In un’enoteca di Palermo c’è voglia di estate e di scontrini pazzi: l’apertura del tappo ha un costo che fa strabuzzare gli occhi ai clienti, i quali denunciano tutto sui social

Sappiate che la polemica per gli scontrini non si è mai conclusa, semplicemente la gente si è stancata di denunciare: tuttavia, ultimamente, qualcuno vuole riprendere la moda e dobbiamo dire che effettivamente mai era capitato un caso simile, dove il locale fa pagare “l’apertura del tappo” e a cifre elevate per l’atto in sé. Poi l’enoteca di Palermo ha utilizzato una “giustificazione” che ha fatto ancora più rumore dello scontrino. A denunciare tutto è un cittadino palermitano che si è recato presso il Marina Yachting del capoluogo siculo per passare un pomeriggio all’enoteca del porto. Ebbene, l’estate è lontana ma a Palermo, si sa, l’inverno arriva dopo: sarà stato questo che avrà pensato il cittadino quando si è ritrovato ben 8 euro da pagare in più sulla ricevuta con tanto di dicitura “apertura tappo”?

Alla fine il conto complessivo è lievitato a 49 euro, una ricevuta inesatta e “disonesta” secondo il cliente, che non ha aspettato molto prima di dare in pasto ai social la foto che immortala il tutto. La bottiglia di spumante presa vale 16,99 euro, ma il costo alla fine è lievitato a 24,99, inclusi gli 8 euro. Quando i media hanno cominciato a diffondere la foto, qualcuno avrà segnalato la denuncia online al titolare dell’enoteca del porto di Palermo, che ha prontamente risposto, dando una spiegazione sul conto e sulla particolare dicitura incriminata.

Il caso dello scontrino di Palermo

Raggiunto da BlogSicilia, il titolare del locale ha spiegato che l’apertura del tappo sarebbe contemplata nel servizio: “Se il vino sa di tappo, l’utente può richiederne il cambio. Ma se il motivo del mancato consumo della bottiglia richiesta è da ricercarsi tutto in un fattore meramente di gusto soggettivo, chi ha ordinato la bottiglia deve pagare l’apertura della stessa, ovviamente ormai inutilizzabile per un altro cliente”. Non solo, l’uomo ha aggiunto: “I vini venduti nell’attività in questione sono gli stessi di un punto vendita retail ad essa associata”. Quindi il costo della bottiglia chiusa è pari al valore della stessa, acquistata al supermercato. Tuttavia, “la bottiglia aperta di fatto prevede una sorta di servizio al tavolo e il prezzo ricomprende quello che potrebbe andare sotto coperto, servizio e così via”.

Dunque, c’è una spiegazione e non si è trattato di un mero errore di battitura in cassa: “Il costo della bottiglia diventa quello che troveremmo al ristorante e non quello del supermercato”, è la chiosa finale del ristoratore, che ha comunque promesso di “migliorare la comunicazione” di quel particolare servizio offerto per chiarire al meglio la voce che appare sulla ricevuta ed evitare nuovi episodi simili. La risposta vi soddisfa o pensate che si sia trattato di una supercazzola?

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