Riecco Adriano Panatta: gli acciacchi fisici, il rapporto con Loredana Bertè, la moglie Anna e quel desiderio di matrimonio mai avverato

Ormai ad ogni intervista sa come attirare il grande pubblico Adriano Panatta, sempre da titolone da prima pagina: “Volevo sposare Mina”. Ne ha parlato al quotidiano di Repubblica il 73enne ex tennista, che prefererisce godersi la vita nel limite delle possibilità piuttosto che riprendere la racchetta. Probabilmente continua a praticare il golf, sport che lo ha appassionato dal lontano 2005. Ma il tennis, ormai, no. Perché quando lo fa “mi arrabbio, divento di cattivo umore, perché se spingo mi faccio male”. Gli acciacchi fisici lo turbano, non per il problema in sé, quanto per il fatto di essere “ipocondriaco”:

“Mi sento ancora bene, ma ho qualche doloretto. Sono un po’ ipocondriaco, ogni due per tre, dico a qualcuno: ‘Penso di morire entro un’ora e mezza’. Poi i minuti passano e annuncio: ‘Forse non muoio più’”.

Il matrimonio mancato con Mina: “Ero troppo giovane”

Non è mai stato un gran corteggiatore. Non per scarso romanticismo, quanto per un “forte senso del pudore”: “Non mi ricordo di aver mai fatto tanto la corte. Mai, per carità di Dio, fare la figura del provolone”. Esiste un prototipo di donna adatto? Che sicuramente la sua Anna incarnerà alla perfezione: “Mi interessano le donne intelligenti con cui riesci a parlare, altrimenti sto per conto mio”. A proposito di Anna, giustappunto un’avvocata: “Mi ha fatto diventare serio”. Tuttavia, il suo sogno di gioventù era un altro: “Da ragazzo volevo sposare Mina – ha rivelato Panatta a Repubblica -, ma ero troppo giovane”. E su Loredana Bertè: “Non ci sentiamo. L’ho incontrata qualche volta da Fazio, le voglio molto bene. È una ragazza che ha un grande cuore”.

Adriano è anche un padre, di tre figli. “Sono stato anche troppo buono, mai stato un genitore severo, non riuscivo a esserlo. Poi ci stavo poco, ero in giro per lavoro”. Potrebbe essere etichettato come un genitore sui generis, non conforme al “ruolo”. Ma lui, in merito all’essere protettivi con i propri figli, ha detto: “Esserlo in maniera malsana è tossico, guardi cosa succede a scuola, con i genitori che insultano, o peggio, menano i professori”. Un discorso un po’ generalista, ma è stata una breve parentesi. Ancora sui figli, in un’altra intervista disse:

“I rapporti con i figli sono sempre di alti e bassi, poi diventano adulti è difficile che sia tutto quanto rose e fiori. C’è un grande amore, anche se ci sono a volte incomprensioni che vengono da lontano. Perché quando erano piccoli giocavo e poi ho lavorato a Roma, loro stavano in Toscana. Ho un po’ di rimpianto per questo”.

I soldi, la pensione

L’ex tennista non ha mai fatto mistero di essere piuttosto scontento di non perceprire la pensione sebbene abbia versato i contributi. Come disse in una precedente intervista, “ho 73 anni, non posso lavorare e non riesco ad andare in pensione. Cosa devo fare?”. Oggi svela che il rapporto con i soldi non è incentrato sul risparmio ossessivo. Anzi, quando può, si gode la vita.

“Mai stato oculato – ha concluso -, mi sono goduto la vita e se potevo stare bene mi dava gioia far stare bene anche gli altri. Mario Belardinelli quando avevo 21 anni mi disse: ‘Ricordati una cosa: non sarai mai ricco, ma non sarai mai povero'”.

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