Neri Parenti in un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato quando venne scelto per co-dirigere Fantozzi contro tutti, ricordando anche gli scherzi che Paolo Villaggio era solito fare.  

Neri Parenti è uno dei registi più amati e popolari del panorama cinematografico e televisivo, noto per aver diretto diversi film tra cinepanettoni, Vacanze di Natale e i film di Fantozzi. Parenti esordisce come regista negli anni ’70 con John Travolto… da un insolito destino e l’anno seguente con Fantozzi contro tutti, riscuotendo un enorme successo. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Neri Parenti ha raccontato alcuni aneddoti di Paolo Villaggio, Renato Pozzetto, la coppia Boldi e De Sica e Lino Banfi, soffermandosi anche sul tema dei cinepanettoni che oggi, come ha commentato il regista: “purtroppo un genere finito, per mancanza di attori, di soggetti e di soldi”.

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Quando Neri Parenti è stato scelto per Fantozzi contro tutti e il ricordo di Paolo

Il noto regista ha ricordato quando era stato scelto per co-dirigere Fantozzi contro tutti: “Suonai al campanello. Un cameriere spalancò un cancelletto cigolante e due cagnacci neri mi corsero incontro abbaiando e digrignando i denti. Ero stato scelto per co-dirigere Fantozzi contro tutti, dopo l’addio di Luciano Salce, perché avevo 29 anni, dunque figura poco ingombrante, ma in compenso già rotto a qualunque catastrofe. Mi era stato assicurato che Villaggio era entusiasta di lavorare con me. Venni condotto in salotto. La moglie Maura passò a salutarmi ma poi sparì, lasciandomi solo. Dopo un bel pezzo, si aprì un ascensore e apparve Paolo, in sandali e caffettano. “Scusi, lei chi è?”. Mi presentai. “Ah, quindi sarebbe lei, Neri Parenti? Credevo fosse un altro”. “Se vuole me ne vado”. “Già che c’è, resti”.

“Paolo era cattivissimo, eppure lo amavano tutti”. Racconta Neri Parenti ricordano gli scherzi che Paolo Villaggio era solito fare sul set. “Se scopriva un tuo punto debole eri finito. Gigi era fifone – aveva paura pure delle mosche – e superstiziosissimo. Se nel copione c’era una scena, che so, di loro due che scendevano da una scala, ci inventavamo che Paolo, dietro di lui, dovesse tenere in mano una lancia o una piccozza. “Eh, ma sei poi scivola mi ammazza”, gemeva lui, preoccupato. Una volta lo mandammo a prendere a casa da un carro funebre, sostenendo che in garage era rimasto solo quello. O gli facemmo trovare nel camerino un prete con paramenti e olio per l’estrema unzione”.