Un grandissimo attore italiano contemporaneo: Pierfrancesco Favino, 53 anni. Attore, doppiatore e produttore cinematografico. “Picchio“, per gli amici, (soprannome che gli ha dato il papà, “forse perché non stavo mai fermo“) ha avuto una carriera da primo della classe, sbagliando raramente, o forse mai. “Un attore prende veramente la sua faccia verso i trentacinque anni” disse una volta. “Sono felice di ciò che sono, faccio il mestiere sognato da bambino che mi permette anche di pagare i conti, che posso volere di più?“.

Attore versatile, impeccabile nei film drammatici così come in quelli più leggeri, ha saputo variare più volte la fisionomia del suo corpo ed anche il suo contatto con la realtà per adattarsi ai personaggi interpretati. “Sono molto esigente, ma a cominciare da me: la trovo una forma di democrazia“, raccontava una volta. Favino non è un attore associabile ad un solo personaggio di spicco, lui è tutti i personaggi interpretati ed ancora di più.

Io ci ho messo un sacco di tempo a riuscire a fare questo mestiere con continuità – disse in passato in una intervista – Ho fatto un sacco di altri mestieri per pagare l’affitto o per mangiare. Ma non l’ho mai fatto pensando che il mondo di me non riconoscesse la mia capacità”. Pierfrancesco Favino ha mostrato il suo lato umile che gli ha permesso di arrivare in alto: Ho fatto il cameriere, il buttafuori, il pony express, le consegne dei pacchi di Natale, il servizio d’ordine fuori dalla discoteca, l’accompagnatore dei bambini sui cavalli a Villa Borghese. La mia prima casa era un appartamento di 30 metri quadrati. A me sembrava una reggia.”

“Ho iniziato a fare questo lavoro sapendo che era complicato, ma l’ho fatto sempre con grande gioia. Ci sono stati momenti difficili in cui non capivo perché scegliessero altri e non me”.

Faccio l’attore dal 1992, i film che hanno iniziato a farmi vedere sono del 2005, del 2004. Negli anni precedenti ho fatto la gavetta, per fortuna. Ho sempre fatto l’attore con gioia”. Innegabile l’influenza della buona sorte: “In questo mestiere poi c’è anche una grande componente di fortuna.” Fare l’attore non è semplice: “La nostra professione va a ondate. In questo momento lavoro tanto, magari un momento non andrà così.
Esistono i raccomandati nel mondo del cinema, ma durano poco. La raccomandazione non può arrivare dove arriva il talento
.”

La dedizione professionale di Pierfrancesco Favino: “Ho un’ossessione verso il miglioramento che viene confusa erroneamente per perfezionismo…”

Lui è un attore molto ligio al dovere e con la maniacale passione per la perfezione. Sì, è un perfezionista, e da tale non si esime dal criticare anche attori di grande calibro come Al Pacino quando questi non rispettano in pieno la realtà. Come ha fatto in occasione dell’ospitata al BSMT di Gianluca Gazzoli, criticando la rappresentazione dell’Italia all’estero.

Favino ha recitato nel modo in cui lo ha fatto sino ad oggi senza una preparazione. “Credo di dover imparare ancora tanto dal mio mestiere, ma non è detto che sia in grado di farlo e non voglio che sia un passaggio obbligato – ha raccontato qualche tempo fa – Sono un perfezionista, Paolo Virzì dice che sfioro la malattia“. “Ho un’ossessione verso il miglioramento che viene confusa erroneamente per perfezionismo – disse a Vanity Fair due anni fa – io sono tutt’altro che perfetto. Al limite tendo a qualcosa che non so neanche se esista davvero“.

L’attore risulta puntualmente impeccabile in tutti i ruoli recitati, quindi sembrerebbe difficile dargli torto. Tuttavia il risultato è il frutto di una fatica non convenzionale, a tratti davvero “pericolosa”. Tra le molte volte in cui l’attore ha saputo stupire per l’adattamento fisico, al fine di rappresentare al meglio i personaggi interpretati, si ricordano in particolare tre episodi.

Le follie di Pierfrancesco Favino per interpretare al meglio i ruoli

  • Nel primo di questi Favino interpreta Gino Bartali nella miniserie televisiva dedicata al campione del ciclismo. Ebbene, per la parte l’attore si allenò arrivando a percorrere complessivamente 5mila chilometri in bici, tenendo una media di 70 chilometri giornalieri. “Bartali è stato il primo personaggio protagonista che mi hanno offerto” ha spiegato in passato. “L’ho studiato per sei mesi e ho fatto 5 mila chilometri in bici. Volevo capire cosa vuol dire pedalare su una bicicletta che pesa 17 chili“.
  • Un’altra memorabile occasione è sicuramente quella in cui Favino prese ben 20 chili per esigenze di copione in “Senza nessuna pietà“, vestendo i panni del muratore Mimmo, nipote del boss. “Ho letto la sceneggiatura durante le riprese di Rush – spiega l’attore citando il set di un altro film di produzione straniera – quando mi sono venuti a chiamare, perché dovevo girare, mi è dispiaciuto. Non volevo abbandonare la lettura, ho capito da questo che la storia era interessante e andava raccontata“.
  • Per interpretare Tommaso Buscetta ne “Il traditore“, pluripremiato film di Netflix, Favino ha rivelato a Vanity Fair di aver indagato a fondo per scoprire ciò che il pentito di mafia non aveva ancora rivelato. “Quello che sappiamo di Buscetta – aveva detto – è perché lui voleva che lo sapessimo“. Quindi il suo tentativo è stato quello di indagare laddove vi era poca luce. La ricerca è stata impegnativa e soprattutto “pericolosa“. Favino si è ritrovato “in contatto con la realtà“. E proprio quest’ultima gli ha permesso di vederci chiaramente. Inizialmente non previsto per la parte (non passò il provino), riuscì a convincere il regista Marco Bellocchio per farsi assegnare il ruolo. Chiaramente ha avuto ragione l’attore.

Potete leggerne l’approfondimento in merito qui: Il traditore, il film sulla vera storia di Tommaso Buscetta. Pierfrancesco Favino era stato scartato al provino

  • Per girare una scena di Suburra davanti al Parlamento, l’attore e la troupe hanno ripetuto talmente tante volte una battuta che le forze dell’ordine presenti sul posto gli hanno intimato di andar via. Tuttavia stavolta va dato atto a Pierfrancesco di non essere stato il solo a “cercarsela“: “Stefano Sollima gira fino a quando non gli sparano alla nuca. Nella scena davanti al Parlamento, girata diverse volte, sono arrivati i carabinieri veri: ‘Ora ve ne dovete andà‘”.

Pierfrancesco Favino: età, moglie, figlie, sorella, padre, patrimonio, malattia, i film in programma nel 2022

Con Anna Ferzetti

Nato a Roma il 24 agosto del 1969, l’attore oggi ha compiuto 53 anni. Nel 2003 ha conosciuto la collega Anna Ferzetti, più giovane di lui di 13 anni. I due però non si sono mai sposati. Dalla loro relazione sono nate le figlie Greta e Lea. Pierfrancesco e Anna hanno vissuto a lungo in due appartamenti separati sebbene nello stesso condominio. Solo dopo la nascita della primogenita hanno cominciato la convivenza. Probabilmente il segreto del loro amore duraturo, chi lo sa.

L’attore si trovava sul set di “El Alamein” quando gli comunicarono di contattare la sorella per ricevere la triste notizia della morte del padre. Il legame tra i due si era raffreddato dopo che Pierfrancesco scelse di intraprendere la carriera di attore, contro la volontà del papà. Quest’ultimo si era poi ricreduto, diventando il fan numero 1 dell’attore. “Mio padre era un uomo di un’altra generazione – disse una volta – Aveva lavorato per tutta la vita considerando intelligenza e pensiero come forme di riscatto. Da adolescente scrivevo molto: poi ho smesso, chissà perché…”.

Come si sa, in certi casi, è piuttosto complicato risalire al patrimonio effettivo di un attore del calibro di Favino. Tuttavia si stimerebbe un guadagno medio di 300 mila euro a film per lui. Da aggiungere anche i guadagni per le apparizioni a teatro e sul piccolo schermo, come nel caso del Festival di Sanremo del 2018 in cui prese lo stesso compenso che ottiene girando un film.

L’attore una volta ha parlato di avere una malattia e si tratta della sua ossessione della perfezione: “Credo di dover imparare ancora tanto dal mio mestiere, ma non è detto che sia in grado di farlo e non voglio che sia un passaggio obbligato. Sono un perfezionista, Paolo Virzì dice che sfioro la malattia“.

Nel 2022 Pierfrancesco Favino ha preso parte in “Corro da te” e “Nostalgia“, rispettivamente di Riccardo Milano e Mario Martone.

Inoltre, tra le passioni, ama suonare la chitarra ed ha una bellissima voce. Pierfrancesco Favino è anche un buon imitatore grazie alla sua abilità di replicare gli accenti della penisola.

La carriera

Nato e cresciuto a Roma, con i genitori di origini foggiane (comune in provincia di Candela), l’attore si diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico sotto gli insegnamenti dei maestri Luca Ronconi e Orazio Costa. Favino debutta sul piccolo schermo nel 1991 nel film “Una questione privata“. Quattro anni dopo appare anche in sala con “Pugili“, di Lino Capolicchio.

Nel 2001 ha l’occasione di mostrarsi in un film di grande successo come “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino. L’attore emerge principalmente nelle interpretazioni drammatiche come nel film di guerra “El Alamein – La linea del fuoco“, del 2002, che gli vale una candidatura ai David, e in “Da zero a dieci“, nei panni del medico omosessuale, dello stesso anno.

Dopo aver preso parte in alcune fiction come “Amico mio“, “Padre Pio” e “Ferrari“, raggiunge la consacrazione televisiva in “Gino Bartali – L’intramontabile“, miniserie del 2006. Non sfigura però neanche nelle commedie come “Passato prossimo“, del 2002, “Al cuore si comanda“, del 2003, “Nessun messaggio in segreteria“, uscito nel 2005.

Nel 2004 fa un breve cameo ne “Le chiavi di casa“, sufficiente a fargli ottenere una candidatura al Nastro d’argento come attore non protagonista. L’anno dopo è il “Libanese” nel film “Romanzo criminale“, interpretazione che gli vale la vittoria al Nastro d’argento come miglior attore protagonista. Trionfo che divide con Kim Rossi Stuart (nei panni del “Freddo“) e Claudio Santamaria (il “Dandi“). L’interpretazione gli fa portare a casa il David come attore non protagonista.

Nel 2006 prende parte ad un film di produzione statunitense, “Una notte al museo“, con Ben Stiller. I successivi due anni l’attore si diletta nelle produzioni americane con “Le cronache di Narnia – Il principe Caspian” e “Miracolo a Sant’Anna“. Torna a lavorare per l’Italia in “Saturno contro“, insieme a Luca Argentero, e nella seconda pellicola alla regia di Maria Sole Tognazzi, la figlia del mitico Ugo, “L’uomo che ama“. Nel 2008 prende parte alla fiction “Pane e libertà” e lavora accanto a Tom Hanks in “Angeli e Demoni“.

Nel 2010 è tra i protagonisti di “Baciami ancora” che gli vale una nomination ai David come miglior attore non protagonista. Fino al 2012 si diletta in produzioni italiane come “Cosa voglio di più“, “La vita facile” e per la tv ne “Il generale Della Rovere“. Il secondo David di Donatello arriva nel 2012 come miglior attore non protagonista in “ACAB – All Cops Are Bastards“.

Non abbandona la commedia e prende parte in “Posti in piedi in paradiso“. Nel 2013 è Clay Regazzoni, pilota di Formula 1, compagno di scuderia di Niki Lauda in “Rush“. Lo stesso anno prende parte a “World War Z” con Brad Pitt. Dal 2013 torna a calcare il palco del teatro in “Servo per due” e l’anno dopo gira il primo film da regista con “Senza nessuna pietà“, dove oltretutto l’attore interpreta il ruolo del protagonista ed è anche produttore del film.

Anche in questo caso Favino mostra la dedizione alla professione ingrassando i ben 20 chili. Nel 2014 comincia a lavorare per Netflix nella serie internazionale “Marco Polo“. L’anno seguente prende parte al film “Suburra“. Nel 2017 gira “Moglie e marito“, “Chi m’ha visto” e “Rachel“. L’anno dopo è la volta di “A casa tutti bene“.

Il 2018 segna anche il debutto da conduttore del Festival di Sanremo. Dopo essere tornato poi a teatro ed aver vestito i panni di D’Artagnan nel film “Moschettieri del re – La penultima missione“, lo troviamo nei panni di Tommaso Buscetta ne “Il traditore“, ruolo che gli vale un altro David come miglior attore protagonista. Nel 2020 esce al cinema con “Hammamet” nei panni di Bettino Craxi, “Gli anni più belli” e “Padrenostro“. Nel 2021 ha recitato in “Promises” e quest’anno in “Corro da te” e “Nostalgia