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Auguri Terence Hill, il ritorno di Trinità: “84 anni ma non sono stanco, sarò regista del mio western”

Auguri Terence Hill, il ritorno di Trinità: "84 anni ma non sono stanco, sarò regista del mio western"

Auguri Terence Hill, il ritorno di Trinità: "84 anni ma non sono stanco, sarò regista del mio western"

Tantissimi auguri a Terence Hill che compie 84 anni. Qualche settimana fa aveva annunciato il suo ritorno al western alla “tenera” età raggiunta proprio oggi, che ha visto ricorrere l’anniversario per l’84esima volta. Ottantaquattro primavere non sono niente però in confronto alla voglia di fare di questo eterno ragazzino, che ne dimostra almeno 10 di meno e che non si stanca proprio di continuare a mettersi in gioco.

Svestitosi dei panni di Don Matteo, Terence è pronto a indossare ancora quelli che condivise con il compianto collega Bud Spencer. I due formavano una coppia incredibilmente perfetta: erano l’incastro perfetto, come rimarcato da loro stessi. Se uno preferiva il bianco, l’altro andava sul nero. Ne parlarono anche in diverse occasioni. Si volevano bene anche per questo. Tra loro, c’è sempre stato “rispetto reciproco”.

Terence è Trinità, di nuovo

Terence quindi tornerà ad essere Trinità, come da lui stesso annunciato in una lunga intervista al Corriere della Sera. Un’idea che non lo aveva mai avvicinato da tanto, tanto tempo. Tra i motivi, i suoi fan più accaniti. Come? Semplice: Bud e Terence erano meravigliosi proprio perché potevano tranquillamente unire più generazioni contemporaneamente. Non solo: riuscivano a farsi amare anche dai più piccini. Tuttavia, un aspetto dei loro film non poteva non restare impresso nelle menti di chi guardava: la violenza. Per carità: niente a che vedere con quello che c’è oggi, realtà compresa.

Ma, soprattutto, imparagonabile la goliardia delle scazzottate molto irrealistiche dei loro film rispetto alla vera violenza a cui assistiamo oggi, e non parliamo solo di quella fisica. Tuttavia, erano altri tempi. E sebbene il cosiddetto “pugno del piccione” sia in realtà un colpo innocuo, inventato estemporaneamente e per necessità scenografiche dal mitico Bud, tanto bastava per far drizzare le antennine ai genitori più accorti e premurosi dell’educazione dei loro piccoli.

Un giorno, Terence incontrò una donna. Era una madre che teneva per mano le sue “due bellissime bambine”. Questa si congratulò con l’attore, ma fece un appunto che sapeva più di richiesta: “Mi prometta che continuerà a fare film così, divertenti e senza violenza, in modo che io possa continuare a portare al cinema le mie bambine”. Parole che restarono impresse nella sua mente, tanto che “da allora ho come una spada di Damocle sulla testa, che mi ha fatto rifiutare tanto cinema western che mi proponevano in America”.

Le follie sul set: per “Lo chiamavano Trinità…” stette 48 ore senza cibo per poter girare la scena dei fagioli con il giusto appetito; durante il set, si allenava a casa prendendo “a schiaffi” il pilastro nonostante lo sconcerto della moglie

Già, Terence un folle. Fa quasi strano a sentirlo, eppure anche lui, come molti grandissimi attori maniaci della perfezione, si è sottoposto a qualche estenuante prova personale al fine da risultare quanto più credibile nelle scene da girare. Si sa, i western sono crudi e violenti, sebbene l’intento fosse quello di realizzarne una specie di parodia ai più seri film del filone americano.

Ebbene. Come dimenticare l’immortale “Lo chiamavano Trinità…”? Dovete sapere che l’attore consumò tutti quei fagioli davvero e la scena non ebbe bisogno di nuove registrazioni. Scelsero la prima: “Buona!”. E ci mancherebbe altro, sapete perché? Il buon Mario, suo vero nome, stette ben 48 ore senza cibo per arrivare a girare quel pezzo con tantissima fame e rendere le immagini realistiche.

Su quel famoso digiuno esistono diverse versioni e per Terence sono passati troppi anni da ricordare con esattezza quanto tempo restò davvero senza cibo. Tuttavia, almeno 24 ore di digiuno non sarebbero in discussione, ed è già un traguardo incredibile. Per lo stesso set, essendo il primo del filone western con Bud, Terence ci teneva a risultare sì credibile ma anche un attore abbastanza in forma da poter muoversi agevolmente durante le registrazioni sul set.

Per mantenere il focus sul corpo e sull’allenamento e simulare al meglio i colpi delle risse in cui è coinvolto nel film, Terence schiaffeggiava, a mano aperta, il pilastro in casa. Mentre colpiva la colonna, sua moglie, esterrefatta, lo guardava attonita. Come ha rivelato lo stesso attore, lei lo ha definito “un pazzo” in quel periodo.

Vedi anche: Lo chiamavano Trinità… l’immortale che non invecchia mai

Terence Hill: la carriera

Terence Hill, pseudonimo di Mario Girotti, è un attore, regista, produttore cinematografico e scrittore italiano, noto soprattutto per la sua collaborazione con Bud Spencer e per aver interpretato il personaggio di “Trinità” in una serie di western all’italiana degli anni ’70.

Nato a Venezia nel 1939, Hill si trasferì in Germania con la sua famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale, prima di tornare in Italia alla fine degli anni ’40. Iniziò la sua carriera cinematografica seriamente negli anni ’60, apparendo in film come “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, al fianco di attori come Alain Delon e Burt Lancaster. Un film che per Terence ha significato tanto, come da lui specificato.

“È stato anche un incontro che mi ha fatto decidere di intraprendere definitivamente la carriera di attore, perché sino ad allora non ero ancora convinto che quella fosse la mia strada. Adesso capisco quanto fu importante quell’esperienza, perché partecipai alla realizzazione di un film che credo sia avvenuta raramente nella storia del cinema. Per esempio, adesso quando si scelgono i costumi, il regista non li controlla neanche, oppure vengono fatti in fretta il giorno prima. Io in quel film, anche se avevo una parte piccolissima, feci ben cinque prove di costume, non solo per vedere come mi stava ma anche perché bisognava trovare la giusta tonalità di rosso della camicia. Perché i garibaldini se le facevano a casa e quindi non erano tutte dello stesso rosso. Visconti fu presente a tutte e cinque le prove, sia per me che per tutti gli altri attori. Quindi adesso mi rendo conto quale cura ha avuto quel film, oltre al grande successo che riscuote tuttora”.

Così Terence Hill su “Il Gattopardo”

La vera svolta nella carriera di Hill avvenne negli anni ’70, quando iniziò a collaborare con Bud Spencer, con cui formò una coppia comica di successo in una serie di film d’azione e commedie. Il loro primo film insieme fu “Dio perdona… io no!” del 1967, seguito da numerosi altri successi come “Lo chiamavano Trinità…” (1970), “…altrimenti ci arrabbiamo!” (1974) e “Pari e dispari” (1978).

Tra gli altri film di successo di Hill si possono citare “Il mio nome è Nessuno” (1973), diretto da Tonino Valerii e co-sceneggiato da Sergio Leone, e “Il corsaro nero” (1971), diretto da Lorenzo Gicca Palli. Hill ha inoltre diretto diversi film.

Negli anni ’80 e ’90, Hill continuò a lavorare come attore e regista, ma il suo successo diminuì gradualmente. Nei primi anni Novanta si trasferì in America per lavorare su un progetto televisivo intitolato “Lucky Luke”. Ha dovuto attendere i primi anni 2000 per rilanciare la propria carriera, Terence, con il celebre ruolo di Don Matteo. Una parte che ha mantenuto per ben 21 anni.

Nonostante il suo successo come attore, Terence Hill ha sempre mantenuto un profilo relativamente basso, evitando la stampa e concentrandosi sulla sua famiglia e le sue passioni. Oggi, all’età di 84 anni, è considerato uno dei grandi attori italiani del cinema di genere, con una carriera che dura da oltre cinquant’anni.

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