Le Iene continuano a fare luce sulla crisi degli arbitri: dopo Avalos, altri casi simili vengono a galla

Continua la crisi-arbitri e spuntano altre denunce di qualche anno addietro. Una settimana fa, Le Iene avevano approfondito il caso della crisi che sta colpendo il settore arbitri in Serie A, nell’inchiesta giornalistica propiziata da un direttore di gara che, a volto coperto, ha cominciato a denunciare casi preoccupanti riguardanti le graduatorie dei professionisti in questione. Come per le squadre di calcio, infatti, anche gli arbitri sono soggetti ad un punteggio e ad una classifica, dalla quale possono retrocedere, venenedo relegati alle serie cadette o dismessi dall’incarico. L’ultimo a denunciare, stavolta a volto scoperto (atteggiamento apprezzato dal Presidente Figc, Gravina, e dal Ministro dello Sport, Abodi), è stato Avalos, che si è rivolto direttamente a Rocchi.

Filippo Roma e Le Iene hanno approfondito, favoriti anche dalle molteplici segnalazioni che giungono in redazione, facendo venire a galla altre denunce risalenti a qualche stagione fa. “Siamo andati a trovare Niccolò Baroni”, esordisce nel filmato l’inviato della trasmissione. Attualmente Baroni arbitra le gare di Serie A e B. Non solo, perché anche Daniele Minelli, che opera nelle medesime leghe, pare abbia avuto un trattamento simile a quello di Avalos. Non solo: i due, Minelli e Baroni, sono stati invischiati in un caso finito in Procura. Rispetto ad Avalos, però, i due sono sono stati reintegrati. Come titolava Repubblica al tempo, “due arbitri denunciano alla Procura di Roma un meccanismo per manipolare la graduatoria che determina le carriere e stabilisce chi sale in Serie A e chi invece va a casa”. I fatti risalgono al fine campionato di tre stagioni fa, per intederci, l’ultimo scudetto vinto dall’Inter.

Baroni e Minelli, gli arbitri dismessi e reintegrati tre stagioni fa: oggi non vogliono parlarne

Baroni e Minelli erano piuttosto tranquilli a fine stagione, perché avevano sotto controllo le proprie classifiche ed avevano abbastanza punteggio per salvarsi. Tuttavia, in estate l’amara sorpresa: i due direttori di gara vennero “fatti fuori”. Cercarono di fare ricorso alla giustizia sportiva, dimostrando almeno un episodio in cui la loro classifica personale fosse stata manomessa. Venne a galla la graduatoria di Eugenio Abbattista, che, dati alla mano, avrebbe dovuto abbandonare la Serie A, a vantaggio dei due. Invece, riuscì a salvarsi, proprio a dispetto di Minelli e Baroni. “Le prove del taroccamento” sarebbero evidenti nelle chat e attraverso il contenuto di alcune telefonate. Come spiegato settimana scorsa, talune volte ex arbitri vengono chiamati ad esprimere un giudizio sulla prestazione degli arbitri in attività, attribuendo un valore decimale che va da 8,20 (insufficiente) a 8,70 (eccellente). La sufficienza è 8,40.

In chat, il responsabile ha comunicato “8,60 a tutti”, rassicurando i colleghi. Nelle conversazioni andate in onda su Italia 1, si leggono dunque i conseguenti messaggi di conferme per inserire le graduatorie aggiornate. Tutto sembrava svolgersi correttamente, fin quando il responsabile non ha cambiato idea all’improvviso, probabilmente dopo aver notato dei cambiamenti nelle graduatorie finale. “Aspetta ad inserirle”. Perché? “Prova Abbattista 8,70”. Ed ancora: “Devi togliere un 8,60 e mettere 8,70… così gli hai messo un voto in più?”. Quindi il voto di Abbattista fu alzato. Riccardo Di Fiore, l’OT della giornata, indispettito, contattava il Responsabile Organi Tecnici. “Si parla di un 8,70”. Emidio Morganti, il responsabile: “E qual è il problema?”. Replica: “È che io non ho mai mandato un ca**o di referto con l’8,70. E dico: chi ha messo 8,70?”. Questo non è bastato e i due arbitri hanno perso il ricorso alla giustizia sportiva.

La svolta e la reintegrazione dei due arbitri dopo le denunce in Procura

Fu così che si rivolsero alla Procura di Roma: dopo questo passaggio, furono reintegrati. Oggi sono due arbitri della Serie A. “La loro storia ricorda parecchio quanto raccontato da un arbitro anonimo – a volto coperto (ndr) -, ancora in attività. Dopo i servizi della trasmissione di Italia 1, i presidenti dell’Aia e della Figc, Pacifici e Gravina, hanno chiesto di farsi avanti a volto scoperto. Tuttavia, Filippo Roma ha raggiunto entrambi i direttori di gara ancora in attività, e i due hanno negato l’intervista. Apparentemente, ordini dall’alto. “Ho chiesto l’autorizzazione, non mi è stata data. Non c’era motivazione, sono un associato e devo rispondere all’associazione”. Filippo Roma, stupito delle parole in contrapposizione di Pacifici, sottolinea il fatto che proprio lui avesse chiesto di “parlare, a volto scoperto: chi sa, deve parlare”. E poi, “nega l’intervista?”.

Minelli ha fatto eco al collega: “L’associazione non mi ha autorizzato”. Dunque, Filippo Roma tra le sue conclusioni: “Magari ha paura che se parla, lo cacciano”. Avalos ha incontrato il ministro Abodi, Filippo Roma ha insistito molto per andare all’incontro insieme ai due colleghi, ma non ha trovato le porte aperte. Paura, questo è quanto emerge secondo il giornalista. “L’Aia non ha autorizzato gli arbitri in Serie A, quelli che hanno da dire”, proprio come richiesto precedentemente.

Nasti, arbitro di Serie C: “Non mi hanno fatto andare in Serie A, ecco perché”

Ad ogni modo, Avalos è riuscito ad incontrare il ministro Abodi grazie alla collaborazione de Le Iene. Ma, prima di raggiungere la sede della Figc, Roma ha fatto un “salto” da Andrea Nasti, arbitro di Serie C. Anche lui denuncia lanciando sospetti pesanti sull’associazione in merito alla sua mancata evoluzione in carriera, quindi al passaggio in Serie A. “La mia sezione d’appartenenza, Napoli, la mia regione, Campania, non erano vicine all’attuale presidente Pacifici, infatti erano vicine a Trentalance, intenzionato a candidarsi alle prossime elezioni, proprio contro Pacifici”. Sul banco, Nasti ha portato un episodio di Foggia-Catanzaro, partita di Serie C della scorsa stagione. “Succede l’inverosimile”.

A valutarlo, oltre al solito osservatore (che ricordiamo essere un ex arbitro di categoria inferiore), nell’occasione speciale c’era anche l’Organo Tecnico, vale a dire Nicola Ayroldi, vecchia conoscenza della Serie A. “L’attaccante, in posizione di fuorigioco, salta per toccare un pallone che stava entrando in rete da solo e, purtroppo per lui, la tocca e io annullo per fuorigioco”. Nasti ha fatto presente come nessuno dei compagni di squadra incolpasse il direttore di gara, quanto piuttosto “se la prendevano con lui”, che reagì “a testa bassa, capendo di aver fatto una sciocchezza”. Alla fine, l’osservatore lo ha premiato con un voto alto, 8,60, ma Ayroldi non era dello stesso avviso: “Voto basso, 8,40”. A questo punto, inspiegabilmente, “mi abbassa il voto anche l’osservatore, a 8,40”.

L’incontro tra Avalos e il Ministro dello Sport, Abodi

Quando Robert Avalos è entrato nella stanza del Ministro dello Sport, è stato accolto dalle congratulazioni del politico in merito al fatto che l’ex direttore di gara si fosse palesato “a volto scoperto”. L’aspetto che sembra premere di più il mondo del calcio e tutto ciò che gravita attorno alla sua orbita. Filippo Roma ha chiesto il motivo dei silenzi imposti dall’Aia: “Prima invita a denunciare, poi nega di parlare”. Abodi: “Eh, non lo so. Chiederò”. Il comportamento non è “incoerente”? “In linea di principio sì – ha aggiunto il Ministro -, in questi momenti bisogna lasciar parlare le prove. Io credo che ne vada anche della credibilità dell’associazione stessa. La cosa migliore da parte mia e dell’Aia è avere una risposta che sia convincente”.

Riportando poi il caso di Minelli e Baroni, che dopo essersi rivolti alla Procura di Roma, “magicamente, da che erano stati dismessi, vengono reintegrati”. Filippo ha chiesto una spiegazione: “Non lo so. Oggettivamente… Gli atteggiamenti ondivaghi… o uno va fino in fondo, oppure, per carità, magari c’è stata una distrazione. Però, reputazione e credibilità, sono fattori decisivi”. Cosa si può fare di concreto? “Io vorrei tanto che il prossimo passo lo facesse la persona che non si è mostrata, prendersi la responsabilità e denunciare”. L’inviato: “Poi vede che succede, però?”. Abodi: “Ci sono io qua apposta, quindi l’invito è: mostrarsi”.

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