E allora “futtetenne” diceva Bud Spencer. “Perchè i problemi, quelli veri, sono pochi: le cose irrimediabili sono poche“. Era la sua filosofia di vita e come dargli torto. Non aveva paura della morte, lo hanno confermato anche i suoi familiari. Anzi, prima di lasciare questa terra era “curioso” di sapere cosa ci fosse di là. “Non temo la morte – disse in un’intervista del 2014 – Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell’attesa e nel timore. C’è una mia canzone che racchiude bene la mia filosofia: ‘Futtetenne’, ovvero fregatene. E ridici su“.
Carlo Pedersoli, nato a Napoli, nel quartiere Santa Lucia, a 27 anni era all’apice del successo sportivo. Aveva belle donne, denaro e fama. Da un giorno all’altro però decise di cambiare vita e lasciare tutto. Compresa Maria Vasaturo che sarebbe diventata sua moglie. “Era un fidanzamento anomalo – ha raccontato qualche anno fa la moglie di Bud – lui era spesso via, poi lui dice che è andato a cercare se stesso in Venezuela, io dico che è fuggito da me“. Col tempo si è abituata, Carlo era un uomo avventuriero: “Sono stata abituata alla mancanza di Carlo. Partiva, tornava, è stato un uomo molto libero“.
“Andai a fare i lavori forzati, quanti pianti mi sono fatto all’inizio“
Ma quella decisione a 27 anni fu determinante per plasmare il carattere. Voleva ritrovare sé stesso lasciando la ‘Roma bene‘, si sentiva “un trittongo“. Ed allora “ho deciso di lasciare tutto quello che avevo, i Parioli, le fidanzate, gli amici, le feste, la biancheria pulita, e di andare in Amazzonia a lavorare per una società che faceva strade“. Bud era un uomo di poche parole ma inappuntabili e puntualissime: lo disse e lo fece, partendo allo scoccare del nuovo anno. In una data in cui al massimo noi “comuni mortali” ci associamo il drammatico appuntamento con il solito improbabile inizio della dieta, mentre per Carlo segnava il passaggio da una vita all’altra.
“Arrivai prima del capodanno e l’1 e il 2 gennaio ancora c’erano i botti. Dicevo: ‘Accidenti, ancora festeggiano il capodanno qui’. Invece erano i bombardamenti di Caracas per una rivoluzione. E poi ce n’erano state anche altre. Sono stato un anno e due mesi nella jungla amazzonica a fare strade al confine fra Venezuela e Brasile. Inutile dire quanti pianti mi sono fatto ricordandomi dei Parioli. Ma dopo 1 anno e 2 mesi in condizioni estreme, ho capito chi ero. Nel bene e nel male. E questo mi è servito molto nella vita“.
Tornò nel 1960, “per sposarmi con questa ragazzina e ricominciando da capo“. “Fortuna non ci sono riuscita a cambiarlo – raccontava Maria, la moglie di Bud, perché provò a farlo – Lui rimase sognatore, io realista. Io attaccata alla logica, lui manco p’a capa…“.
Il Bud Spencer personaggio è nato grazie a 2 cambiali: “C’ho 2 cambiali, se me le paga faccio l’attore sennò arrivederci“
Carlo ha fatto tutti i mestieri possibili e immaginabili prima di approdare al cinema. E il grande schermo rischiò anche di non vederlo. Giuseppe Colizzi, regista di “Dio perdona… io no!“, era suo amico e gli disse che fisicamente incarnava ciò di cui aveva bisogno sebbene per il resto fosse tutto fuori posto. A cominciare dal fatto che Bud gli aveva detto di non saper andare a cavallo, di farsi la barba ogni mattina e di non parlare inglese, tutti elementi importanti per il film.
Eppure Bud Spencer, come si direbbe per l’uomo del “futtetenne“, non disse di sì, poneva delle condizioni: “C’ho due cambiali, una a giugno e una a luglio di 2 milioni di lire l’una. Se lei me le paga faccio il film“. Colizzi gli disse che non poteva dargli più di un milione. Bud si alzò e disse: “Grazie molto“. Giuseppe cercò disperatamente qualcuno come Bud ma non riuscì e tornò a chiedere a Bud di recitare accettando di pagare le due cambiali. “E così è nato Bud Spencer“.
L’atmosfera sul set era bella, Bud e Terence Hill portavano innovazione nel genere western e la mancata volgarità dei loro colossali film non ha fatto altro che creare un ambiente sano, genuino e sereno. Tuttavia non mancavano i vizi. “Zingarelli, mio padre e Bud Spencer insieme stavano vicini alla mezza tonnellata – ricordava Marco Tullio Barboni, il figlio del regista Enzo – Per cui il cibo era un elemento quasi erotico per loro“. Durante la pausa pranzo del set di “…continuavano a chiamarlo Trinità“, Bud, Enzo Barboni (regista) e Italo Zingarelli (produttore) mangiarono “60 polpette, ognuna grossa come un hamburger, 18 filetti di baccalà e 2 kg e mezzo di pasta in tre“.
Bud Spencer, la canzone “futtetenne” e il privato raccontato dalla famiglia
Bud è sempre stato un uomo pieno di energie: “Sono anche autore di canzoni, la versione italiana di Cleopatra cantata da Nico Fidenco è mia, ho scritto per Ornella Vanoni – disse in un’intervista rilasciata a IlGiornale nel 2010 – Adesso scrivo per me, e me le canto. A ottobre uscirà una raccolta in cui racconto i problemi di tutti: “S’è squarciata una petroliera/ il mare è una pattumiera/ nel mare che s’inquina/ è tutta una rovina/ ma una speranza c’è, è nell’Arca di Noè”. O, per restare in tema “futtetenne“: “Si pè impegnà o capitale/ te si messo in affari/e l’amici chiù cari t’hanno fottuto dinare/ Futtatenne!; Se ti guardi ao spiecchio e si diventato viecchio tu falle ‘nu pernacchio e rire rire rire, e Futtetenne!“.
Per i figli è stato “un grande papà“, protettivo soprattutto nei confronti delle “luci della ribalta“. Non parlava molto, erano gli occhi a comunicare. Riuscì a tramandare alla famiglia la passione per lo sport. Carlo Pedersoli Jr., figlio di Giuseppe e nipote di Bud, oggi è un fighter delle MMA. Ha insegnato tantissimo anche ai nipoti infatti, perché “era il fulcro della famiglia“. Ed era il punto di riferimento in ogni ambito: “Sia a tavola che quando si andava all’aeroporto. Lui era appassionato di aerei, era sempre un’occasione per stare insieme“.
“Carlo fatelo lavorare, fategli fare qualsiasi cosa purché non stia fermo sennò fa danni“
A tavola vigeva una sola regola: “Chi si alzava perdeva quello che aveva nel piatto perché se lo mangiava lui“, raccontava Cristiana, figlia di Bud, tre anni fa alla trasmissione “Storie italiane“. Bud la soprannominava “Cri Cri“. Era un uomo perbene, come spiegava il figlio Giuseppe nella stessa trasmissione: “Non ha mai avuto sentimenti negativi con la famiglia. Non diceva mai una parolaccia né alzava la voce con mamma che lo avrebbe messo subito all’angolo“. Bud però era un tuttofare irrequieto e pieno di energie, non era facile stargli appresso né domarlo: “Era un uomo pieno di energia, inarrestabile, con mille idee – ricordava sorridente la figlia Cristiana – Infatti mia nonna diceva: ‘Carlo fatelo lavorare, fategli fare qualsiasi cosa purché non stia fermo sennò fa danni’“.
Le passioni di Bud Spencer
Tra le passioni note del compianto attore, si sa, c’è quella del volo. Ottenne la licenza per pilotare gli elicotteri per l’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti. Una volta stava per dare un passaggio a Jerry Calà con il quale lavorò insieme sul set di Bomber. Dovevano tornare entrambi a Roma.
Jerry aveva paura perché Bud non ci vedeva benissimo. Così rifiutò il passaggio e scelse di prendere un normale volo di linea. Tuttavia fu talmente sfortunato da incontrare Bud mentre era in attesa al gate. Perché “quell’aeroporto era fatto in modo tale che il percorso per i voli di linea fosse parallelo a quello di chi andava agli aerei privati“. Bud lo stanò e gli disse: “Non ti fidi eh? Ma guarda che sono bravissimo come pilota“. E poi abbracciò Jerry. Però: “Me l’ha menata per tutta la durata della realizzazione del film“.
Il primo volo inaspettato per il terrore della produzione sul set di “…più forte ragazzi!”
Carlo ha decollato la prima volta con un aereo proprio sul set del film del 1972. Rubò con gli occhi i movimenti dello stuntman-pilota e si incuriosì a tal punto che effettuò di per sé la manovra senza dare il minimo preavviso. Rimasero tutti con il sangue gelato. Fu lo stesso Bud a raccontare il terrore di chi era a bordo del velivolo in quel momento, produttori compresi. Effettuò un atterraggio di fortuna (cosiddetto “a quaglia”) e tutti scamparono il pericolo. In seguito a questa esperienza approfondì la passione ed ottenne il brevetto per pilotare anche gli aerei. In totale, nella sua vita, collezionò 1000 ore di volo in elicottero e il doppio in aereo.
Tra le passioni anche la musica, sebbene l’attore abbia sempre dichiarato di non essere in grado di suonare alcuno strumento musicale. Nel 1977 scrisse alcune canzoni per “Lo chiamavano Bulldozer” con i fratelli Guido e Maurizio De Angelis, ossia i celebri Oliver Onions.
Il cibo e la filosofia per Bud Spencer, non solo il “futtetenne“
Bud aveva una risaputa passione per il cibo: “Adoro mangiare e per questo non ho mai seguito una dieta, nonostante sia arrivato a pesare anche 156 kg“. Era anche appassionato di filosofia Bud Spencer e il concetto andava ben oltre del “futtetenne”: “Mi sono sempre dilettato nella lettura dei filosofi: da Platone ad Aristotele, da Cartesio a Kant“. Nel suo terzo libro pubblicato, “Mangio ergo sum“, unisce i due temi e le due passioni: “Nel libro mi immagino costretto dal medico a stare a stecchetto per un paio di settimane, un vero calvario! La sera, mentre mi rigiro nel letto per colpa della fame, mi vengono a trovare i maggiori filosofi per un dialogo divertente, ma allo stesso tempo profondo. Il titolo è un chiaro riferimento a Cartesio, che ha rivoluzionato la storia del pensiero dicendo ‘cogito ergo sum’, ovvero ‘penso, dunque sono’. Ma io credo che sarebbe più corretto affermare: ‘Mangio, dunque sono’, perché non solo siamo quello che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo“.
L’attore era in grado di parlare ben sei lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e tedesco. Carlo era tifoso del Napoli ma simpatizzante della Lazio. E il suo motto era: “Futtetenne”, firmato Bud Spencer