E l’esame di francese di Alberto Sordi lo avete mai visto? Un tempo la commedia italiana era caratterizzata da grandi attori e sceneggiatori in grado di proporre un prodotto con una comicità genuina, geniale, al tempo stesso semplice e mai banale. La storia cinematografica italiana è ricca di pellicole di questa tipologia e ne vogliamo ricordare una in particolare, meritevole di maggiore considerazione. L’anno è il 1956 e la regia è curata da Mauro Bolognini. Il film è intitolato Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo prodotto da Luigi Rovere con le musiche di Carlo Rustichelli mentre la sceneggiatura è stata ideata da Ettore Scola, Ruggero Maccari e Nicola Manzari.

A nostro giudizio un vero e proprio capolavoro che peraltro si eleva grazie all’incredibile presenza di artisti eccezionali come Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Nino Manfredi, Gino Cervi e tantissimi altri ancora. Un film che dovrebbe essere studiato da quanti vogliono lavorare nel mondo del cinema per tempi scenici e per qualità delle battute. Vogliamo proporre una scena che vede come protagonista Alberto Sordi nei panni della Guardia Alberto Randolfi alle prese con l’esame di francese che gli permetterebbe di fare carriera.

Alberto è un vigile inflessibile, capace di fare 40 multe al giorno e di diventare la principale preoccupazione degli automobilisti in giro per le strade di Roma. Questa sua solerzia e massima professionalità però non riesce a proporla nello studio della lingua francese che porta avanti con una insegnante attraverso lezioni private. Arriva così il giorno dell’esame e si ritrova ad affrontare una domanda che proprio non riesce a rispondere.

L’esame di francese della guardia Alberto Randolfi

La guardia Alberto Landolfi sta sostenendo l’esame di francese davanti ad una commissione e a una semplice richiesta di traduzione di una frase, dall’italiano al francese, va completamente in bambola. L’esaminatore rivolgendosi ad Alberto dice “mi traduca ora questa frase.. il giardino di mia zia è pieno di fiori”. Alberto proprio non ricorda il termine con cui si traduce zia e cerca un escamotage per ovviare a questa dimenticanza  arrangiandosi come qualsiasi altro italiano avrebbe probabilmente fatto al suo posto. Il vigile prova a rispondere “ Le jardin… le jardin.. le jardin… de ma mere (mamma)” e l’esaminatore lo interrompe subito “io ho detto di mia zia non di mia madre”.

Alberto imbarazzato prova a scusarsi farfugliando qualcosa di ibrido tra francese, italiano e inglese per poi tornare alla carica “ho fatto un po’ di confusione siccome era mia madre che aveva il giardino e mia zia abitava al terzo piano..” ma l’esaminatore lo rimprovera “non faccia lo spiritoso.. risponda alla domanda, traduca!” e il buon Alberto non sapendo come cavarsela se ne esce “le jardin.. le jardin.. de la soeur de ma mere (la sorella di mia madre)” ma si becca un nuovo rimbrotto “le ho detto mia zia” e a questo punto Alberto fa notare “ehhh.. la sorella della mamma è la zia” ma ancora “mia zia! traduca!” per cui il vigile tenta la fortuna “le jardin de ma ziiii”.

“È una bella ignorante la sua professoressa!”

L’esaminatore stanco di quella farsa lo aiuta ricordandogli che la traduzione di “mia zia” è “ma tante” ma c’è un nuovo problema perché Alberto traducendo il resto dice “le jardin de ma tante est pien“ ma l’esaminatore lo corregge  “plein” e lui “pien o plein, si può dire in tutti e due i modi” e anche stavolta gli va male “pien non esiste” e ancora Alberto “ma professeur madame Jolanda, non so se la conosce (No, non la conosco!) mi ha detto si può dire in tutti e due i modi” e arriva la chiosa dell’esaminatore “è una bella ignorante la sua professoressa” ma lui non si arrende “come… la mia professoressa è francese, ha vissuto sempre in Francia.. lei c’è stato in Francia? (no, mai!) io si, quindici giorni a Parigi, ho diretto il traffico agli Champs-Elysées”. Ovviamente il buon Alberto viene bocciato.

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