Nella notte tra venerdì 27 e sabato 28 aprile del lontano 2001, Rita Barbanera, la moglie di Tony Sperandeo, si lanciò dal balcone di casa, a Palermo: il suicidio della 32enne

Due settimane prima conquistò l’agognato David di Donatello grazie alla sua faccia da cattivo del cinema italiano: Tony Sperandeo non fece in tempo ad esultare che pochi giorni dopo dovette piangere il suicidio della moglie Rita. Si torna indietro nel tempo, alla tragica notte tra il 27 e il 28 aprile del 2001. La donna compì l’estremo gesto ma non morì sul colpo, bensì in ospedale, dopo tre giorni di coma. Tony jr. e Priscilla crebbero senza la mamma.

In quel periodo l’attore era impegnato sul set de “Il sequestro Soffiantini”, film per il piccolo schermo. Dopo aver appreso la notizia fu colto da malore e venne ricoverato all’ospedale di Villa Sofia, vicinissimo alla camera mortuaria dove si trovava il corpo esanime di Rita. Poco prima della terribile tragedia, Tony stava vivendo un momento magico, tutto sembrava andare per il meglio. Durante la premiazione, Rita venne inquadrata sorridente e soddisfatta del premio ottenuto dal marito. Dopo, si venne a sapere che la 32enne soffriva di una grave crisi depressiva. Un male del quale, probabilmente, come lui stesso ammette, forse l’attore non si era accorto pienamente.

“È finito tutto”

Furono le terribili parole pronunciate non appena riuscì a recuperare un po’ di forze. Sperandeo era a pezzi, non disse altro e lo rivelò ad alcuni colleghi di teatro che erano andati in ospedale per accertarsi delle sue condizioni e per stare accanto al collega in un momento così complicato. A distanza di molti anni, e di recente, Tony è tornato a parlare della tragedia. “Succede… è successo. C’è stato anche un distacco dai miei figli, fortunatamente questo distacco non c’è più e siamo contenti di trovarci, di vederci e di parlare. Da quando è nato mio nipote Samuele, è come se l’avessi partorito io: diventare nonno è bellissimo. Sono molto apprensivo, mi preoccupo tantissimo e glielo dico”.

Non fu facile però, e già ai funerali trapelava il disagio familiare. “In chiesa, al funerale, quando mi sono avvicinato al microfono per salutare un’ultima volta Rita, mio figlio, aveva 12 anni allora, si è alzato ed è andato via. Io non credo che sia colpa mia quello che è successo. Io lavoravo, lavoravo, non so se avevo capito o no che mia moglie era depressa. So che, anche quando litigavamo, io urlavo, sbraitavo, dicevo: ‘Ora me ne vado’. Poi scendevo di un piano e mi dicevo: ‘Ma che sto facendo'”.

Queste parole le ha pronunciate un anno fa a “Oggi è un altro giorno”. Il tempo ha riunito la famiglia. In quel momento tutto sembrava andare bene, ma nel frattempo la donna covava il suo malessere che, evidentemente, viveva in solitudine, non manifestando pienamente il proprio dolore. “Lei aveva una forte depressione, non abbiamo saputo controllare la situazione. Ci abbiamo provato, ma io lavoravo e partivo”. Il racconto in un’altra sede: “Io ero a Roma, mi telefonano che mia moglie, Rita, si è buttata dal balcone e si è ammazzata. A 32 anni e mezzo. Io non lo auguro a nessuno quello che ho passato la notte di sette anni fa”. Ancora oggi l’attore fa fatica a ricordare. Immensa fatica: “Parliamo d’altro, per favore”.

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