Chico Forti dopo alcuni giorni passati in carcere in Italia, è intervenuto ai microfoni di Bruno Vespa e della trasmissione “Cinque Minuti”. L’uomo ha parlato dell’accoglienza che gli è stata riservata in carcere, rivelando anche alcuni singolari aneddoti. Poi, ha raccontato le prime drastiche differenze tra i penitenziari Usa e quelli in Italia.
Chico Forti, i primi giorni nel carcere in Italia e l’incontro con Schettino
Chico Forti, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti, ha passato dei giorni a Roma, prima di essere definitivamente trasferito nel carcere di Verona. “A Rebibbia e a Verona mi hanno accolto come un re. Quando sono arrivato in carcere mi hanno detto: ‘c’è il comandante che vuole parlarle’. Pensavo che fosse un agente della penitenziaria ma invece il primo che mi si è presentato è stato il comandante Schettino. Mi ha detto: “Chico, sei il mio eroe”.
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Le differenze tra il carcere italiano e quello Usa
Il 65enne trentino Chico Forti, poi, ha voluto evidenziare le differenze tra il carcere degli Stati Uniti, dove ha passato 24 anni e quello italiano. “Tra il carcere di Miami e quello di Verona c’è una differenza enorme. Quello di Miami è basato sulla punizione ed è un luogo dove sei continuamente umiliato, mentre qui ho conosciuto valori umani come i rapporti e il rispetto, che non ritrovavo da 24 anni”.
Infine, l’uomo oggi recluso nel carcere di Verona, si congeda da Vespa ricordando il giorno in cui ha saputo del trasferimento in Italia. “Il primo marzo ho ricevuto una chiamata che ha scombussolato il mio penitenziario, perché mi hanno detto che avevo una chiamata dalla Casa Bianca. La prima persona che mi parlò fu l’ambasciatrice italiana a Washington, la quale mi disse che era con Biden e il primo ministro italiano. Poi parlai con Giorgia Meloni, la quale mi disse: ‘Siamo finalmente riusciti a convincerlo, torni a casa‘”.