La morte di Bruce Lee è uno dei misteri che, ancora oggi, per molte persone, restano pieni di dubbi e con tanti punti di domanda. Tra le domande più ricorrenti: “Come fa un uomo, all’apice della sua già straordinaria forma fisica, a morire così, improvvisamente, a causa di un banale analgesico?“. Ma andiamo per gradi e ripercorriamo l’ultimo periodo e, soprattutto, l’ultimo giorno di vita dell’attore.

Gli ultimi giorni di vita di Bruce Lee e la morte dell’attore

Figlio di Lee Hoi-Chuen, attore e cantante cantonese, e di Grace Ho, discendente di uno stimato e potente business man cinese, Robert Hotung, Bruce nacque a San Francisco il 27 novembre 1940. Già da piccolo manifestava un temperamento difficile da gestire ed anche a scuola era molto scontroso e rissoso. La famiglia scelse di mandare il ragazzo negli Stati Uniti, temendo che il suo burrascoso carattere avrebbe nuociuto alla reputazione della sua prestigiosa famiglia.

La carriera cinematografica è storia. Quindi facciamo un balzo al 10 maggio del 1973, anno in cui era all’apice del successo e che girò il difficoltoso lungometraggio de “I 3 dell’Operazione Drago“. Il film era già stato girato, andava solo doppiato. Quella mattina Bruce si allontanò per andare al bagno mentre stava completando una sessione di doppiaggio. Una volta raggiunta la toilette l’attore cominciò ad accusare un malore sempre più intenso e fu ritrovato in stato febbricitante e in preda alle convulsioni.

Trasportato in ospedale e salvato dal medico Peter Wu, che gli somministrò del mannitolo, a Bruce fu riscontrato un edema cerebrale. La tempestività dell’assunzione del medicinale fu decisiva per ridurre il gonfiore del cervello. Fu avvalorata la tesi secondo la quale la causa fosse da imputare ad “un allarmante ritmo di disidratazione” e al dispendioso impegno fisico occorso sul set del film “I 3 dell’Operazione Drago“.

Quel maledetto 20 luglio del 1973, Hong Kong

Facciamo un altro balzo a quel tragico 20 Luglio 1973, ad Hong Kong. L’attore si trovava lì perché aveva appuntamento in serata con George Lazenby, attore australiano con il quale avrebbe dovuto discutere del nuovo progetto “Game of Death“. Quella giornata Bruce la passò, a cominciare dalle ore 14, in compagnia dell’amico e produttore Raymond Chow. Due ore dopo si recarono dall’attrice taiwanese Betty Ting Pei.

Studiarono insieme il copione del film prima di recarsi al ristorante Miramar dove Lazenby li attendeva per cena. Chow andò via per primo, lasciando Bruce e Betty da soli (sebbene Lee fosse sposato con Linda, correvano voci di una presunta relazione tra i due). Lee avvertì la stessa forte emicrania della volta precedente e la Ting gli offrì una pastiglia di Equagesic, farmaco composto da aspirina e meprobamato.

Lee si andò a sdraiare a letto attendendo che l’analgesico facesse effetto. L’attore non si svegliò mai più. Betty tentò invano di svegliarlo e poi, invece di chiamare l’ambulanza, chiamò direttamente a Chow che tornò tempestivamente nell’appartamento. Quando ormai era già troppo tardi chiamarono un medico di fiducia. Lee fu trasportato in ospedale dove, intorno alle ore 22, fu dichiarato “morto all’arrivo“. Bruce ci lasciò a 32 anni.

Dopo la morte di Bruce Lee

L’autopsia rivelò un nuovo edema cerebrale che avrebbe fatto “gonfiare” il cervello di Bruce di circa il 13%. Il peso del cervello era di 1500/1575 grammi rispetto a quelli medi di circa 1400 grammi. Le sostanze rintracciate nel corpo furono i componenti dell’Equagesic e quattro milligrammi di marijuana da lui masticati. Il caso fu affidato a Donald Teare, piuttosto noto per aver supervisionato oltre mille autopsie.

Il medico forense concluse dicendo che era stata fatale un’allergia ai composti dell’Equagesic. Venne così usata la dicitura “death by misadventure“; ovvero “morte per disavventura“. A differenza della “morte accidentale“, la dicitura attestava la consapevolezza dell’attore nell’assumere la pastiglia, un atto volontario.

Le teorie sulla morte di Bruce Lee

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Peter Wu, il dottore che lo salvò in precedenza, disse che la disgrazia era dovuta alla, seppur minima, quantità di cannabis assunta e poi risultata dalle analisi. Poi poi ritrattò: “Il professor Teare – disse Wu – era uno scienziato forense raccomandato da Scotland Yard; era stato interpellato come esperto sulla cannabis e non possiamo contraddire la sua testimonianza. Il dosaggio della cannabis non è preciso né prevedibile, ma non ho mai sentito di qualcuno che sia morto solo per averla assunta“.

L’autopsia e le dichiarazioni delle autorità competenti

Dall’autopsia si evinse anche una disfunzione renale accompagnata da minute quantità di fluidi e sangue nei polmoni. Questo aspetto indusse il giornalista Alex Ben Block a ipotizzare che la morte fosse stata la conseguenza di un violento e ben assestato colpo di Kung Fu subito nelle scene di combattimento sul set. Due anni dopo il collega e amico dell’attore, Chuck Norris, con il quale lavorò sui set, disse che Bruce morì a causa del mix fatale di due medicinali.

Vale a dire un farmaco miorilassante che secondo Norris il collega iniziò ad assumere dal 1968 a causa degli infortuni riportati sul set. Quando il farmaco era stato assunto in combinazione con l’Equagesic avrebbe scatenato quella fatale reazione. Nel 2018, in una biografia pubblicata dallo scrittore Matthew Polly, dopo essersi consultato con un’equipe medica, avvalorò la tesi di un decesso frutto di sforzi eccessivi e di un colpo di calore.

Infatti, nel 1972, l’attore si era fatto asportare le ghiandole sudorifere ascellari perché il sudore sotto le ascelle era considerato poto fotogenico. Ai tempi dell’autopsia era un malore poco considerato e probabilmente l’intervento aveva condizionato il corpo dell’attore sottoponendolo ad eccessivi aumenti di temperatura che propiziarono entrambi gli edema cerebrali a cui andò incontro Bruce.

Le teorie del complotto

Nonostante le cause del decesso di Bruce con il tempo siano state confermate dalle autorità competenti, per i fan dell’attore rimangono, tuttora, molti dubbi e il consueto alone di mistero. Già dai primi tempi tra gli appassionati iniziarono a circolare molte ipotesi complottiste, frutto anche di semplici illazioni. Voci nelle quali veniva inclusa anche l’attrice Betty Ting Pei, probabilmente ai tempi amante di Bruce Lee. Secondo alcuni avrebbe cercato di ucciderlo volontariamente.

Addirittura Betty Ting Pei non riuscì a presenziare al funerale del collega per via delle voci che si erano sparse, foraggiate oltretutto dalle immagini che immortalavano l’attrice accompagnata spesso da boss delle Triadi nei locali notturni. Inoltre Betty aveva la fama di fare uso abituale di droga, alcol e che avesse debiti dovuti al gioco d’azzardo.

Le accuse arrivarono a toccare anche Raymond Chow che, seppur amico di Bruce, stava per terminare i rapporti professionali con l’attore. Tra gli “accusati” anche il regista Lo Wei per via di alcuni screzi pubblici, e il produttore Run Run Shaw perché, per un rifiuto di Lee, aveva perso la ghiotta occasione di poter realizzare un’importante produzione internazionale.

Tra i sospettati anche alcuni esponenti del mondo delle arti marziali e i membri della malavita cinese. Bruce fu seppellito a Seattle nel cimitero di Lake View, dove, vent’anni dopo, lo raggiunse anche il figlio Brandon, anch’egli misteriosamente morto giovanissimo tanto che per i fan si iniziò a parlare di maledizione.

Il figlio Brandon

Brandon perse dunque il papà quando aveva solo 8 anni. Grazie a Bruce apprese le arti marziali e seguì le orme del padre anche al cinema. Nel 1993 interpretò Eric Draven ne “Il Corvo“. Nel film non era richiesta alcuna sequenza di arti marziali ed era l’occasione per scrollarsi di dosso l’etichetta di essere “il figlio di Bruce Lee“, cosa a cui l’attore teneva particolarmente.

A pochi giorni dalla fine delle riprese la produzione scelse di girare dei flashback per le ultime scene. Nell’occasione il protagonista e Shelly venivano uccisi all’interno di un appartamento. Il 31 marzo del 1993 si girò la scena fatale in cui l’attore Michael Massee, interprete di Fanboy, avrebbe dovuto sparare al collega. Si trattava però di un semplice colpo a salve, ovviamente.

La pistola che sparò era un revolver Smith & Wesson modello 629 44 Magnum che doveva essere inquadrata con differenti primi piani. Per l’occasione la troupe scelse inizialmente di utilizzare proiettili veri ma senza polvere da sparo che, a contatto con con un’ogiva (il pezzo ovoidale anteriore che dalla canna arriva fino al bersaglio designato), provoca l’innesco e fornisce la spinta che fa partire appunto l’ogiva stessa.

Dopo i primi piani sull’arma furono sostituiti i proiettili veri con quelli a salve che Massee avrebbe dovuto sparare verso l’addome del collega ad una distanza di 4 metri. Tuttavia gli addetti al cambio dei proiettili non si accorsero di aver lasciato ancora quelli veri e, quando fu premuto il grilletto, sebbene senza polvere da sparo, l’ogiva ricevette la spinta necessaria fino alla canna e si incastrò lì. Nessuno se ne accorse.

L’ultimo, fatale, ciak

Brandon Lee

Non appena il regista diede il ciak fu esploso il colpo a salve e l’ogiva ferì mortalmente Brandon Lee. L’attore avrebbe dovuto cadere accasciandosi prima in avanti ma il corpo finì all’indietro. All’inizio nessuno si accorse di nulla. Il regista, a posteriori, disse: “Lo vidi crollare a terra, con un lamento. Il foro del proiettile mi parve perfettamente simulato e il sangue era forse fin troppo abbondante, ma nel complesso la scena era riuscita a meraviglia, e dopo aver gridato ‘stop’ dissi che ne avremmo girata un’altra, più che altro per sicurezza“.

Poi la presa di consapevolezza: “Visto che non si muoveva, mi avvicinai a lui. Notai che la macchia di sangue continuava ad allargarsi. Mi chinai, toccai con il dito quel liquido. Era tiepido e denso, come sangue… sangue vero. Sul set cadde un silenzio di morte. La prima persona a capire fu Eliza Hutton, la fidanzata di Brandon, che faceva parte del cast come assistente alla produzione. Lanciò un urlo e si precipitò verso Brandon, mentre io mi rendevo conto che respirava debolmente e che le sue condizioni dovevano essere gravi“.

Brandon fu trasportato al New Medical Center di Wilmington dove fu dichiarato morto alle ore 13 del 31 marzo del 1993. Aveva 28 anni, la morte lo raggiunse 4 anni prima di quella del padre Bruce Lee, deceduto a 32 anni. Anche nel suo caso si trattava di “misadventure“. Dopo l’incidente fu introdotta la norma secondo la quale per le scene in cui si verificano sparatorie, le armi andavano puntate mantenendo un’angolazione di 30°.

Il nuovo complotto

Bruce e Brandon Lee

Dopo la morte di Brandon tornarono a farsi sentire le voci complottiste ma, soprattutto, quelle più legate ad una maledizione che incombeva sulla famiglia. Addirittura furono gli stessi genitori di Bruce a parlare di maledizione. Nel calderone di voci venne inclusa anche la coincidenza del progetto sul quale Bruce Lee stava lavorando prima di morire, “Game of Death“.

Nel film Bruce Lee avrebbe interpretato un espero di arti marziali che viene ucciso dalla malavita. Secondo alcuni la trama era collegabile alla teoria che vedeva l’attore morto per ordine della mafia cinese. Lo stesso parallelismo lo ritroviamo anni dopo per Brandon, deceduto prima delle nozze, proprio come accade al personaggio interpretato, Eric. Ancora oggi, per gli appassionati, la morte di Bruce Lee è un mistero senza risposta, così come quella di suo figlio.