Ogni tanto il regista Neri Parenti ci regala qualche particolare sul mitico Paolo Villaggio, come quello che ha raccontato di recente in merito a quella volta “in mongolfiera“. D’altronde chi meglio di lui conosceva l’interprete del mitico ragionier Ugo Fantozzi, con il quale Parenti collaborò in ben 20 film. Il regista ne era tornato a parlare poco tempo fa durante la preparazione del prossimo lavoro che, per la prima volta, vedrà impegnato il genio della commedia e delle farse in un film d’avventura.
Villaggio è per il regista quel caro “genio inaffidabile“. In “Fantozzi contro tutti“, il primo della saga per Parenti e il terzo della serie “fantozziana“, “voleva per forza partecipare alla stesura della sceneggiatura insieme a Benvenuti e De Bernardi“. I due sceneggiatori tuttavia erano disponibili solo la mattina “perché il pomeriggio scrivevano con Sergio Leone“.
Paolo “la mattina non veniva mai” così “De Bernardi convinse Leone a invertire“: quindi l’appuntamento con Paolo passò al pomeriggio. “Ma non si presentava nemmeno il pomeriggio“. Un “mascalzone geniale” che rispose: “Preferisco non venire di pomeriggio“, e scappava via. Aneddoti che danno l’idea della persona: un grande professionista ma anche un carattere difficile. Quindi dinanzi allo stupore dell’intervistatore, “addirittura scappava?“, Parenti approfondisce parlando anche di quella volta “in Kenya“.
Quella volta in Kenya: Neri Parenti, Paolo Villaggio e la mongolfiera
La troupe stava girando “e Paolo ci guardò e disse: ‘devo andare un attimo in bagno’“. Passarono cinque minuti e non tornava, così alzarono lo sguardo e videro “una mongolfiera che se ne andava con lui a bordo“. Una volta tornato giù “ci disse: ‘Eh, ormai l’avevo prenotata’“. Paolo era anche questo e molto di più. Qualche anno fa il regista raccontò anche di come trattasse il suo agente: “Mario De Simone: uno schiavo“, disse il regista.
L’agente di Villaggio doveva rispondere a tutte le telefonate di Paolo “a qualunque ora” e dovendo sempre dimostrare “una certa prontezza“. Ricordò dell’antifurto in casa che “tutte le sere, apposta o meno, si scordava di toglierlo” costringendo l’agente a intervenire imbarcandosi con l’auto “dall’altra parte della città” e in dieci minuti si palesava “in pigiama“. Quindi la rivelazione del lato “tragico” della vicenda: Mario confessò al regista che in realtà quando era a casa indossava i vestiti, tuttavia indossava il pigiama per andare a casa di Villaggio “nel vago tentativo di intenerire Paolo“. Indovinate se funzionava o no?
