Sul piccolo schermo era un volto fisso e nel 1999 riuscì a debuttare anche al cinema: Peppe Quintale si è progressivamente allontanato dal mondo dello spettacolo e dalla tv; ha svelato il motivo
Ve lo ricordate il comico Peppe Quintale, oggi sparito dalla tv? A fine anni ’90 era uno dei personaggi di maggior spicco per il genere: è stato una Iena, poi ha lavorato come inviato per Quelli che il calcio e lo ricordiamo più recentemente a The Voice Senior. Insomma: sul piccolo schermo era un volto abbastanza noto e anche al cinema era riuscito ad apparire almeno una volta. Si tratta dell’unico film realizzato per il grande schermo: “Tifosi”, del 1999, di Neri Parenti. Nella pellicola interpreta il tifoso del Napoli che fa da spalla all’amico interpretato da Nino D’Angelo.
Con il tempo lo abbiamo visto sempre di meno fino a perderne quasi completamente le tracce. La verità è che l’attore ha preferito dedicarsi al teatro. Nel 2017 ha preso parte a “Ti presento a mio fratello”, uno spettacolo “grottesco e simpatico” che “invita lo spettatore a un momento di riflessione” in merito agli “stereotipi”. Quindi “chi crede nei luoghi comuni non aziona il cervello”. Ne parlò lui stesso all’Adnkronos. Due anni fa lo ritroviamo protagonista in “Vivi, la filosofia del sorriso”, docufilm per la regia di Pasquale Falcone.
Non solo teatro
L’attore è stato anche un imprenditore ed un allenatore di cavalli. Avete letto bene. A Wall Street Italia aveva detto di essere “una persona molto umile” in merito a questo “passaggio” dal mondo dello spettacolo a quello dell’imprenditoria. Apprendere i meccanismi tecnici di un altro lavoro è “entusiasmante dal punto di vista creativo”. Al tempo stesso rivelò: “Poi però anche quell’esperienza è terminata: con la fusione di Wind e Tre venne fatta tabula rasa di tutto quello che avevamo costruito”.
Perché è sparito dalla tv

L’addio alla tv: “Sono stati diversi fattori – ad incidere (ndr) – Prima di tutto, una grande delusione: in quel periodo avevo un buon contratto a Italia 1. Mi vollero in Rai e mi lasciai convincere. Purtroppo, rispetto a quello che mi era stato promesso, mi ritrovai a fare pochissimo”. C’era un problema principale ed era di vitale importanza: “La difficoltà più grande era legata al fatto che un personaggio come il mio non poteva essere catalogato. Mi sono sentito dire molte volte: ‘Se fai il presentatore non puoi fare il comico, se fai il comico non puoi cantare'”. Inevitabile il paragone oltreoceano: “In America chi ha tanti talenti può fare lo showman, ma in Italia non era possibile”.