaetano (Massimo Troisi) segue l’amico Frankie nella sua attività di predicatore portata a porta e si ritrova nella casa della signora Ida che ha una mentalità molto retrograda con relative ripercussioni sulla crescita del figlio Robertino (Renato Scarpa). In realtà si tratta di un uomo adulto che va verso i 40 anni e alle prese con tanti problemi mentali.

Gaetano sfrutta un momento che resta da solo con lui per indurlo ad aprire gli occhi “Robè.. Robè (scuotendo le mani)”. Ed ancora: “Robè sienti a me Robè.. ca’ non ce sta nisciuno limite e nessuna diplomata e cose..Robè tu devi uscire e ti devi salvare Robè.. Robè chisti t’anna chiuso inta sto museo ca’.. sienti a me (si alza scrutando se arriva nessuno)… Robè sienti a me, tu devi uscire da qua dentro.. tu te ne fui’, va miezzo a strada, tuocche e femmene, va a rubba’, fai quello che vuoi tu basta che..”.

Robertino però ha una fede incrollabile nella sua mamma ed esclama “Ma mammina” e Gaetano “Mammina te manna o manicomio a te… te fa chiure into o manicomio Robè tu e’ esci”, l’uomo non sembra convinto “Mammina dice che io ho i complessi nella testa” Gaetano incalza “Fosse o’ Dio! Quali complessi tu tieni l’orchestra intera n’capo Robè! Robè tu ha fa qualcosa” e a questo punto Robertino si sente in pericolo “ Mammina!” e Gaetano “Aspè (gli tappa la bocca con le mani)… oh, quale mammina! Io ho faccio pe’ te, a me che me ne ‘mporta che tu vai o manicomio, non me passa manco pa’ capo” e lui ancora alzandosi e correndo verso l’altra stanza “Mammina! Mammina!” mentre Gaetano decide di andare via “Robè.. Robè.. Robè ma vaff…o tu e mammina!”. 

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Renato Scarpa, la sua carriera al cinema

Naturalmente si trattava di una famosa scena di Ricomincio da tre, film diretto e interpretato nel 1991 dall’indimenticabile Massimo Troisi e con il ruolo di Robertino magistralmente interpretato da Renato Scarpa. Quest’ultimo è stato un attore straordinario capace, di caratterizzare diverse pellicole di enorme successo ritrovandosi a recitare magnificamente al fianco di tanti altri grandi personaggi come Luciano De Crescenzo. Impossibile, infatti, non ricordarlo nelle vesti del dottor Cazzaniga nel film cult Il mistero di Bellavista nel quale si intrecciavano due modi differenti di vedere il mondo seppur accomunati dalla stessa umanità.

Renato Scarpa è stato un attore milanese nato il 14 settembre del 1939 e scomparso il 30 dicembre 2021. Un’artista che ha esordito nel 1969 con Paolo e Vittorio Taviani nel film drammatico Sotto il segno dello scorpione. Nel 1972 si ritrova protagonista in uno dei film più importanti di sempre del cinema italiano, Nel nome del padre per la regia di Marco Bellocchio. Renato Scarpa è Padre Corazza e recita al fianco di Laura Betti, Yves Beneyton e Lou Castel. Nel 1975 recita anche nel film Piedone a Hong Kong interpretando il ruolo del commissario Morabito e nel 1977 è nel cast del film di genere horror Suspiria diretto dal maestro Dario Argento.

Gli altri ruoli, il cinema internazionale

I più attenti lo ricorderanno nel ruolo del prof. Verdegast.  Il nome di Renato Scarpa sarà poi legato a tantissime e celebri pellicole tra cui Un borghese piccolo piccolo nei panni del prete, Il mostro di Luigi Zampa nel ruolo di Livraghi, Il giocattolo in cui è l’armaiolo, Occhio alla penna nel ruolo del professor Smithson, Vado a vivere da solo nelle veste del professore, Via Montenapoleone, 32 dicembre interpretando Oscar Tricarico, Il Postino, Sud, Croce e delizia, Il talento di Mr. Ripley, The Tourist e molti altri. Un attore dal grande profilo professionale, apprezzato anche per la sua versatilità.

In carriera ha ottenuto tre candidature complessivamente: una ai David di Donatello nel 2012 come miglior attore non protagonista per Habemus papam e due al Ciak d’oro nel 1989 nella stessa categoria per il film Ladri di saponette e nel 1993 per Stefano Quantestorie

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