Celebrità mondiale, il re della comicità, maschera della commedia dell’arte, Totò è il collegamento naturale tra le generazioni grazie a battute e citazioni sempre attuali. “Il principe della risata”, questo fu il soprannome attribuitogli. Antonio De Curtis, in arte Totò, era ed è considerato una icona internazionale, uno dei maggiori interpreti della storia del teatro e del cinema anche per le sue interpretazioni in ruoli drammatici. Attore a tutto tondo, noto per essere sempre se stesso senza bisogno di compiacere. Fu anche drammaturgo, poeta, compositore e anche cantante. Contrario al regime del tempo, fu anche perseguitato.
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Totò era un artista teatrale e del cinema. Con le sue esibizioni rappresentava il risultato di una tradizione che nasce dalla commedia dell’arte e va al varietà. Passando poi dalla sceneggiata e fino all’avanspettacolo. La carriera cinematografica iniziò tardi, 40 anni, ma una volta preso il via l’attore diede vita a oltre un centinaio di film. Prevalentemente pellicole per il cinema (97). Come spesso accade per gli artisti, la critica cinematografica non risparmiò neanche il buon Totò. Lo martoriavano “fa sempre le stesse cose”. Totò fu rivalutato unanimemente con il tempo tanto da essere ancora oggi il comico più popolare del nostro Paese.
Curiosità su Totò: il periodo fascista e la superstizione
“Siamo uomini o caporali?”. La citazione storica e immortale di Totò era frutto di una storia vera e dell’antipatia che Totò provava per il ruolo di caporale. Astio nato nel periodo in cui all’88° Reggimento Fanteria “Friuli” a Livorno, ebbe a che fare con un graduato. Il caporale che ha reso la vita molto difficile ad Antonio tra prepotenze e soprusi. Da lì l’odio verso la figura del caporale.
Forse non tutti sapete che le fattezze dell’attore erano dovute a un incidente avvenuto da bambino durante la ricreazione nel periodo della sua prima infanzia al collegio Cimino.
Il piccolo Totò stava “giocando” a boxe con un precettore che lo colpì in pieno volto. Apparentemente ad avere la peggio fu il naso ma il dolore si propagò alla mascella. Snobbato l’accaduto in un primo momento, Antonio si accorse di avere il setto nasale deviato e una parte di mascella più “rientrata” dell’altra. Da lì la nascita della “maschera” dell’attore.
Non è una novità: Totò era molto superstizioso al punto da “sussultare se mi verso l’olio”. Noto l’odio verso “i gatti neri” e ovviamente non prendeva decisioni importanti né faceva qualcosa di particolare di venerdì. Queste cose le dichiarò durante una intervista.
Nonostante la nota superstizione Antonio era solito possedere un loculo nel cimitero Al Verano di Roma nel quale passava le notti. Ma questa fu solo una strategia di fuga forzata dovuta alla persecuzione riservata dal regime verso gli artisti che si schieravano contro il potere, non esente Totò. Parliamo ovviamente del noto periodo fascista. L’attore era solito dire come non fossero “i morti a far paura” bensì temeva “le azioni dei vivi”. Credeva molto agli “jettatori” e per ingraziarseli al fine di “neutralizzare i loro influssi malefici” fingeva di trovarli simpatici, “li tratto bene, arrivo persino a coccolarli”.