Antonio de Curtis in arte Totò è stato probabilmente l’artista italiano più conosciuto e apprezzato del Novecento: volto storico di teatro e cinema, eppure doveva il successo ad una ballerina. Lo straordinario attore ma anche commediografo, poeta, paroliere e filantropo è un personaggio incredibile nato a Napoli il 15 febbraio del 1898 e scomparso a Roma il 15 aprile del 1967. Nacque per la precisione nel rione Sanità in via Santa Maria Antesaecula. Inizialmente suo padre Giuseppe De Curtis non lo riconobbe come figlio naturale e sua mamma Anna Clemente, quando seppe della sua volontà di diventare un artista esclamò “meglio ‘nu figlio prevete ca ‘nu figlio artista”. La donna, insomma tentò in ogni modo di avviarlo al sacerdozio ma quel giovane ragazzino era destinato a divertire e incantare il pubblico.

L’approdo a teatro per amore di una ballerina


Della vita di Totò si conosce praticamente tutto senza poi parlare dei suoi straordinari film rivalutati giustamente dal pubblico e soprattutto dalla critica. Tuttavia ci sono degli interessanti aneddoti raccontati dallo stesso Principe della risata nelle varie interviste rilasciate e che parlano soprattutto di come tutto ebbe inizio. Nel corso di un’intervista rilasciata principalmente per parlare del libro scritto da Alberto Bevilacqua, I grandi comici, nel quale Totò ebbe grande rilievo, il Principe De Curtis ebbe modo anche di raccontare di come si sia avviato all’arte del teatro.

In particolare: “Io dovevo fare l’ufficiale di Marina ma la disciplina non mi andava perché io sono indisciplinato. Sono scappato di casa e amoreggiavo con una ballerina, una canzonettista dell’epoca.. e andai in teatro e cominciai con la commedia dell’arte, a soggetto si recitava”. L’intervistatore lo interrompe e chiede “ha avuto subito successo?” e Totò “beh si, facevo ridere e poi sono passato in un’altra compagnia che c’era il Felice Sciosciammocca che disse al capo comico o va via lui o vado via io, perché io facevo delle mosse e delle cose e il pubblico rideva e questo seccava” e l’intervistatore “Poi chi è andato via?” e il Principe “Io.. si capisce”.

“Il teatro è vivo, c’è il calore del pubblico”

Poi l’intervista prosegue parlando degli inizi del cinema con Totò che ricorda “Il cinema è iniziato nel 1937, io sono un veterano del cinematografo, ho cominciato con Fermo con le mani e in quell’epoca alternavo cinema e teatro, poi ho lasciato il teatro definitivamente e sono passato al cinematografo”.

Il giornalista gli chiede se ha nostalgia del teatro e lui racconta “Beh, si. Infatti non vado a teatro per non soffrire. Non è che il teatro è più importante.. è vivo, c’è il calore del pubblico.. il pubblico è la droga.. io mi ricordo una volta in un finale, era in tempo di guerra al Brancaccio, il pubblico rideva tanto e applaudiva tanto che io mi strappai tutti i vestiti da dosso e mi fermai alle mutande, per fortuna!”. Anche da questa intervista si capisce la grandezza di un artista che ha fatto tanta gavetta e un uomo che si è sempre dimostrato umile, distinto e garbato. Parafrasando un suo film, un vero signore!

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